"Potevo prendere Provenzano in tre occasioni diverse, ma non me lo hanno permesso": è quanto avrebbe raccontato in procura a Torino il colonnello dei carabinieri Michele Riccio mentre veniva interrogato come indagato in un procedimento per calunnia. Riccio, che è stato in forza alla Dia e in seguito al Ros, ha ripercorso le tappe delle sue indagini - risalenti alla metà degli anni Novanta, quando era caposezione a Genova ma in pratica, sotto copertura, lavorava anche in Sicilia - contro l' uomo indicato come il capo di Cosa Nostra, ripetendo agli inquirenti quanto aveva già dichiarato all' autorità giudiziaria di Palermo, annunciando ulteriori chiarimenti in una prossima occasione. Il colonnello, nel corso dell' interrogatorio, non ha risparmiato critiche al Ros e al prefetto Mario Mori, oggi direttore del Sisde. Al sostituto procuratore Andrea Padalino, Riccio (che era affiancato dall' avvocato Metello Scaparone) ha ripetuto di essere arrivato a Provenzano grazie a un confidente, il boss Luigi Ilardo, poi ucciso dalle cosche: per tre volte organizzò un incontro tra lui e il numero uno della mafia, ma ogni volta per qualche motivo i Ros non intervennero. Una spiegazione che gli venne data, in una occasione, era che il segnale inviato dalla trasmittente nascosta nella cintura di Ilardo non era chiaro. Il colonnello Riccio è al centro di varie vicende per presunte irregolarità sui suoi metodi investigativi. A Torino é indagato per calunnia ai danni di magistrati liguri.