Da La Repubblica del 11/08/2006

Un servizio dell'Espresso: dopo le indagini su Calcestruzzi la procura di Caltanissetta chiede alla Dia di esaminare il caso

L'ombra della mafia su Gardini riaperta l'inchiesta sul suicidio

ROMA - La Procura di Caltanissetta ha riaperto l'inchiesta sul suicidio del finanziere Raul Gardini. Lo scrive L'espresso sul numero in edicola oggi. Dopo aver indagato sulle presunte complicità fra la mafia e la società Calcestruzzi, i magistrati nisseni hanno chiesto alla Dia di riesaminare tutto il caso. "I pubblici ministeri - scrivono gli autori - hanno ordinato agli investigatori di ripartire da zero, senza trascurare nulla". Alla base delle nuove indagini, "la convinzione dei pm che sia stata Cosa Nostra a determinare la scomparsa del "Contadino" che aveva sfidato la finanza e la politica".

Ci sarebbero almeno due elementi della scena del crimine che non convincono appieno gli inquirenti dell'ipotesi suicidio. Così, è stata chiesta una nuova perizia balistica perché, scrive ancora L'espresso citando fonti giudiziarie, "la pistola esplose due colpi, una modalità insolita per un suicidio, tanto più che nessuno sentì le detonazioni e solo diversi minuti dopo il corpo venne trovato in un lago di sangue". La Procura di Caltanissetta ha preso in considerazione anche il biglietto lasciato da Gardini ai familiari con la scritta "Grazie": "Secondo un esperto - scrive il settimanale - poteva essere stato scritto anche mesi prima".

L'inchiesta della Procura di Caltanissetta si ricollega alle ipotesi già vagliate da una vecchia indagine della Procura di Palermo, ribattezzata "Sistemi criminali", secondo la quale "dietro le stragi del 1992-93 ci sarebbe stata la volontà di Cosa Nostra di impedire ogni inchiesta sul monopolio degli appalti".

Ora però, rivela L'espresso, "i magistrati nisseni disporrebbero di fatti nuovi, a partire dagli sviluppi nella ricostruzione dei rapporti tra i Buscemi, padrini palermitani di Passo di Rigano e i Gardini". Proprio nei giorni scorsi, il gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona, su richiesta della Procura, ha fatto scattare alcuni ordini di custodia nei confronti dei gestori di una cava nissena e di due dipendenti della società Calcestruzzi, oggi del gruppo Italcementi. La società è stata iscritta nel registri degli indagati, per associazione mafiosa e falso in bilancio.

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