Da L'Unità del 24/07/2006

Economia e mafia, un fatturato da 75 miliardi

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Storia del crimine organizzato in Italia1. Mafia
La criminalità organizzata? Un´impresa che fattura 75 miliardi di euro, «pari ad un colosso come l' Eni, il doppio di quello della Fiat e dell' Enel, dieci volte maggiore di quello della Telecom». È quanto emerge dal nono Rapporto 2006 Sos Impresa targato Confesercenti e presentato a Roma. Ma lo studio va oltre e snocciola altri dati inquietanti: «Ogni giorno 200 milioni di euro passano dalle mani degli imprenditori a quelle dei mafiosi e di questi 80 milioni sono a vario titolo sborsati dai commercianti italiani vittime di usura, racket, furti, rapine, contrabbando e abusivismo».

I canali principali dove scorre questo fiume di denaro restano il commercio e il turismo, ma i tentacoli della mafia arrivano anche in altre aree di business come l' industria del divertimento, la ristorazione veloce, i supermercati, gli autosaloni, i settori della moda e perfino dello sport. Secondo la ricerca della Confesercenti, l´organizzazione criminale in questi anni si è trasformata: «Emerge una borghesia mafiosa, una mafia dalla faccia pulita, costituita da gruppi di imprenditori, professionisti, amministratori che in cambio di favori, curano gli interessi locali dei clan, il più delle volte prendendone le redini. Le mafie - evidenzia la ricerca - acquisiscono partecipazioni societarie, sono presenti nel Gotha finanziario di mezza Europa».

La geografia del racket mostra realtà drammatiche soprattutto al Sud. A Catania e Palermo, l'80 per cento dei negozi paga il pizzo. In tutta la Sicilia i numeri ci dicono che sono coinvolti 50mila commercianti. Seguono la Calabria, con 15mila esercenti sotto pressione, soprattutto a Reggio Calabria e nel vibonese, la Campania, con 40mila commercianti taglieggiati, soprattutto nelle province di Caserta, Napoli e Salerno e la Puglia con 17mila negozianti coinvolti tra Bari, Taranto e Foggia. Un trend preoccupante, in continua crescita, si registra invece in Emilia Romagna e in Toscana.
Non si salvano dalla tassa mafiosa, si legge nel Rapporto, neanche le bancarelle del mercato, che sborsano dai 5 ai 10 euro al giorno. I costi poi lievitano se si parla di negozi eleganti (fino a mille euro), di supermercati (5mila nel capoluogo siciliano e 3mila in quello napoletano) o cantieri dove le richieste arrivano fino a 10mila. Un vero e proprio listino prezzi.
Una curiosità: cambiano i modi di estorcere soldi ma cambiano anche i soggetti. L' arresto dei capi storici ha prodotto un duplice fenomeno: al ruolo di boss sono state promosse molto loro donne in Sicilia, Puglia e Campania; l'età degli estorsori si è abbassata di molto, molto spesso si ricorre a minorenni.

Sul fronte usura invece, il Rapporto della Confesercenti parla di un fenomeno in aumento ovunque che va a colpire soprattutto famiglie povere e microimprese. Gli interessi sono ormai stabilizzati oltre il 10 per cento mensile. Le tre regioni più colpite sono la Campania, con 26mila commercianti colpiti; il Lazio con 23mila e la Sicilia con 21.500. Nel complesso, prosegue il rapporto, il tributo pagato dai commercianti ogni anno a causa della lievitazione del capitale e degli interessi si aggira attorno ai 12 miliardi di euro.

A fronte di questi dati, Tano Grasso presidente onorario della Federazione nazionale delle associazioni anti racket (Fai), ha chiesto l' istituzione di un servizio di tutor gestito da governo e associazioni per aiutare gli imprenditori che vogliono investire nel Mezzogiorno e che sono vittime di estorsioni: «Si potrebbe creare una figura istituzionale - ha spiegato - a cui rivolgersi, un tutor anti racket gestito in sinergia da governo e società civile». La proposta ha trovato immediato consenso nel vice ministro agli Interni, Marco Minniti che ha definito l'idea «convincente e da approfondire» auspicando che associazioni e governo si incontrino al più presto per «dare una prima stesura alla proposta in modo da potere arrivare ad una iniziativa legislativa. Le mafie - ha concluso Minniti - rendono l'Italia un Paese più debole, non è possibile che uno Stato membro del G8 permetta che la criminalità sottragga parte della sua sovranità sul territorio».

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