Da Gazzetta del Mezzogiorno del 03/04/2005
L'Italia onora le 640 vittime di Mafia, uccise per la loro onestà
La celebrazione in piazza del Campidoglio per la decima giornata nazionale della Memoria, organizzata dall’associazione «Libera»
ROMA - E’ cominciata con la lettura dei nomi delle 640 vittime della mafia la celebrazione in piazza del Campidoglio per la decima giornata nazionale della Memoria, organizzata dall’associazione «Libera». La piazza è gremita di giovani, in rappresentanza di 130 scuole medie e licei di tutto il paese. Presenti anche diversi parenti delle vittime, i sindaci dei comuni che aderiscono all’iniziativa, e diverse personalità. Tra queste, applauditissimo, l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ha sottolineato che «si potrebbe fare di più per contrastare il fenomeno mafioso.
Se tutte le istituzioni, specie quelle presenti sui territori più colpiti, - ha continuato - facessero fino in fondo il proprio dovere sarebbe un passo enorme». Scalfaro ha anche fatto cenno alla questione del sequestro dei beni ai boss mafiosi, chiarendo di essere «generalmente contrario alla creazione di enti ad hoc», ma specificando di ritenere utile in questo caso un’istituzione apposita, che regoli modalità e tempi delle confische, perchè «quando c’è la peste bubbonica si deve fare il lazzaretto». Presente anche il procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna, secondo cui «è vero che oggi si parla meno della mafia, perchè non compie più atti eclatanti. Ora - ha avvertito - bisogna concentrare gli sforzi sul campo economico-finanziario, perchè lì la mafia concentra ormai la sua azione».
Terminata con un grande e commosso applauso collettivo la lettura dei nomi da parte di alcuni degli studenti presenti, è intervenuto il sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha richiamato tutti a una maggiore unità d’intenti per sconfiggere la mafia, una realtà «forte, ma non invincibile», mentre il presidente della Provincia Enrico Gasbarra ha invitato a «tenere lo sguardo sempre attento, perchè non vinca quella che Sciascia chiamava "la strategia della normalizzazione". Dobbiamo combattere - ha aggiunto - il silenzio delle nostre comunità, quello dei diritti negati, di chi è costretto allo sfruttamento per mantenere un posto di lavoro, di chi subisce il sottosviluppo, l’usura, la discriminazione».
Gasbarra ha poi ricordato il protocollo d’intesa che la Provncia siglerà domani con la prefettura di Roma, «per proteggere, finanziare e roganizzare percorsi formativi, e per potenziare la promozione di prodotti che vengono dalle terre confiscate». E’ stata poi la volta di Donato Robilotta, assessore agli Affari Istituzionali della regione Lazio, presente in rappresentanza del governatore Francesco Storace.
«Quello che abbiamo sentito - ha detto, riferendosi alla lettura dei nomi delle vittime - è un elenco di eroi, spesso silenziosi e dai nomi comuni, che hanno pagato con la vita la loro onestà. Anche la regione Lazio ha contribuito: il consiglio regionale, lo scorso dicembre, ha approvato un disegno di legge per la confisca dei beni della mafia».
Tra le numerose personalità presenti, anche l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente dell’associazione «AvvisoPubblico», promotrice dell’iniziativa insieme a «Libera», Andrea Campinoti, il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta, il candidato alle prossime regionali nel Lazio Piero Marrazzo. Ma soprattutto, silenziosi e commossi, i familiari di molte delle vittime, che da due giorni partecipano ai diversi eventi collegati alla giornata della Memoria, infaticabili e tenaci nella testimonianza. Come Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso nel ’92, secondo cui «insieme possiamo rendere più forte la nostra voce, per continuare la battaglia iniziata dai nostri cari»; o Alessandro Antiochia, fratello di Roberto, l’agente ucciso nel 1985 mentre era di scorta al commissario Ninni Cassarà. Ieri, in un incontro in Campidoglio, il sindaco Veltroni aveva definito quello di Roberto «un gesto che ricorda quello di Calipari». E oggi lo stesso Don Ciotti, animatore instancabile della manifestazione, ha ricordato il funzionario del Sismi ucciso in Iraq, dicendo che «il suo nome non stonerebbe nell’elenco che abbiamo appena sentito». Passato e presente, dunque, accomunati nel dolore per le tante vittime che ancora miete la guerra non dichiarata tra mafia e istituzioni. Nove anni fa, era il 1996, proprio nella storica piazza capitolina prendeva il via l’esperienza delle giornate della Memoria. Nello stesso anno veniva varata la legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi.
Un tema divenuto centrale in questi due giorni di celebrazioni: sia Don Ciotti che Scalfaro ne hanno ricordato i benefici, auspicando però una maggiore rapidità nell’applicazione dei provvedimenti di confisca e nella ridestinazione d’uso dei beni stessi. E l’associazione Cittadinanzattiva, proprio in occasione della decima giornata della memoria, ha proposto un’estensione della legge che introduca il sequestro dei beni anche ai condannati per corruzione.
Se tutte le istituzioni, specie quelle presenti sui territori più colpiti, - ha continuato - facessero fino in fondo il proprio dovere sarebbe un passo enorme». Scalfaro ha anche fatto cenno alla questione del sequestro dei beni ai boss mafiosi, chiarendo di essere «generalmente contrario alla creazione di enti ad hoc», ma specificando di ritenere utile in questo caso un’istituzione apposita, che regoli modalità e tempi delle confische, perchè «quando c’è la peste bubbonica si deve fare il lazzaretto». Presente anche il procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna, secondo cui «è vero che oggi si parla meno della mafia, perchè non compie più atti eclatanti. Ora - ha avvertito - bisogna concentrare gli sforzi sul campo economico-finanziario, perchè lì la mafia concentra ormai la sua azione».
Terminata con un grande e commosso applauso collettivo la lettura dei nomi da parte di alcuni degli studenti presenti, è intervenuto il sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha richiamato tutti a una maggiore unità d’intenti per sconfiggere la mafia, una realtà «forte, ma non invincibile», mentre il presidente della Provincia Enrico Gasbarra ha invitato a «tenere lo sguardo sempre attento, perchè non vinca quella che Sciascia chiamava "la strategia della normalizzazione". Dobbiamo combattere - ha aggiunto - il silenzio delle nostre comunità, quello dei diritti negati, di chi è costretto allo sfruttamento per mantenere un posto di lavoro, di chi subisce il sottosviluppo, l’usura, la discriminazione».
Gasbarra ha poi ricordato il protocollo d’intesa che la Provncia siglerà domani con la prefettura di Roma, «per proteggere, finanziare e roganizzare percorsi formativi, e per potenziare la promozione di prodotti che vengono dalle terre confiscate». E’ stata poi la volta di Donato Robilotta, assessore agli Affari Istituzionali della regione Lazio, presente in rappresentanza del governatore Francesco Storace.
«Quello che abbiamo sentito - ha detto, riferendosi alla lettura dei nomi delle vittime - è un elenco di eroi, spesso silenziosi e dai nomi comuni, che hanno pagato con la vita la loro onestà. Anche la regione Lazio ha contribuito: il consiglio regionale, lo scorso dicembre, ha approvato un disegno di legge per la confisca dei beni della mafia».
Tra le numerose personalità presenti, anche l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente dell’associazione «AvvisoPubblico», promotrice dell’iniziativa insieme a «Libera», Andrea Campinoti, il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta, il candidato alle prossime regionali nel Lazio Piero Marrazzo. Ma soprattutto, silenziosi e commossi, i familiari di molte delle vittime, che da due giorni partecipano ai diversi eventi collegati alla giornata della Memoria, infaticabili e tenaci nella testimonianza. Come Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso nel ’92, secondo cui «insieme possiamo rendere più forte la nostra voce, per continuare la battaglia iniziata dai nostri cari»; o Alessandro Antiochia, fratello di Roberto, l’agente ucciso nel 1985 mentre era di scorta al commissario Ninni Cassarà. Ieri, in un incontro in Campidoglio, il sindaco Veltroni aveva definito quello di Roberto «un gesto che ricorda quello di Calipari». E oggi lo stesso Don Ciotti, animatore instancabile della manifestazione, ha ricordato il funzionario del Sismi ucciso in Iraq, dicendo che «il suo nome non stonerebbe nell’elenco che abbiamo appena sentito». Passato e presente, dunque, accomunati nel dolore per le tante vittime che ancora miete la guerra non dichiarata tra mafia e istituzioni. Nove anni fa, era il 1996, proprio nella storica piazza capitolina prendeva il via l’esperienza delle giornate della Memoria. Nello stesso anno veniva varata la legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi.
Un tema divenuto centrale in questi due giorni di celebrazioni: sia Don Ciotti che Scalfaro ne hanno ricordato i benefici, auspicando però una maggiore rapidità nell’applicazione dei provvedimenti di confisca e nella ridestinazione d’uso dei beni stessi. E l’associazione Cittadinanzattiva, proprio in occasione della decima giornata della memoria, ha proposto un’estensione della legge che introduca il sequestro dei beni anche ai condannati per corruzione.
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