Da Il Velino del 20/09/2006
Vaticano: finanze affidate a Hans Tietmeyer?
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Papa Benedetto XVI sta davvero pensando di chiamare alla guida dello Ior un suo connazionale laico, l’economista tedesco Hans Tietmeyer? Tutto lascia propendere per il sì. Si dice, oltre le mura di San Pietro, che una delle citazioni preferite di Benedetto XVI sia quella di uno dei suoi predecessori e apparentemente, per caratteristiche individuali, proprio uno dei più lontani da lui. Adora una fulminante battuta di Giovanni XXIII data in risposta a chi un giorno gli chiese: “Quante persone lavorano in Vaticano?”. Lui tagliente rispose: “Circa la metà”. Si dice anche, oltre le mura, che la battuta di papa Roncalli corrisponda perfettamente alla visione che Benedetto XVI ha della burocrazia vaticana, in contrasto con il suo amore per l’efficienza. Il Papa intenderebbe ora andare ben oltre i primi rimpasti già operati. Secondo le notizie che circolano ora in Vaticano, il primo obiettivo prescelto da Benedetto XVI, che comincia a muoversi a poco meno di un anno e mezzo dall’elezione ma con tempi relativamente rapidi rispetto agli standard di una struttura che ragiona spesso in termini di secoli, come osservava nei giorni scorsi il Times, sarebbe l’Istituto per le Opere Religiose, quello che i volgarizzatori chiamano semplicemente la Banca del Vaticano.
A capo dell’Istituto figura Angelo Caloia, banchiere italiano, cattolico praticante, apprezzato per discrezione e rettitudine, che fu chiamato anni addietro alla guida dell’Istituto da Giovanni Paolo II per ricostruirlo con calma dopo gli sfasci prodotti dagli scandali ai tempi del cardinale Paul Marcinkus, il suo predecessore. La cui gestione nei primi anni Ottanta fu macchiata da infelici operazioni anche al limite della legalità con le note connessioni con il crollo del Banco Ambrosiano e la morte di Roberto Calvi trovato impiccato sotto il ponte di Blackfriars a Londra nel 1982. Angelo Caloia, milanese, già presidente di Mediocredito Lombardo, fu la scelta logica di Giovanni Paolo II. Il banchiere, allarmato dagli scandali, aveva addirittura costituito di sua iniziativa un Gruppo per la cultura, l’etica e la finanza allo scopo di condurre una campagna contro l’immoralità finanziaria in Vaticano. Autore del libro Finanza bianca in cui accusa tra l’altro i banchieri cattolici di aver perso di vista l’etica cristiana, Caloia, che fu messo a capo dello Ior nel 1990 ed è ormai al quarto mandato quinquennale, è stato riconfermato da papa Ratzinger ma solo pro tempore. Ma lo Ior non è la sola istituzione finanziaria del Vaticano. Notevole importanza rivestono anche la Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, capeggiata dal cardinale Sergio Sebastiani, e l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), sotto il cardinale Attilio Nicora. Ma c’è chi sostiene che non sia ben chiaro dove finiscano i compiti dell’una e comincino quelli dell’altra. C’è di più: le stesse fonti sostengono che Benedetto XVI è fermamente convinto che vi siano chiare duplicazioni e abbia in animo – nell’affrontare lo snellimento della burocrazia vaticana (e accontentare Giovanni XXIII) – di procedere a ristrutturazioni tramite fusioni.
Per fare questo, ha bisogno di qualcosa di nuovo ed esterno e crede di averlo trovato in un uomo di immensa professionalità e attendibilità che al tempo stesso garantisca la visione fresca e la capacità innovativa che solo un esterno può dare. Da qui la scelta caduta su Hans Tietmeyer il cui nome era già nell’aria sei anni fa, quando fu proposto dal cardinale Edmund Szoka, ex arcivescovo di Detroit e all’epoca a capo della Prefettura per gli affari economici.Che qualcosa si stia muovendo lo conferma, tanto per fare un esempio, la partenza di Lelio Scaletti, braccio destro di Caloia e direttore generale della banca vaticana, nonché di altri funzionari di rango inferiore. Il momento è anche giusto, perché la Santa Sede non ha problemi finanziari e il 2005 si è chiuso con un bilancio positivo, registrando perfino un aumento dell’obolo di San Pietro, le donazioni da tutto il mondo, salito del 15 per cento a 46,7 milioni di euro, come ha dichiarato in estate il cardinal Sebastiani. Si può dunque lavorare ad una ristrutturazione senza problemi e con l’obiettivo di semplificare e snellire. Hans Tietmeyer ha tutti i titoli. Economista di grido, il banchiere nato in Vestfalia nel 1931, studente di teologia in gioventù, passato poi a economia e finanze a Münster, Bonn e Colonia, dal 1962 al ministero dell’Economia tedesco, è stato una delle guide illuminate nella soluzione dei problemi economici e finanziari che sorgevano dalla riunificazione tedesca. Il suo nome era tanto importante nel mondo economico tedesco che il banchiere fu persino oggettoo di un tentativo di rapimento da parte della organizzazione terroristica Baader- Meinhof.
A capo dell’Istituto figura Angelo Caloia, banchiere italiano, cattolico praticante, apprezzato per discrezione e rettitudine, che fu chiamato anni addietro alla guida dell’Istituto da Giovanni Paolo II per ricostruirlo con calma dopo gli sfasci prodotti dagli scandali ai tempi del cardinale Paul Marcinkus, il suo predecessore. La cui gestione nei primi anni Ottanta fu macchiata da infelici operazioni anche al limite della legalità con le note connessioni con il crollo del Banco Ambrosiano e la morte di Roberto Calvi trovato impiccato sotto il ponte di Blackfriars a Londra nel 1982. Angelo Caloia, milanese, già presidente di Mediocredito Lombardo, fu la scelta logica di Giovanni Paolo II. Il banchiere, allarmato dagli scandali, aveva addirittura costituito di sua iniziativa un Gruppo per la cultura, l’etica e la finanza allo scopo di condurre una campagna contro l’immoralità finanziaria in Vaticano. Autore del libro Finanza bianca in cui accusa tra l’altro i banchieri cattolici di aver perso di vista l’etica cristiana, Caloia, che fu messo a capo dello Ior nel 1990 ed è ormai al quarto mandato quinquennale, è stato riconfermato da papa Ratzinger ma solo pro tempore. Ma lo Ior non è la sola istituzione finanziaria del Vaticano. Notevole importanza rivestono anche la Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, capeggiata dal cardinale Sergio Sebastiani, e l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), sotto il cardinale Attilio Nicora. Ma c’è chi sostiene che non sia ben chiaro dove finiscano i compiti dell’una e comincino quelli dell’altra. C’è di più: le stesse fonti sostengono che Benedetto XVI è fermamente convinto che vi siano chiare duplicazioni e abbia in animo – nell’affrontare lo snellimento della burocrazia vaticana (e accontentare Giovanni XXIII) – di procedere a ristrutturazioni tramite fusioni.
Per fare questo, ha bisogno di qualcosa di nuovo ed esterno e crede di averlo trovato in un uomo di immensa professionalità e attendibilità che al tempo stesso garantisca la visione fresca e la capacità innovativa che solo un esterno può dare. Da qui la scelta caduta su Hans Tietmeyer il cui nome era già nell’aria sei anni fa, quando fu proposto dal cardinale Edmund Szoka, ex arcivescovo di Detroit e all’epoca a capo della Prefettura per gli affari economici.Che qualcosa si stia muovendo lo conferma, tanto per fare un esempio, la partenza di Lelio Scaletti, braccio destro di Caloia e direttore generale della banca vaticana, nonché di altri funzionari di rango inferiore. Il momento è anche giusto, perché la Santa Sede non ha problemi finanziari e il 2005 si è chiuso con un bilancio positivo, registrando perfino un aumento dell’obolo di San Pietro, le donazioni da tutto il mondo, salito del 15 per cento a 46,7 milioni di euro, come ha dichiarato in estate il cardinal Sebastiani. Si può dunque lavorare ad una ristrutturazione senza problemi e con l’obiettivo di semplificare e snellire. Hans Tietmeyer ha tutti i titoli. Economista di grido, il banchiere nato in Vestfalia nel 1931, studente di teologia in gioventù, passato poi a economia e finanze a Münster, Bonn e Colonia, dal 1962 al ministero dell’Economia tedesco, è stato una delle guide illuminate nella soluzione dei problemi economici e finanziari che sorgevano dalla riunificazione tedesca. Il suo nome era tanto importante nel mondo economico tedesco che il banchiere fu persino oggettoo di un tentativo di rapimento da parte della organizzazione terroristica Baader- Meinhof.
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