Da Reuters del 28/04/2005
Reuters Italia
Omicidio Biagi, letta in aula lettera vedova del giuslavorista
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Non è salita oggi sul banco dei testimoni la vedova del giuslavorista Marco Biagi, nel processo per l'omicidio del marito ucciso dalle Brigate Rosse, lasciando che fosse una lettera a parlare per lei.
Marina Orlandi era attesa come testimone oggi nel procedimento contro i presunti responsabili dell'uccisione del giuslavorista, morto nel marzo 2002 sotto la propria casa a Bologna, ma il suo avvocato Guido Magnisi ha prodotto invece una lettera, letta dal presidente della corte Libero Mancuso.
"Nel lavoro, Marco trasfondeva forti motivazioni etiche e forti motivazioni civili che lo hanno spinto, pur temendo per la sua vita, a continuare nel progetto di riforma del mercato del lavoro anche quando lo stato, al cui servizio aveva messo tutto se stesso, la sua intelligenza, le sue competenze, le sue energie fisiche, lo aveva abbandonato, togliendogli la scorta e facendone un bersaglio troppo facile", si legge in un passo delle lettera, in riferimento al fatto che Biagi viaggiava senza protezione delle forze dell'ordine.
Lo scorso febbraio, la brigatista "pentita" Cinzia Banelli -- condannata con rito abbreviato per l'omicidio a 16 anni di carcere -- dichiarò che se Biagi avesse avuto una scorta armata non sarebbe stato scelto come bersaglio.
"Ancora oggi, ogni volta che varchiamo il portone di casa, il pensiero inevitabilmente torna a quella sera di marzo di tre anni fa, all'immagine di Marco riverso sotto il portico, alla sua borsa e alla sua bicicletta rovesciate e il dolore e l'angoscia si risvegliano", continua la lettera
"Chi lo ha ucciso, non solo ha tolto la vita ad un uomo indifeso, ma ha anche cambiato per sempre le nostre vite, togliendoci serenità e certezze. Senza tuttavia riuscire a toglierci la fiducia nella giustizia".
Nella lettera, datata 18 aprile, Marina Orlandi Biagi ha aggiunto di essere "grata a questa corte di avermi consentito di affidare ad uno scritto la mia testimonianza: una serie di valutazioni mi hanno spinto a rendere questa non facile decisione nella quale è prevalso il desiderio di tutelare la vita privata e i sentimenti della nostra famiglia".
Imputati al processo sono i brigatisti Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Diana Blefari Melazzi, Marco Mezzasalma e Simone Boccacini.
Marina Orlandi era attesa come testimone oggi nel procedimento contro i presunti responsabili dell'uccisione del giuslavorista, morto nel marzo 2002 sotto la propria casa a Bologna, ma il suo avvocato Guido Magnisi ha prodotto invece una lettera, letta dal presidente della corte Libero Mancuso.
"Nel lavoro, Marco trasfondeva forti motivazioni etiche e forti motivazioni civili che lo hanno spinto, pur temendo per la sua vita, a continuare nel progetto di riforma del mercato del lavoro anche quando lo stato, al cui servizio aveva messo tutto se stesso, la sua intelligenza, le sue competenze, le sue energie fisiche, lo aveva abbandonato, togliendogli la scorta e facendone un bersaglio troppo facile", si legge in un passo delle lettera, in riferimento al fatto che Biagi viaggiava senza protezione delle forze dell'ordine.
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"Ancora oggi, ogni volta che varchiamo il portone di casa, il pensiero inevitabilmente torna a quella sera di marzo di tre anni fa, all'immagine di Marco riverso sotto il portico, alla sua borsa e alla sua bicicletta rovesciate e il dolore e l'angoscia si risvegliano", continua la lettera
"Chi lo ha ucciso, non solo ha tolto la vita ad un uomo indifeso, ma ha anche cambiato per sempre le nostre vite, togliendoci serenità e certezze. Senza tuttavia riuscire a toglierci la fiducia nella giustizia".
Nella lettera, datata 18 aprile, Marina Orlandi Biagi ha aggiunto di essere "grata a questa corte di avermi consentito di affidare ad uno scritto la mia testimonianza: una serie di valutazioni mi hanno spinto a rendere questa non facile decisione nella quale è prevalso il desiderio di tutelare la vita privata e i sentimenti della nostra famiglia".
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