Da La Padania del 10/09/2006
Nuovi elementi sul “caso Orlandi” La madre: «Mai perso la speranza»
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Città del Vaticano - Nuovi elementi sul caso Orlandi. La difesa della famiglia di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana figlia del messo della Prefettura della Casa pontificia scomparsa il 22 giugno del 1983 nella capitale, in attesa che la procura di Roma riapra il caso, sta raccogliendo “nuovi elementi” che saranno consegnati alla magistratura. Intanto, la famiglia è pronta a chiedere un incontro con Papa Ratzinger per parlare della vicenda.
«Le indagini difensive che stiamo conducendo unitamente all’avvocato Massimo Krogh - afferma l’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato - ci stanno dando ottimi risultati e confidiamo nel fatto che la Procura al più presto decida di riaprire il caso». Pur non entrando nei dettagli di questa indagine parallela, Imposimato, che da tempo segue la difesa della famiglia Orlandi insieme a Krogh, spiega che «ci sono importanti registrazioni telefoniche che portano a pensare che per il sequestro di Emanuela gli agenti del Kgb e della Stasi si servirono di appoggi in Italia». E se la difesa della famiglia della ragazza scomparsa ventitrè anni fa è fiduciosa per gli “elementi raccolti”, anche la mamma di Emanuela, rimasta vedova da qualche anno, non ha perso la speranza di potere riabbracciare la figlia. «Il mio cuore è sempre pieno di Emanuela - dice Maria Orlandi - e la speranza che sia ancora viva non ha mai abbandonato nessuno della famiglia». «La nostra speranza di riabbracciarla - ribadisce la mamma di Emanuela - non si è mai spenta e ora che abbiamo un nuovo Papa siamo pronti a chiedergli di essere ricevuti per parlare del caso».
«Le indagini difensive che stiamo conducendo unitamente all’avvocato Massimo Krogh - afferma l’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato - ci stanno dando ottimi risultati e confidiamo nel fatto che la Procura al più presto decida di riaprire il caso». Pur non entrando nei dettagli di questa indagine parallela, Imposimato, che da tempo segue la difesa della famiglia Orlandi insieme a Krogh, spiega che «ci sono importanti registrazioni telefoniche che portano a pensare che per il sequestro di Emanuela gli agenti del Kgb e della Stasi si servirono di appoggi in Italia». E se la difesa della famiglia della ragazza scomparsa ventitrè anni fa è fiduciosa per gli “elementi raccolti”, anche la mamma di Emanuela, rimasta vedova da qualche anno, non ha perso la speranza di potere riabbracciare la figlia. «Il mio cuore è sempre pieno di Emanuela - dice Maria Orlandi - e la speranza che sia ancora viva non ha mai abbandonato nessuno della famiglia». «La nostra speranza di riabbracciarla - ribadisce la mamma di Emanuela - non si è mai spenta e ora che abbiamo un nuovo Papa siamo pronti a chiedergli di essere ricevuti per parlare del caso».
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