Da La Repubblica del 06/12/2006
Emesso il verdetto contro i brigatisti accusati dell'assassinio del giuslavorista
Omicidio Biagi, la sentenza di appello. Quattro ergastoli, ridotta la pena a Boccaccini
Ridotta la pena ad un complice. La vedova: "Riconosciuta la giustizia"
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BOLOGNA - Per l'omicidio del giuslavorista Marco Biagi, confermati dai giudici d'appello di Bologna quattro ergastoli per Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Diana Blefari. Ridotta a 21 anni la pena inflitta a Simone Boccaccini, a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche: in primo grado era stato condannato all'ergastolo.
Per l'avvocato Guido Magnisi rappresentante della famiglia del giuslavorista, "la vedova Biagi ci tiene a ribadire che non è un problema di soddisfazione: è un problema di riconoscimento della giustizia per lei, e per me dello stato di diritto". Magnisi ha detto di sperare che quella di oggi sia una delle tappe finali: "In questi tempi un po' cupi per la giustizia, non siamo più abituati ad avere delle esemplificazioni dove le regole processuali vengano rispettate. Questo, vivaddio, è lo stato di diritto".
Sandro Guerra, difensore di Simone Boccaccini, ha già annunciato ricorso: "Per noi, questo processo nel merito comincia domani con il ricorso in Cassazione. Puntavo all'assoluzione, ma vedo che a Bologna, più di questo, non si poteva fare".
Nadia Lioce insieme a Mario Galesi era, per l'accusa, la mente delle nuove Brigate rosse. Fu arrestata il 2 marzo 2003 dopo la sparatoria sul treno interregionale 2304 Roma-Firenze in cui morirono il sovrintendente della Polfer Emanuele Petri e lo stesso Galesi. La Cassazione ha confermato per lei già l'ergastolo per l'omicidio dell'agente. La prima Corte d'assise appello di Roma ha confermato identica pena per lei, Morandi e Mezzasalma per l'omicidio di Massimo D'Antona.
Recentemente Nadio Lioce ha rivendicato l'omicidio del giuslavorista bolognese come "snodo delle attestazioni di rilancio" dell'azione delle Br-Pcc.
Roberto Morandi arrivò in via Valdonica quel 19 marzo 2002 in motorino, insieme a Galesi. Galesi sparò a Biagi ma Morandi avrebbe dovuto farlo al suo posto nel caso qualcosa fosse andato storto. Marco Mezzasalma, ingegnere romano di 47 anni, è considerato dagli inquirenti l'esperto informatico delle Br: è sua l'impronta trovata sul computer utilizzato per inviare l'e-mail con la rivendicazione del delitto. Diana Blefari 38 anni, è invece l'affittuaria del covo Br in via Montecuccoli.
L'ultimo condannato Simone Boccaccini, fiorentino di 47 anni, per gli inquirenti è il 'compagno Carlo', il militante che avrebbe dovuto andare a prendere Morandi dopo il delitto. Per il suo difensore è innocente: era semplicemente andato a prendere un amico e non c'è prova della sua presenza nel commando del 19 marzo.
Per l'avvocato Guido Magnisi rappresentante della famiglia del giuslavorista, "la vedova Biagi ci tiene a ribadire che non è un problema di soddisfazione: è un problema di riconoscimento della giustizia per lei, e per me dello stato di diritto". Magnisi ha detto di sperare che quella di oggi sia una delle tappe finali: "In questi tempi un po' cupi per la giustizia, non siamo più abituati ad avere delle esemplificazioni dove le regole processuali vengano rispettate. Questo, vivaddio, è lo stato di diritto".
Sandro Guerra, difensore di Simone Boccaccini, ha già annunciato ricorso: "Per noi, questo processo nel merito comincia domani con il ricorso in Cassazione. Puntavo all'assoluzione, ma vedo che a Bologna, più di questo, non si poteva fare".
Nadia Lioce insieme a Mario Galesi era, per l'accusa, la mente delle nuove Brigate rosse. Fu arrestata il 2 marzo 2003 dopo la sparatoria sul treno interregionale 2304 Roma-Firenze in cui morirono il sovrintendente della Polfer Emanuele Petri e lo stesso Galesi. La Cassazione ha confermato per lei già l'ergastolo per l'omicidio dell'agente. La prima Corte d'assise appello di Roma ha confermato identica pena per lei, Morandi e Mezzasalma per l'omicidio di Massimo D'Antona.
Recentemente Nadio Lioce ha rivendicato l'omicidio del giuslavorista bolognese come "snodo delle attestazioni di rilancio" dell'azione delle Br-Pcc.
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