Da Corriere della Sera del 08/03/2007
Carnevale torna in Cassazione E il Csm si spacca
ROMA — Avrebbe voluto la poltrona di presidente aggiunto della Cassazione ma alla fine ha vinto lo stesso la sua battaglia perché il Consiglio superiore della magistratura, seppure con un voto lacerato, lo ha dovuto riammettere in servizio come presidente di sezione della Corte. Corrado Carnevale, il giudice assolto con formula piena dopo una condanna in primo grado a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, ha dunque visto riconosciuto il diritto di recuperare il tempo perduto a causa del processo subito.
Il giudice Carnevale, in forza della cosiddetta «legge Carnevale» varata dalla Cdl il 24 dicembre 2003, sarà presidente di collegio per i prossimi sei anni, sei mesi e 24 giorni. E lui è già pronto a salire lo scalone di piazza Cavour: «Non proverò emozione, l'ho provata mezzo secolo fa quando sono diventato uditore giudiziario. L'unica verità è che sono stato ispiratore di quella legge e di questo mi onoro perché dopo 50 anni è stato attuato un principio costituzionale: l'obbligo per lo Stato di riparare gli errori giudiziari».
L'unico cruccio del giudice, un tempo chiamato «ammazzasentenze», ma ritenuto anche da chi lo ha inquisito un mostro di bravura sul piano della tecnica giuridica, è quello di essere stato stoppato sulla strada del concorso per la poltrona di primo presidente della Cassazione per il quale avrebbe potuto presentare un curriculum da far impallidire tutti gli altri concorrenti: «La proposta della commissione è di gennaio e, se il plenum avesse deciso in tempi ragionevoli, avrei potuto essere riammesso in servizio prima della scadenza del termine per il concorso». Carnevale, però, avrebbe poi dovuto tentare un'impresa forse impossibile: conquistare la maggioranza in plenum.
E quanto siano ancora forti i contrasti, le gelosie, le accuse incrociate e i vecchi rancori che ruotano intorno a Carnevale lo si è visto ieri in plenum quando si è trattato di votare la sua riammissione in servizio per altro ordinata dal Tar e dal Consiglio di Stato. Hanno detto sì il vice presidente Nicola Mancino, il «laici» della Cdl, i «togati» di magistratura indipendente, 3 di Unicost (Berruti, Napolitano, Carrelli Palombi) e Letizia Vacca «laica» di area Pdci e relatrice della pratica. Hanno votato contro il pg della Cassazione, Mario Delli Priscoli, i gruppi di Magistratura democratica e del Movimento per la giustizia, i 2 laici dell'Unione Tinelli e Volpi. Astenuti il ds Vincenzo Siniscalchi e 3 togati di Unicost (Viola, Roia e Mannino). Mai voto fu più frammentato.
Il giudice Carnevale, in forza della cosiddetta «legge Carnevale» varata dalla Cdl il 24 dicembre 2003, sarà presidente di collegio per i prossimi sei anni, sei mesi e 24 giorni. E lui è già pronto a salire lo scalone di piazza Cavour: «Non proverò emozione, l'ho provata mezzo secolo fa quando sono diventato uditore giudiziario. L'unica verità è che sono stato ispiratore di quella legge e di questo mi onoro perché dopo 50 anni è stato attuato un principio costituzionale: l'obbligo per lo Stato di riparare gli errori giudiziari».
L'unico cruccio del giudice, un tempo chiamato «ammazzasentenze», ma ritenuto anche da chi lo ha inquisito un mostro di bravura sul piano della tecnica giuridica, è quello di essere stato stoppato sulla strada del concorso per la poltrona di primo presidente della Cassazione per il quale avrebbe potuto presentare un curriculum da far impallidire tutti gli altri concorrenti: «La proposta della commissione è di gennaio e, se il plenum avesse deciso in tempi ragionevoli, avrei potuto essere riammesso in servizio prima della scadenza del termine per il concorso». Carnevale, però, avrebbe poi dovuto tentare un'impresa forse impossibile: conquistare la maggioranza in plenum.
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