Da Corriere della Sera del 07/05/2007

Fondazione Di Vittorio

«Portella, la X Mas non c’era»

APortella della Ginestra c’erano anche i fascisti: ex militi della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, assoldati dai servizi americani, che spararono insieme agli uomini del bandito Salvatore Giuliano. È la tesi sostenuta dallo studioso Giuseppe Casarrubea, autore di diversi libri, l’ultimo dei quali, Tango Connection (Bompiani), scritto insieme a Mario J. Cereghino. Ma questa versione dei fatti incontra ora una smentita proveniente da un’istituzione non certo sospettabile di indulgenza verso il neofascismo. Si tratta della Fondazione Di Vittorio, che per il sessantesimo anniversario dell’eccidio, compiuto in Sicilia contro contadini inermi e le loro famiglie il 1˚ maggio 1947, non solo ha riproposto gli interventi sulla vicenda del dirigente comunista Girolamo Li Causi nel volume Portella della Ginestra. La ricerca della verità (Ediesse), ma ha raccolto le testimonianze filmate dei superstiti, curate del regista Odino Artioli. Tra queste si trovano i racconti di due cugini, Vincenti Di Noto e Francesco Di Giuseppe, i quali al momento della strage si trovavano sul Cozzo Dxuhait, da dove avrebbero sparato, secondo Casarrubea, i sicari neofascisti. Entrambi dichiarano che sul posto c’erano soltanto loro e che di là nessuno aprì il fuoco sulla folla inerme. Ciò ovviamente non smentisce la matrice politica della strage, senza dubbio voluta da ambienti reazionari e mafiosi legati al blocco agrario, ma solleva ulteriori dubbi sulla possibilità di ricondurla a un piano eversivo nazionale di matrice neofascista, appoggiato dai servizi segreti degli Stati Uniti. Del resto anche Fabrizio Loreto, nella sua prefazione al libro degli scritti di Li Causi, osserva che «risulta ancora prematuro stabilire responsabilità dirette di americani e neofascisti nella strage di Portella della Ginestra». Antonio Carioti

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