Da redazione del 21/06/2007
Strage piazza Loggia: inchiesta chiusa, “concorso in strage” per Rauti, Delfino e Maifredi
Fonte: Rovato.org
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Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, i tre ordinovisti veneti che la procura di Brescia vuole processare, ma non solo. La chiusura dell’inchiesta della Procura bresciana sulla strage di piazza Loggia del 28 maggio 1974 - 8 morti, 103 feriti - cinvolge altri pezzi da novanta sia dell’eversione di destra che dei servizi segreti italiani.
I giudici Roberto De Martino e Francesco Piantoni hanno infatti chiesto di processare anche Pino Rauti - ex segretario del MSI -, il generale Francesco Delfino e Giovanni Maifredi.
Accuse di favoreggiamento invece per l’avvocato Gaetano Pecorella (avvocato di Zorzi), Fausto Maniaci e Martino Siciliano, mentre Vittorio Poggi deve rispondere di riciclaggio.
Per Di Martino e Piantoni, Pino Rauti, leader di Ordine Nuovo, era a conoscenza dell’organizzazione della strage a Brescia.
Cuore del pensiero della Procura le ammissioni di Maurizio Tramonte (noto come «Fonte Tritone») e ai racconti di Carlo Digilio (agente della Cia con il nome di «Zio Otto» morto il 12 dicembre 2005, esperto di esplosivi, più volte all’interno di organizzazioni di estrema destra). Delfo Zorzi, ora scappato in Giappone con il nome di Roi Hagen ma che possiede ancora negozi di abbigliamento in Italia sotto la sigla “Oxus”, si sarebbe occupato dell’esplosivo, arrivato dalla Francia, mentre l’organizzazione dell’attentato venne affidata a Carlo Maria Maggi. La bomba fu preparata in Veneto, custodita da Maifredi e consegnata in una valigetta da Marcello Soffiati.
L’incarico, per i giudici, fu affidato a Giovanni Melioli, ordinovista di Rovigo assolto per la strage di Bologna e morto all’inizio degli anni Novanta.
Manlio Milani, presidente dell’Associazione Vittime di piazza Loggia, che 33 anni fa perse sua moglie nello scoppio: “La verità storica collega l’eversione nera ai servizi segreti, la giustizia ci sta arrivando. Rauti riporta l’attenzione nell’ambiente della destra, Delfino richiama la questione dei servizi segreti. Più inquientante la figura di Maifredi, uomo della destra, infiltrato in Ordine Nuovo, con rapporti con tutta l’eversione nera, e uomo dei servizi segreti. Quest’uomo fu addirittua autista di Paolo Taviani, il ministro degli Interni della Repubblica Italia all’epoca della strage. Questo mi porta a chiedere a me stesso: C’era qualcuno che sapeva e non ha mai parlato?».
I giudici Roberto De Martino e Francesco Piantoni hanno infatti chiesto di processare anche Pino Rauti - ex segretario del MSI -, il generale Francesco Delfino e Giovanni Maifredi.
Accuse di favoreggiamento invece per l’avvocato Gaetano Pecorella (avvocato di Zorzi), Fausto Maniaci e Martino Siciliano, mentre Vittorio Poggi deve rispondere di riciclaggio.
Per Di Martino e Piantoni, Pino Rauti, leader di Ordine Nuovo, era a conoscenza dell’organizzazione della strage a Brescia.
Cuore del pensiero della Procura le ammissioni di Maurizio Tramonte (noto come «Fonte Tritone») e ai racconti di Carlo Digilio (agente della Cia con il nome di «Zio Otto» morto il 12 dicembre 2005, esperto di esplosivi, più volte all’interno di organizzazioni di estrema destra). Delfo Zorzi, ora scappato in Giappone con il nome di Roi Hagen ma che possiede ancora negozi di abbigliamento in Italia sotto la sigla “Oxus”, si sarebbe occupato dell’esplosivo, arrivato dalla Francia, mentre l’organizzazione dell’attentato venne affidata a Carlo Maria Maggi. La bomba fu preparata in Veneto, custodita da Maifredi e consegnata in una valigetta da Marcello Soffiati.
L’incarico, per i giudici, fu affidato a Giovanni Melioli, ordinovista di Rovigo assolto per la strage di Bologna e morto all’inizio degli anni Novanta.
Manlio Milani, presidente dell’Associazione Vittime di piazza Loggia, che 33 anni fa perse sua moglie nello scoppio: “La verità storica collega l’eversione nera ai servizi segreti, la giustizia ci sta arrivando. Rauti riporta l’attenzione nell’ambiente della destra, Delfino richiama la questione dei servizi segreti. Più inquientante la figura di Maifredi, uomo della destra, infiltrato in Ordine Nuovo, con rapporti con tutta l’eversione nera, e uomo dei servizi segreti. Quest’uomo fu addirittua autista di Paolo Taviani, il ministro degli Interni della Repubblica Italia all’epoca della strage. Questo mi porta a chiedere a me stesso: C’era qualcuno che sapeva e non ha mai parlato?».
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