Da Liberazione del 27/05/2007
Strage dei Georgofili
Grasso: «Il "papello" di Riina è ancora sul tappeto. La politica dica cosa vuol fare»
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Ieri a Firenze, in occasione del quattordicesimo anniversario della strade di via dei Georgofili, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha affrontato due temi: quello dell'attualità del "papello di Riina" e quello delle responsabilità della politica. Le richieste che facevano parte della "trattativa" avviata da Cosa Nostra nel 1993 e che sono state alla base degli attentati mafiosi di Roma Milano e Firenze, contenute nel famoso "papello" letto nell'aula-bunker del maxiprocesso da Leoluca Bagarella, «sono tuttora argomenti di attualità», ha detto Grasso nel corso di una tavola rotonda a cui partecipava anche Pier Luigi Vigna, organizzata dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Firenze per ricordare le vittime della strage dei Georgofili. «Mi riferisco - ha precisato il procuratore nazionale antimafia - all'abolizione del 41 bis e dell'ergastolo, alla questione della confisca dei beni dei mafiosi, alla revisione dei processi, alla delegittimazione dei collaboratori di giustizia. Tutti questi temi sono ancora oggi attuali. Bisogna far sì che la memoria del passato ci spinga a non trascurare alcuni fatti odierni e avere la massima attenzione perché quegli accadimenti non si riproducano. Queste tematiche sono ancora sul tappeto e non sono affatto risolte. Alla politica chiedo una presa di coscienza, così come la chiese nel 2002 Gabriele Chelazzi in una audizione davanti alla Commissione antimafia - ha ribadito il capo della Dia - perché noi abbiamo fatto il nostro lavoro di magistrati, ma adesso la politica si deve interrogare per capire nel contesto di quell'epoca cosa può aver prodotto tutto questo, cosa può aver dato a Cosa Nostra la consapevolezza di avere una sorta di avallo per poter procedere su questo piano e di poter ritenere che avrebbe trovato un interlocutore credibile. C'è l'obbligo della politica di chiarire al suo interno se ci sono stati interessi, e quali, in quel periodo. Così come è responsabilità della politica evitare che nelle proprie fila possa venir candidato un mafioso».
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