Da Comincialitalia.net del 18/07/2007
Il legale, l'ombra del Sismi dietro a Ilaria Alpi
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Ilaria Alpi era una giornalista come volete voi. Una giornalista di verità. In piena Tangentopoli Ilaria Alpi insieme con il fotografo Miran Hrovatin si mette sulle rotte dei traffici di rifiuti, dei fondi della cooperazione. Lascia la scrivania, le protezioni e va a mettere il microfono sotto alla bocca di chi è disposto a parlare. Fino a che arriva a un personaggio grosso. La sua ultima intervista. Nella quale dice parole forse fatali: "Stavolta non è come le altre volte, stavolta andiamo fino in fondo". Firma così la sua condanna a morte? Può darsi.
Fatto sta che proprio poco dopo riceve una telefonata. Convoca il suo autista, che sarà poi trovato morto per overdose e che dunque non potrà testimoniare, e corre lunga la strada sterrata. Attraversa tutta Mogadiscio. Dove va? Perchè? Chi cerca? Trova l'agguato mortale.
Dubbi che restano, interrogativi ai quali vanno date risposte per dare a Ilaria Alpi quello che Ilaria Alpi ha dato a noi. La serietà e l'impegno della verità. Glielo dobbiamo. Una giornalista, soltanto una giornalista, con gli occhi azzurri, la treccia da ragazza, ma la passione di uno Stato. Tutta nel cuore. E nell'idea di una professione fatta per dare a un Paese ciò di cui c'è sempre bisogno.
Non è una verità impossibile quella di Ilaria. Perchè come ha spiegato l'avvocato Domenico D'Amati, legale della famiglia, spiegando le ragioni del ricorso contro l'archiviazione, ci sono alcune piste soprattutto somale che non sono state ancora indagate. La polizia somala avrebbe individuato un gruppo, nomi e cognomi che coinciderebbero con quelli già in alcune carte, che operava per impedire di svolgere le indagine sulla malacooperazione. Sarebbe necessaria una nuova commissione parlamentare, dice D'Amati che comunque rimanda alle decisioni del Gip di fronte al quale esporrà le sue tesi per evitare la pietra sopra una verità scottante. Che riguarda trame oscure, malagestione, intrighi e denaro, ma anche la vita di una giovane giornalista che aveva trovato la strada per rendere il miglior servizio a un Paese.
Per fare giustizia su Ilaria Alpi bisognerebbe, anche per questo caso, sollevare il coperchio di quei top secret messi ad arte, dove sotto giacciono vite, speranze senza più futuro. Il Sismi. Anche in questa vicenda i servizi segreti sono in ballo come il luogo melmoso delle ingiustizie e delle impuntià. Perchè è proprio da lì, dalla centrale della disinformazione, che è partita la verità sporca. Quella che ha sparso su Ilaria Alpi l'inaccettabile teoria dell'omicidio casuale. Che casuale certo non è. E siccome lo vediamo, lo capiamo tutti, tutti chiediamo di cambiare strategia. Di tirare fuori le carte, le prove, i nomi se ci sono, e le ragioni per cui si ricorre a un delitto per far tacere l'onestà. Una commissione, il Copaco? La magistratura può e deve fare il suo corso di trasparenza e verità. Questo vuole il Paese.
Donatella Papi
Fatto sta che proprio poco dopo riceve una telefonata. Convoca il suo autista, che sarà poi trovato morto per overdose e che dunque non potrà testimoniare, e corre lunga la strada sterrata. Attraversa tutta Mogadiscio. Dove va? Perchè? Chi cerca? Trova l'agguato mortale.
Dubbi che restano, interrogativi ai quali vanno date risposte per dare a Ilaria Alpi quello che Ilaria Alpi ha dato a noi. La serietà e l'impegno della verità. Glielo dobbiamo. Una giornalista, soltanto una giornalista, con gli occhi azzurri, la treccia da ragazza, ma la passione di uno Stato. Tutta nel cuore. E nell'idea di una professione fatta per dare a un Paese ciò di cui c'è sempre bisogno.
Non è una verità impossibile quella di Ilaria. Perchè come ha spiegato l'avvocato Domenico D'Amati, legale della famiglia, spiegando le ragioni del ricorso contro l'archiviazione, ci sono alcune piste soprattutto somale che non sono state ancora indagate. La polizia somala avrebbe individuato un gruppo, nomi e cognomi che coinciderebbero con quelli già in alcune carte, che operava per impedire di svolgere le indagine sulla malacooperazione. Sarebbe necessaria una nuova commissione parlamentare, dice D'Amati che comunque rimanda alle decisioni del Gip di fronte al quale esporrà le sue tesi per evitare la pietra sopra una verità scottante. Che riguarda trame oscure, malagestione, intrighi e denaro, ma anche la vita di una giovane giornalista che aveva trovato la strada per rendere il miglior servizio a un Paese.
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