Da redazione del 20/05/2005
Corriere Canadese
Omicidio di Roberto Calvi: dalle nebbie spunta il guardiano
Silvano Vittor, ex contrabbandiere triestino, accusato di concorso in omicidio
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Nella vicenda dell'omicidio di Roberto Calvi rispunta dalle nebbie un personaggio che sembrava dimenticato, ma che è sempre stato al centro delle indagini. Silvano Vittor, ex contrabbandiere triestino, che dalla veste di testimone del delitto si ritrova ora in quella più sgradevole di imputato di concorso in omicidio. Secondo i magistrati di Roma Luca Tescaroli, Maria Monteleone e Frencesco Verusio, Vittor, l'uomo che per conto di Flavio Carboni controllò l'allora presidente del Banco Ambrosiano durante il suo soggiorno londinese, concorse nell'omicidio.
Il suo nominativo va ad aggiungersi a quello dell'ex cassiere della mafia Pippo Calò, dello stesso Carboni, dell'ex convivente di quest'ultimo Manuela Kleinszig e dell'ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi (tutti già rinviati a giudizio) tra i presunti responsabili del delitto avvenuto a Londra il 18 giugno 1982.
E dalle stesse nebbie era già rispuntato, circa un anno fa, anche il nome di Licio Gelli come mandante dell'omicidio. Il nome dell'ex venerabile della P2, e quello di altre tre persone, fanno parte del fascicolo stralcio tuttora all'esame dei pubblici ministeri. L'accusa contestata a Vittor è contenuta nel capo di imputazione depositato a conclusione della prima tranche dell'inchiesta stralcio sulla morte del banchiere. Una procedura, questa, che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Ora l'auspicio dei pm romani è che la posizione di Vittor possa essere definita in tempo per l'eventuale riunione (in caso di rinvio a giudizio) al processo, che comincerà il prossimo 6 ottobre.
Alla base dell'imputazione gli incontri di Vittor con l'antiquario Sergio Vaccari, ucciso a coltellate tre mesi dopo l'assassinio di Calvi e considerato un altro responsabile del delitto, le dichiarazioni di alcuni testimoni, una serie di intercettazioni e le contraddizioni nella sua ricostruzione dei fatti quando era un semplice testimone. Accuse respinte dall'indagato il quale ha sempre rivendicato la propria estraneità all'omicidio sottolineando che il suo ruolo fu solo quello di accompagnare Calvi a Londra. Per la procura, invece, Vittor e gli gli altri quattro imputati "avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso - è detto nel capo di imputazione - denominate Cosa nostra e Camorra cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti ale predette organizzazioni; conseguire l'impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all'impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della massoneria, della Loggia P2 e dello Ior, con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro".
Il suo nominativo va ad aggiungersi a quello dell'ex cassiere della mafia Pippo Calò, dello stesso Carboni, dell'ex convivente di quest'ultimo Manuela Kleinszig e dell'ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi (tutti già rinviati a giudizio) tra i presunti responsabili del delitto avvenuto a Londra il 18 giugno 1982.
E dalle stesse nebbie era già rispuntato, circa un anno fa, anche il nome di Licio Gelli come mandante dell'omicidio. Il nome dell'ex venerabile della P2, e quello di altre tre persone, fanno parte del fascicolo stralcio tuttora all'esame dei pubblici ministeri. L'accusa contestata a Vittor è contenuta nel capo di imputazione depositato a conclusione della prima tranche dell'inchiesta stralcio sulla morte del banchiere. Una procedura, questa, che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Ora l'auspicio dei pm romani è che la posizione di Vittor possa essere definita in tempo per l'eventuale riunione (in caso di rinvio a giudizio) al processo, che comincerà il prossimo 6 ottobre.
Alla base dell'imputazione gli incontri di Vittor con l'antiquario Sergio Vaccari, ucciso a coltellate tre mesi dopo l'assassinio di Calvi e considerato un altro responsabile del delitto, le dichiarazioni di alcuni testimoni, una serie di intercettazioni e le contraddizioni nella sua ricostruzione dei fatti quando era un semplice testimone. Accuse respinte dall'indagato il quale ha sempre rivendicato la propria estraneità all'omicidio sottolineando che il suo ruolo fu solo quello di accompagnare Calvi a Londra. Per la procura, invece, Vittor e gli gli altri quattro imputati "avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso - è detto nel capo di imputazione - denominate Cosa nostra e Camorra cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti ale predette organizzazioni; conseguire l'impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all'impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della massoneria, della Loggia P2 e dello Ior, con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro".
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