Da redazione del 27/05/2005
ATS
Somalia: Unicef costretta a lasciare Bosaso
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NAIROBI - L'Unicef è stata costretta in seguito a continue e serie minacce a lasciare la città portuale di Bosaso, nel nord-ovest della Somalia, dove operava da tempo. In particolare attualmente era impegnata nella ricostruzione delle aree costiere devastate dallo tsumani del 26 dicembre scorso. Lo rendono noto oggi fonti a Nairobi.
La circostanza è particolarmente preoccupante perché Bosaso sorge nel Puntland, ampia e strategica regione semiautonoma della Somalia, che è sempre sostanzialmente rimasta - sopratutto negli ultimi anni - al di fuori, o quantomeno ai margini, dalla tragedia del Paese. Inoltre, stando a quando sostengono le fonti, le minacce erano state rese note al "presidente" del Puntland, Mohamud Mused Irsi, noto come "Adde", erede e delfino di colui che attualmente è il presidente della Somalia, Abdullahi Yusuf, che in un primo momento aveva garantito interventi decisi, e quindi appare essersi defilato rispetto a tali impegni.
Poco chiare cause e dinamica; certa, altresì, la circostanza che è un altro passaggio negativo nell'attuale caotica situazione somala. Il governo di unità nazionale - emerso tra l'autunno e l'inverno scorso dopo due anni di negoziati, i quattordicesimi, dei precedenti non c'è neanche più ricordo - appare in larga misura spaccato, a partire dal Parlamento.
La circostanza è particolarmente preoccupante perché Bosaso sorge nel Puntland, ampia e strategica regione semiautonoma della Somalia, che è sempre sostanzialmente rimasta - sopratutto negli ultimi anni - al di fuori, o quantomeno ai margini, dalla tragedia del Paese. Inoltre, stando a quando sostengono le fonti, le minacce erano state rese note al "presidente" del Puntland, Mohamud Mused Irsi, noto come "Adde", erede e delfino di colui che attualmente è il presidente della Somalia, Abdullahi Yusuf, che in un primo momento aveva garantito interventi decisi, e quindi appare essersi defilato rispetto a tali impegni.
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