Da Agi del 17/01/2005
Anno giudiziario: PG Palermo, mafia mantiene forza eversiva
Palermo, 15 gen. - La mafia mantiene saldamente in Sicilia il controllo delle attivita' illecite e continua a influenzare il sistema degli appalti, avverte il procuratore generale di Palermo, Salvatore Celesti, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto che ha giurisdizione anche sulle province di Trapani e Agrigento.
"Cosa Nostra -afferma il magistrato- si pone come una vera e propria organizzazione eversiva delle regole dello Stato di diritto, che viene a limitare, in modo violento, i diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini, perche' impedisce il libero esercizio delle attivita' economiche, il diritto di inserirsi liberamente nel mercato del lavoro e, in alcuni casi, la stessa possibilita' di libera manifestazione del pensiero.
Essa realizza, quindi, la frattura piu' profonda tra i valori che si intendono perseguire all'interno della societa' civile e generalmente accettati e riconosciuti da tutte le parti sociali e la possibilita' concreta di una loro effettiva attuazione nel tessuto sociale dell'Isola, gia' degradato dagli annosi problemi derivanti da un'economia non particolarmente florida e dall'alta percentuale di disoccupazione". In seno alla mafia e' in corso "un progetto di ricostituzione dell'assetto organizzativo, portato avanti da un ristretto gruppo di persone con a capo Bernardo Provenzano" ma anche "altri soggetti identificati all'esito di indagini tuttora coperte dal segreto investigativo". Un progetto che per Celesti si esprime in una "accentuata trasversalita' territoriale, diversa dai tradizionali canoni di rigida corrispondenza tra famiglie mafiose e aree geografiche", e sfrutta "sistemi di aggregazione alternativi ma non meno efficaci". Un quadro in cui esistono pero' "potenziali fattori di instabilita' e di crisi che sconsigliano di abbassare minimamente la guardia".
"Cosa Nostra -afferma il magistrato- si pone come una vera e propria organizzazione eversiva delle regole dello Stato di diritto, che viene a limitare, in modo violento, i diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini, perche' impedisce il libero esercizio delle attivita' economiche, il diritto di inserirsi liberamente nel mercato del lavoro e, in alcuni casi, la stessa possibilita' di libera manifestazione del pensiero.
Essa realizza, quindi, la frattura piu' profonda tra i valori che si intendono perseguire all'interno della societa' civile e generalmente accettati e riconosciuti da tutte le parti sociali e la possibilita' concreta di una loro effettiva attuazione nel tessuto sociale dell'Isola, gia' degradato dagli annosi problemi derivanti da un'economia non particolarmente florida e dall'alta percentuale di disoccupazione". In seno alla mafia e' in corso "un progetto di ricostituzione dell'assetto organizzativo, portato avanti da un ristretto gruppo di persone con a capo Bernardo Provenzano" ma anche "altri soggetti identificati all'esito di indagini tuttora coperte dal segreto investigativo". Un progetto che per Celesti si esprime in una "accentuata trasversalita' territoriale, diversa dai tradizionali canoni di rigida corrispondenza tra famiglie mafiose e aree geografiche", e sfrutta "sistemi di aggregazione alternativi ma non meno efficaci". Un quadro in cui esistono pero' "potenziali fattori di instabilita' e di crisi che sconsigliano di abbassare minimamente la guardia".
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