Da La Repubblica del 27/11/2004
Ustica: "C'era un altro aereo che incrociò la rotta del Dc9"
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ROMA - C'era almeno un altro aereo che incrociò la rotta del Dc9 dell'Itavia vicino al punto del disastro, la notte del 27 giugno 1980, quando il veivolo si inabissò al largo di Ustica e 81 persone rimasero uccise. E' quanto emerge dalla motivazioni della sentenza della corte d'Assise di Roma, che nell'aprile scorso ha assolto i generali dell'Aeronautica militare Zeno Tascio e Corrado Melillola e ha condannato per il reato di turbativa i generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri. Reato che nel frattempo è caduto in prescrizione. I due non fornirono infatti all'esecutivo i dati radar che indicavano la presenza di un altro veivolo. In pratica non informarono il governo su quanto realmente accaduto quella sera nei cieli di Ustica. Se avessero avuto quelle informazioni, rilevano i giudici, le "risposte dei ministri in Parlamento e il loro complessivo atteggiamento nell'ambito del governo sarebbero stati di diverso tenore". Per la Corte però Bartolucci e Ferri non avrebbero impedito tout court l'esercizio delle prerogative del governo e le loro omissioni non sono sufficienti a identificare il reato di altro tradimento. Ma nel documento, 585 pagine, la Corte si spinge oltre l'analisi delle posizioni dei quattro imputati e indica un possibile scenario alla luce di quanto maturato nel corso dell'istruttoria dibattimentale. "I dati del radar Marconi, emergenti dai tabulati della sera del 27 giugno 1980 e relativi al settore 7 interessante il percorso del Dc9 IH870 - scrive la Corte - sono indicativi, con una probabilità apprezzabile e significativamente superiore a quella ipotizzata dalla Commissione Misiti, della presenza di almeno un velivolo intersecante la rotta del Dc9 in corrispondenza della zona del disastro". Ma quel velivolo non era il Mig libico trovato sulla Sila nel luglio del 1980. Non è assolutamente sostenibile, scrivono i giudici, che il Mig sia precipitato proprio la sera del 27 giugno 1980, la stessa in cui il Dc dell'Itavia si inabissò al largo di Ustica. Non solo, per i giudici della terza corte d'Assise di Roma, è da escludere, così come indicato dalla consulenza medico-legale di Giusto Giusti, che il cadavere del pilota del velivolo libico si trovasse sul luogo del ritrovamento da 20 giorni e che non vi è alcuna prova che l'aereo militare sia caduto prima del 18 luglio, data ufficiale dell'incidente. Le argomentazioni del collegio presieduto da Giovanni Muscarà recepiscono in pieno le conclusioni dei pubblici ministeri Maria Monteleone ed Erminio Amelio. Gli stessi giudici riconoscono, peraltro, che è esistito un testamento del pilota, un'annotazione in lingua araba su un foglietto di carta bruciacchiato, in cui veniva descritto l'abbattimento di un velivolo, ma che, come sottolineato dagli stessi pm, è "stato fatto sparire".
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