Da L'Unità del 25/01/2005

Caso Ilaria Alpi, il traffico dei rifiuti dietro il suo omicidio

Torna d’attualità l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, due cronisti in zona di guerra: tema, purtroppo, quanto mai attuale. L’inviata del Tg3 e il suo cameraman furono uccisi a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994. Quello che poteva sembrare, lì per lì, un «normale» incidente si rivelò ben presto un assassinio su commissione: nella Somalia infiammata dalla guerra civile, Ilaria stava inseguendo una notizia terribile che aveva le sue radici assai più vicino a noi, nella nostra civile Italia. Un traffico di armi e di rifiuti tossici del quale Mogadiscio era solo il terminale.

Ora questa ipotesi è confermata ancor di più dalle parole dell’ex pm della procura circondariale di Reggio Calabria, Francesco Neri, che martedì lo ha riferito alla Commissione parlamentare a Palazzo San Macuto. «Io non faccio commenti, mi limito a confermare i fatti ed i fatti dicono che tra l'indagine sull'affondamento dei rifiuti a Bosaso in Somalia e Ilaria Alpi c'erano dei legami che abbiamo segnalato anni fa alle procure competenti». «Non è mio compito né mia intenzione fare polemiche politiche - ha spiegato Neri - ma ripeto: quello che ho riportato in Commissione sono i fatti emersi dall'indagine sulla Cooperazione, sulla Shifco. Tra i documenti che trovammo, spuntò anche il certificato di morte di Ilaria Alpi». Neri ha spiegato di aver inserito nel fascicolo processuale «18/31» il certificato di morte di Ilaria Alpi, trovato dopo una perquisizione fatta tra i documenti nella disponibilità di un indagato per il traffico di rifiuti che sarebbero stati affondati al largo di Bosaso (l’oggetto appunto dell’indagine giornalistica della Alpi sulla Cooperazione) in Somalia.

All'epoca delle indagini, Neri spiega di essersi trovato «davanti ad una serie di coincidenze temporali», anche queste, supportate da fatti e documenti portate all'attenzione della procura di Reggio Calabria (Neri era pm della ex circondariale) e di quella Roma e in particolare nel 1996 all'attenzione del pm Pititto che condusse le prime indagini sull'omicidio della Alpi e di Hrovatin, e messe all'attenzione della Commissione di indagine presieduta da Carlo Taormina che ha secretato i documenti forniti dall'ex pm di Reggio Calabria.

Dalla perquisizione effettuata nei confronti dell'indagato - si tratta dell'industriale Francesco Comerio il cui nome è stato fatto in sede di audizione a Palazzo San Macuto - Neri trovò anche altri documenti «tra cui la zona, segnata da punti nave al largo delle coste somale, dove sarebbero state affondate due navi» stipate di rifiuti. Comerio, come ha spiegato lo stesso magistrato a Carlo Taormina, sostenne di essere in possesso di autorizzazioni per effettuare quelle operazioni.

Nel periodo immediatamente precedente la sua morte la Alpi stava indagando proprio sui traffici illeciti di armi e di rifiuti tossici tra l’Italia e la Somalia e sui legami di questi traffici con i programmi di cooperazione e sviluppo. E la relazione di Neri alla Commissione parlamentare porta l’indagine sempre più vicino alla trama de Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni, che Ferdinando Vicentini Orgnani, assieme a Marcello Fois, ha girato dopo averne fatto prima un libro serio e documentato.

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