Da Corriere della Sera del 08/07/2005
Br, ergastolo a Lioce, Morandi e Mezzasalma
Condanne per Blefari Melazzi, Broccantelli, Di Giovannangelo, Boccaccini
Sentenza per l'omicidio di Massimo D'Antona. Assolti Federica Saraceni, Alessandro Costa, Roberto Badel e i fratelli Viscido
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ROMA - La II Corte D'assise di Roma presieduta da Mario Lucio D'Andria ha condannato all'ergastolo Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma per l'omicidio del professor Massimo D'Antona, il consulente del ministero del Lavoro ucciso il 20 maggio del 1999 in via Salaria dalle Brigate Rosse. È stata invece assolta dall'accusa di concorso in omicidio Federica Saraceni, che ha però riportato una condanna a 4 anni e 6 mesi perchè ritenuta responsabile di associazione sovversiva. I suoi avvocati sono tuttavia convinti di riuscire a scagionarla del tutto in appello. Assolti anche i fratelli Fabio e Maurizio Viscido, Alessandro Costa e Roberto Badel che erano imputati di banda armata. Per Costa e Badel, per i quali erano stati richiesti rispettivamente 5 anni e 3 anni e 6 mesi è stata disposta la scarcerazione dal presidente della Corte.
LE ALTRE CONDANNE - Diana Blefari Melazzi ha avuto 9 anni e 6 mesi, Paolo Broccatelli 9 anni, Umberto Di Giovannangelo 5 anni e sei mesi, Simone Boccaccini 5 anni e otto mesi. Cinque anni e sei mesi sono stati invece comminati agli irriducibili del carcerario: Fosso, Donati, Galloni e Mazzei. «Una sentenza equilibrata, il quadro accusatorio esce sostanzialmente confermato» è il commento dell'avvocato Luca Petrucci, legale di Olga D'Antona, subito dopo la sentenza della Corte D'Assise. «Complessivamente - aggiunge - siamo soddisfatti. Chiedevamo una condanna che non fosse di vendetta: effettivamente si è trattato di una sentenza articolata che conferma il quadro accusatorio. Non convincono, però, alcune singole posizioni». «Una sentenza equilibrata ma dura». Così l'avvocato Walter Biscotti, difensore di parte civile della famiglia di Emanuele Petri, l'agente della Polfer rimasto ucciso nella sparatoria sul treno Roma-Firenze il 2 marzo 2003, definisce la sentenza emessa dalla seconda corte d'assise di Roma. «Le vittime del terrorismo - ha sottolineato il legale - devono considerarsi nuovi padri della democrazia del paese»
«AZIONE DISARTICOLANTE» - L'omicidio di Massimo D'Antona è stato la prima «azione disarticolante», l'attacco «al cuore dello Stato», dopo la ritirata strategica cominciata alla fine degli anni '80 all'indomani dell'assassinio Ruffilli. Il processo era inizato il il 17 febbraio scorso.
LE ALTRE CONDANNE - Diana Blefari Melazzi ha avuto 9 anni e 6 mesi, Paolo Broccatelli 9 anni, Umberto Di Giovannangelo 5 anni e sei mesi, Simone Boccaccini 5 anni e otto mesi. Cinque anni e sei mesi sono stati invece comminati agli irriducibili del carcerario: Fosso, Donati, Galloni e Mazzei. «Una sentenza equilibrata, il quadro accusatorio esce sostanzialmente confermato» è il commento dell'avvocato Luca Petrucci, legale di Olga D'Antona, subito dopo la sentenza della Corte D'Assise. «Complessivamente - aggiunge - siamo soddisfatti. Chiedevamo una condanna che non fosse di vendetta: effettivamente si è trattato di una sentenza articolata che conferma il quadro accusatorio. Non convincono, però, alcune singole posizioni». «Una sentenza equilibrata ma dura». Così l'avvocato Walter Biscotti, difensore di parte civile della famiglia di Emanuele Petri, l'agente della Polfer rimasto ucciso nella sparatoria sul treno Roma-Firenze il 2 marzo 2003, definisce la sentenza emessa dalla seconda corte d'assise di Roma. «Le vittime del terrorismo - ha sottolineato il legale - devono considerarsi nuovi padri della democrazia del paese»
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