Da La Repubblica del 11/07/2005
Srebrenica, dieci anni dopo un enorme funerale di massa
Nell'estate del 1995 quasi 8000 musulmani vennero massacrati dai serbi. Arrivate le spoglie di 610 vittime dalle fosse comuni
Imponenti misure di sicurezza per la marcia di oggi
Attese oltre cinquantamila persone. E 50 delegazioni ufficiali
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SARAJEVO - Dieci anni dopo, la Bosnia si prepara a commemorare oggi il genocidio di oltre 8.000 musulmani di Srebrenica, massacrati dalle forze serbe nell'estate del 1995 in quella che era stata dichiarata 'zona protetta' dalle Nazioni unite.
Ieri sera al Memoriale e cimitero di Potocari, alla periferia di Srebrenica, sono arrivate le spoglie di 610 vittime del massacro identificate negli ultimi mesi, tra le migliaia esumate da 60 fosse comuni, che verranno inumate domani.
Ieri sera sono arrivati anche i mille partecipanti della marcia che segue il percorso dei circa 15.000 uomini che, dopo l'irruzione delle forze serbe nella città, cercarono di raggiungere Tuzla attraverso le montagne, e di cui solo pochi si salvarono.
Alla cerimonia si prevede la partecipazione di 50.000 persone che verranno, la stragrande maggioranza, da altre parti della Bosnia. Dei 28.000 musulmani che sino al 1992 abitavano la città d'argento (il significato di srebro), meno di 4.000 sono tornati nell'intero territorio comunale, 8.000 sono stati trucidati, gli altri, la maggior parte donne e bambini, vivono da profughi senza identità e senza risorse.
La polizia della Republika Srpska (entità a maggioranza serba di Bosnia) di cui oggi Srebrenica fa parte, ha messo in atto, insieme alle altre forze di polizia bosniache e ai militari della forza di pace europea, un imponente dispositivo di sicurezza intorno a Potocari dove, la scorsa settimana, sono stati trovati 35 chilogrammi di esplosivo. Secondo fonti internazionali, il ritrovamento potrebbe essere stato solo un espediente architettato per scoraggiare la gente a venire.
"Non ci spaventeranno - ha detto Munira Subasic, una delle madri di Srebrenica - alle persone che hanno deciso di venire a Srebrenica per essere con noi e con le nostre vittime non può far paura nessun esplosivo".
Quest'anno anche la comunità internazionale si è stretta attorno alle donne di Srebrenica. Il decennale della "tragedia che peserà sempre sulla nostra storia", come disse nell'ottobre 1999 il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, porterà a Srebrenica oltre 50 delegazioni ufficiali.
Parteciperanno i ministri degli esteri britannico, Jack Straw, francese Philippe Douste-Blazy, olandese Bernard Bot, svedese Laila Freivald, turco Abdullah Gul. Verranno, tra gli altri, il presidente del Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) Theodor Meron, il presidente della Banca mondiale Paul Wolfowitz, il commissario europeo per l'allargamento Olli Rehn.
Per la prima volta, alla commemorazione di quello che passerà alla storia come il più sanguinoso massacro in Europa dopo la seconda guerra mondiale, parteciperà una delegazione di Belgrado guidata dal presidente Svetozar Marovic e dal presidente della Serbia Boris Tadic.
La grande assente oggi a Potocari sarà il procuratore capo del Tpi, Carla Del Ponte, che non ha voluto essere presente per protesta contro la mancata cattura di Karadzic e Mladic, da dieci anni ricercati dal Tpi per crimini contro l'manità e genocidio.
Dei 19 accusati dal Tribunale per il massacro di Srebrenica, solo sei sono stati finora processati e condannati. L'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, considerato il mandante dell'eccidio, è sotto processo all'Aja, mentre nelle prigioni del Tribunale si trovano nove generali e ufficiali serbi in attesa di processo.
Nelle scorse settimane si è spesso ventilata l'ipotesi che Belgrado, sottoposta a forti pressioni internazionali, potrebbe consegnare Mladic entro l'11 luglio. In un ennesimo tentativo di localizzare Karadzic, che, si ritiene, si nasconde tra Bosnia e Montenegro, anche con l'aiuto della chiesa serba ortodossa, i militari della Nato hanno fermato tre giorni fa il figlio Aleksandar perchè "potrebbe essere in possesso di informazioni importanti per localizzare criminali di guerra ricercati o per identificare i loro sostenitori".
Ieri sera al Memoriale e cimitero di Potocari, alla periferia di Srebrenica, sono arrivate le spoglie di 610 vittime del massacro identificate negli ultimi mesi, tra le migliaia esumate da 60 fosse comuni, che verranno inumate domani.
Ieri sera sono arrivati anche i mille partecipanti della marcia che segue il percorso dei circa 15.000 uomini che, dopo l'irruzione delle forze serbe nella città, cercarono di raggiungere Tuzla attraverso le montagne, e di cui solo pochi si salvarono.
Alla cerimonia si prevede la partecipazione di 50.000 persone che verranno, la stragrande maggioranza, da altre parti della Bosnia. Dei 28.000 musulmani che sino al 1992 abitavano la città d'argento (il significato di srebro), meno di 4.000 sono tornati nell'intero territorio comunale, 8.000 sono stati trucidati, gli altri, la maggior parte donne e bambini, vivono da profughi senza identità e senza risorse.
La polizia della Republika Srpska (entità a maggioranza serba di Bosnia) di cui oggi Srebrenica fa parte, ha messo in atto, insieme alle altre forze di polizia bosniache e ai militari della forza di pace europea, un imponente dispositivo di sicurezza intorno a Potocari dove, la scorsa settimana, sono stati trovati 35 chilogrammi di esplosivo. Secondo fonti internazionali, il ritrovamento potrebbe essere stato solo un espediente architettato per scoraggiare la gente a venire.
"Non ci spaventeranno - ha detto Munira Subasic, una delle madri di Srebrenica - alle persone che hanno deciso di venire a Srebrenica per essere con noi e con le nostre vittime non può far paura nessun esplosivo".
Quest'anno anche la comunità internazionale si è stretta attorno alle donne di Srebrenica. Il decennale della "tragedia che peserà sempre sulla nostra storia", come disse nell'ottobre 1999 il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, porterà a Srebrenica oltre 50 delegazioni ufficiali.
Parteciperanno i ministri degli esteri britannico, Jack Straw, francese Philippe Douste-Blazy, olandese Bernard Bot, svedese Laila Freivald, turco Abdullah Gul. Verranno, tra gli altri, il presidente del Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) Theodor Meron, il presidente della Banca mondiale Paul Wolfowitz, il commissario europeo per l'allargamento Olli Rehn.
Per la prima volta, alla commemorazione di quello che passerà alla storia come il più sanguinoso massacro in Europa dopo la seconda guerra mondiale, parteciperà una delegazione di Belgrado guidata dal presidente Svetozar Marovic e dal presidente della Serbia Boris Tadic.
La grande assente oggi a Potocari sarà il procuratore capo del Tpi, Carla Del Ponte, che non ha voluto essere presente per protesta contro la mancata cattura di Karadzic e Mladic, da dieci anni ricercati dal Tpi per crimini contro l'manità e genocidio.
Dei 19 accusati dal Tribunale per il massacro di Srebrenica, solo sei sono stati finora processati e condannati. L'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, considerato il mandante dell'eccidio, è sotto processo all'Aja, mentre nelle prigioni del Tribunale si trovano nove generali e ufficiali serbi in attesa di processo.
Nelle scorse settimane si è spesso ventilata l'ipotesi che Belgrado, sottoposta a forti pressioni internazionali, potrebbe consegnare Mladic entro l'11 luglio. In un ennesimo tentativo di localizzare Karadzic, che, si ritiene, si nasconde tra Bosnia e Montenegro, anche con l'aiuto della chiesa serba ortodossa, i militari della Nato hanno fermato tre giorni fa il figlio Aleksandar perchè "potrebbe essere in possesso di informazioni importanti per localizzare criminali di guerra ricercati o per identificare i loro sostenitori".
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