Da Vita No Profit del 03/08/2005
Somalia: missione Onu a Mogadiscio
Il rappresentante speciale Onu in Somalia per porre fine alle spaccature interne del nuovo regime
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Missione del rappresentante speciale dell'Onu per la Somalia Francois Lonseny Fall oggi a Mogadiscio con l'obiettivo di ricucire lo strappo grave creatosi all'interno del governo federale di unita' nazionale all'inizio dell'anno, a pochi mesi dal suo faticoso varo.
In tal senso Fall ha avuto una serie di colloqui con i principali rappresentanti del gruppo che siede, appunto, a Mogadiscio in contrapposizione con quanti -presidente Abdullahi Yusuf e premier Ali Gedi- hanno eletto capitale provvisoria a Jowhar, circa 90 km. a nord, in attesa che a Mogadiscio si realizzino condizioni di sicurezza. Tra gli interlocutori odierni, il presidente del parlamento Sharif Hassan Scheikh Aden: con lui, a suo dire, a Mogadiscio si trovano circa 100 deputati. Che ha, tra l'altro, dichiarato: ''Si tratta di un governo di riconciliazione, e noi tutti ne abbiamo accettato la responsabilita', e ne condividiamo i fini: ma non e' realistico ignorare le divisioni''.
Poi numerosi importanti 'signori della guerra' della capitale, che sono anche ministri, e di peso, dell'esecutivo nazionale, anche se di fatto hanno rotto con Gedi ed Yusuf. Per loro, e' fuori discussione che la capitale possa essere, seppur provvisoriamente, altra che Mogadiscio. Affermano, inoltre, che la citta' e' sicura. In realta', notano gli osservatori, la controllano completamente dal punto militare, come i lucrosi traffici che vi transitano, e quindi per il governo andare li' ora sarebbe molto poco sicuro: se non fisicamente (comunque variabile non secondaria), politicamente. Fall era stato lunedi' scorso anche a Jowhar, dove aveva incontrato Gedi.
Che aveva affermato che ''il governo e' in grado di affrontare e risolvere i problemi minori con cui si confronta, istigati da personalita' ben precise''. Lo stesso premier, in un'intervista con l'Ansa lo scorso mese, aveva dichiarato che i signori della guerra che siedono -in rottura col governo, di cui pur sono ancora formalmente ministri- a Mogadiscio hanno concluso un patto con i fondamentalisti islamici della capitale per mantenerne il controllo. Infine, gli spiragli di riconciliazione tra le due anime del governo sembrano scarsi, anche se la mediazione continua senza sosta, spesso sotto traccia. Ma il perdurare della rottura potrebbe avere conseguenze rovinose per la Somalia, peraltro in completa, sanguinosa deriva anarchica dal '91.
In tal senso Fall ha avuto una serie di colloqui con i principali rappresentanti del gruppo che siede, appunto, a Mogadiscio in contrapposizione con quanti -presidente Abdullahi Yusuf e premier Ali Gedi- hanno eletto capitale provvisoria a Jowhar, circa 90 km. a nord, in attesa che a Mogadiscio si realizzino condizioni di sicurezza. Tra gli interlocutori odierni, il presidente del parlamento Sharif Hassan Scheikh Aden: con lui, a suo dire, a Mogadiscio si trovano circa 100 deputati. Che ha, tra l'altro, dichiarato: ''Si tratta di un governo di riconciliazione, e noi tutti ne abbiamo accettato la responsabilita', e ne condividiamo i fini: ma non e' realistico ignorare le divisioni''.
Poi numerosi importanti 'signori della guerra' della capitale, che sono anche ministri, e di peso, dell'esecutivo nazionale, anche se di fatto hanno rotto con Gedi ed Yusuf. Per loro, e' fuori discussione che la capitale possa essere, seppur provvisoriamente, altra che Mogadiscio. Affermano, inoltre, che la citta' e' sicura. In realta', notano gli osservatori, la controllano completamente dal punto militare, come i lucrosi traffici che vi transitano, e quindi per il governo andare li' ora sarebbe molto poco sicuro: se non fisicamente (comunque variabile non secondaria), politicamente. Fall era stato lunedi' scorso anche a Jowhar, dove aveva incontrato Gedi.
Che aveva affermato che ''il governo e' in grado di affrontare e risolvere i problemi minori con cui si confronta, istigati da personalita' ben precise''. Lo stesso premier, in un'intervista con l'Ansa lo scorso mese, aveva dichiarato che i signori della guerra che siedono -in rottura col governo, di cui pur sono ancora formalmente ministri- a Mogadiscio hanno concluso un patto con i fondamentalisti islamici della capitale per mantenerne il controllo. Infine, gli spiragli di riconciliazione tra le due anime del governo sembrano scarsi, anche se la mediazione continua senza sosta, spesso sotto traccia. Ma il perdurare della rottura potrebbe avere conseguenze rovinose per la Somalia, peraltro in completa, sanguinosa deriva anarchica dal '91.
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