Da Ansa del 03/09/2005

Palermo, concorso truccato per assumere nipote del boss

Raffica di avvisi di garanzia in un paese della provincia

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Storia del crimine organizzato in Italia1. Mafia
PALERMO - La nipote del boss aiutata in un concorso pubblico per assistere i portatori di handicap. I "dirigenti" di Cosa nostra si sarebbero infiltrati nell'amministrazione comunale di Torretta, un piccolo comune della provincia di Palermo, dove i carabinieri hanno sequestrato documentazione e notificato avvisi di garanzia a tre dipendenti accusati di aver favorito la nipote del capomafia latitante Bernardo Provenzano Maria Rosa Palazzolo, 21 anni, anch'essa indagata. Secondo l'accusa, la ragazza sarebbe stata assunta pur non essendo in possesso dei requisiti tecnici necessari.

L'inchiesta riguarda due distinti bandi di concorso per la selezione di volontari da impiegare in servizi socio-assistenziali ai portatori di handicap (per un totale di quattro posti) e per l'assegnazione di tre borse di lavoro. Altre sette persone sono state iscritte nel registro degli indagati per abuso d'ufficio e falso ideologico. I tre dipendenti comunali, che facevano parte della commissione esaminatrice, sono Salvatore Gambino (42 anni), Capo area dell'ufficio Affari generali del Comune, Maria Stella Candela (44 anni), impiegata dell'ufficio Servizi sociali e Paola Fasciana (31 anni), assistente sociale. Gli altri sette sono invece i partecipanti al concorso, alcuni dei quali vengono indicati come "vicini" alle cosche mafiose della zona.

Tutti i componenti della Commissione avrebbero illecitamente agevolato l'assunzione delle quattro persone risultate poi vincitrici del concorso, consentendo alle stesse di esibire, contrariamente alle previsioni del bando di concorso, titoli preferenziali dopo la presentazione delle domande. Tra queste, appunto, la nipote di Provenzano, residente a Torretta: la ragazza era terza nella graduatoria di merito, e avrebbe tra l'altro attestato falsamente nella propria domanda di aver presentato tutta la documentazione dei titoli posseduti, fornendo un curriculum vitae falso (che è costato una denuncia al direttore di una casa di riposo).

Relativamente al bando per la selezione di tre persone da avviare alle Borse lavoro, sono stati indagati i vincitori (tra loro Anna Rosalia Prestigiacomo, moglie del pregiudicato mafioso Salvatore). Tutti sono accusati di "aver conseguito l'auspicata assegnazione della Borsa lavoro attraverso false dichiarazioni nelle domande di assunzione e l'attribuzione da parte dell'assistente sociale di indebiti punteggi di merito".

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