Da redazione del 13/09/2005
Fonte: Caserta24ore
E' morto in Francia Luigi Cavallo
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Luigi Cavallo si è spento l’8 settembre 2005, all’età di 85 anni, a Béziers, nel sud della Francia. Nato a Torino, giornalista politico e d’investigazione aveva fatto i suoi studi a Berlino (laurea in filosofia) e a Torino (scienze politiche). Nel 1943 aveva fondato , con altri militanti comunisti, la rete « Stella Rossa », uno dei primi gruppi di resistenza anti-nazista in Piemonte. Redige articoli del giornale clandestino e gestisce i GAP. Da aprile 1945 a maggio 1946 è capo redattore di politica interna de « L’Unità ». Redige e firma editoriali con Palmiro Togliatti e altri grandi esponenti del P.C.I. Da maggio 1946 a ottobre 1949 è accreditato a Parigi e a Berlino come inviato de « L’Unità ». Pubblica inoltre articoli in giornali e riviste comuniste : « Démocratie Nouvelle » , « Einheit » di Berlino-Ovest, « Kommunist » e « Borba ». Nel settembre del 1946, in occasione della firma del Trattato di Pace, organizza a Parigi, per il governo italiano, l’esposizione sulla Resistenza per far conoscere il contributo della stampa clandestina e dei gruppi partigiani italiani alla lotta contro i nazisti. Nell’autunno del 1949, durante la « querelle » Tito-Stalin, polemizza con il PCI e lascia il Partito. Si trasferisce in America, accreditato presso l’ONU, come giornalista e traduttore , dalla « Ligue Jugoslavija », e come corrispondente a New York di riviste e giornali italiani. Nel 1952, durante il periodo del maccartismo, è arrestato e deportato perché rifiuta di testimoniare contro i comunisti americani. Il 17 giugno 1953 partecipa alla rivolta operaia di Berlino e con il giornalista Heinz Wenzel (Heinrich Bär), ristruttura il movimento e la rivista « Tarantel Press », sotto la protezione del cancelliere tedesco K. Adenauer. Collabora con i « Freiheitlicher Juristen » e organizza le informazioni e la diffusione clandestina nella Germania dell’Est. Per 20 anni lavora tra Berlino e l’Italia. Fonda diverse riviste. Negli anni ’50, denuncia i crimini staliniani e i gulag sovietici. Organizza in Italia le campagne in favore dei sindacati democratici. Specializzato nelle inchieste sui grandi scandali finanziari e politici che caratterizzano la vita italiana, « una classe dirigente fondata sul crimine organizzato », svela diversi casi di corruzione; l’INGIC, nel 1954, nel quale tra i numerosi imputati comparivano ex-ministri, decine di deputati, un centinaio di sindaci di tutti i partiti politici. Nel 1960 fonda l’« Agenzia A » per allargare l’attività con la pubblicazione di dossier, come quelli riguardanti il coinvolgimento dei Servizi Segreti italiani nella gestione del terrorismo e nei massacri che hanno insanguinato l’Italia per diversi anni. Pubblicità ce24ore beta
Ha scritto una decina di libri. Nel « Dossier S.I.R. » (1973), segnala gli intrighidell’ing.. Nino Rovelli, padrone del trust Petrolchimico, che saccheggia lo Stato italiano in connivenza con ministri. Il suo ruolo diventa essenziale nel 1977 quando denuncia gli scandali relativi alle attività del Banco Ambrosiano. Il Presidente, il banchiere Roberto Calvi, (trovato impiccato a Londra nel 1982), e la Loggia P2. organizzano la corruzione per coprire gli intrighi che, sei anni dopo, nel 1982, porteranno ad un fallimento colossale: un buco di 1287 milioni di dollari. Nei suoi articoli e bollettini Luigi Cavallo denuncia il potente banchiere di MedioBanca, Enrico Cuccia, per il caso I.T.T., gli imbrogli di Monsignor Marcinkus e dello IOR, e della Banca d’Italia. Temuto dagli uomini del potere economico e politico, Luigi Cavallo diventa il bersaglio dei magistrati di Torino e Milano, dei quali dimostra le complicità e le compiacenze, vengono emessi contro di lui mandati d’arresto fantasiosi : tentativo di organizzare un Colpo di Stato, indagini senza autorizzazione della Prefettura ecc… La sua tipografia è messa sotto sequestro dalla polizia politica e gli uffici perquisiti una cinquantina di volte. Nel 1977 Luigi Cavallo è costretto, all’età di 57 anni, ad abbandonare tipografia, casa editrice, agenzia stampa, uffici di Milano, Torino e Roma e rifugiarsi in Francia. Si stabilisce a Parigi e a Montigny-sur-Loing. È stato il primo a denunciare la campagna avviata dal Reader’Digest e dai Servizi Segreti italiani per disinformare l’opinione mondiale su una pretesa “filière” bulgara, collabora con l’avvocato parigino che partecipa alla difesa del bulgaro Serghej Antonov, presentato come la mente dell’attentato contro Papa Giovanni Paolo II, e in seguito assolto. Nel dicembre del 1985 il governo italiano richiede alla Francia l’estradizione di Luigi Cavallo e la sua incarcerazione per farlo tacere, nell’ambito del processo contro il banchiere Michele Sindona, poi « suicidato » nel marzo del 1986 nel carcere di massima sicurezza di Voghera. Durante la sua lunga vita di lotte e battaglie Luigi Cavallo non ha mai chiesto nessun esonero, nessun privilegio.
Ha scritto una decina di libri. Nel « Dossier S.I.R. » (1973), segnala gli intrighidell’ing.. Nino Rovelli, padrone del trust Petrolchimico, che saccheggia lo Stato italiano in connivenza con ministri. Il suo ruolo diventa essenziale nel 1977 quando denuncia gli scandali relativi alle attività del Banco Ambrosiano. Il Presidente, il banchiere Roberto Calvi, (trovato impiccato a Londra nel 1982), e la Loggia P2. organizzano la corruzione per coprire gli intrighi che, sei anni dopo, nel 1982, porteranno ad un fallimento colossale: un buco di 1287 milioni di dollari. Nei suoi articoli e bollettini Luigi Cavallo denuncia il potente banchiere di MedioBanca, Enrico Cuccia, per il caso I.T.T., gli imbrogli di Monsignor Marcinkus e dello IOR, e della Banca d’Italia. Temuto dagli uomini del potere economico e politico, Luigi Cavallo diventa il bersaglio dei magistrati di Torino e Milano, dei quali dimostra le complicità e le compiacenze, vengono emessi contro di lui mandati d’arresto fantasiosi : tentativo di organizzare un Colpo di Stato, indagini senza autorizzazione della Prefettura ecc… La sua tipografia è messa sotto sequestro dalla polizia politica e gli uffici perquisiti una cinquantina di volte. Nel 1977 Luigi Cavallo è costretto, all’età di 57 anni, ad abbandonare tipografia, casa editrice, agenzia stampa, uffici di Milano, Torino e Roma e rifugiarsi in Francia. Si stabilisce a Parigi e a Montigny-sur-Loing. È stato il primo a denunciare la campagna avviata dal Reader’Digest e dai Servizi Segreti italiani per disinformare l’opinione mondiale su una pretesa “filière” bulgara, collabora con l’avvocato parigino che partecipa alla difesa del bulgaro Serghej Antonov, presentato come la mente dell’attentato contro Papa Giovanni Paolo II, e in seguito assolto. Nel dicembre del 1985 il governo italiano richiede alla Francia l’estradizione di Luigi Cavallo e la sua incarcerazione per farlo tacere, nell’ambito del processo contro il banchiere Michele Sindona, poi « suicidato » nel marzo del 1986 nel carcere di massima sicurezza di Voghera. Durante la sua lunga vita di lotte e battaglie Luigi Cavallo non ha mai chiesto nessun esonero, nessun privilegio.
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