Da L'Unità del 15/09/2005
Antimafia, il 20 settembre parte la carovana di don Ciotti
Partirà simbolicamente dal Lazio la Carovana internazionale Antimafia, al grido di accusa lanciato dal presidente di Libera don Luigi Ciotti. «La nostra è la carovana della vergogna e della rabbia – ha detto don Ciotti presentandola - vergogna per leggi fatte per tutelare gli interessi di qualcuno. In Italia il senso della legalità è diminuito, ci sono scorciatoie e investimenti per il ponte di Messina quando non ci sono le condizioni».
Sarà una linea nuova quella che caratterizzerà questa dodicesima edizione del progetto. «La carovana si è internazionalizzata perchè si sono internazionalizzate le mafie - ha spiegato il coordinatore Alfio Foti - Vogliamo con questa iniziativa mettere in relazione i popoli, fare società, il che è decisivo per combattere il fenomeno mafioso. La carovana vuole essere un viaggio di libertà, un percorso fatto insieme per arrivare alla costruzione della società di giustizia».
La partenza ufficiale è prevista per il 20 settembre da Bari: tre furgoni con 100 carovanieri attraverseranno Italia, Albania, Serbia, Bosnia, Svizzera, Francia e Marocco, portando il messaggio della legalità, e offrendo, tra l'altro, i prodotti delle coltivazioni dei terreni confiscati alla mafia. L'iniziativa si concluderà a dicembre in Sicilia, dove tutto è iniziato nel '94, due anni dopo le stragi Borsellino e Falcone. Un progetto promosso dalle associazioni Libera, Avviso pubblico e Arci, che si svilupperà quest'anno in collaborazione con la Regione Lazio.
«Negli ultimi 10 anni ci sono stati 2.500 morti per mafia come le Torri Gemelle, ma nessuno ne parla - ha denunciato don Ciotti - Ci vuole una coraggiosa agenda sociale della politica, che intervenga sul territorio con leggi adeguate, altrimenti non ne usciremo fuori». E nel mirino finisce prima di tutto il sistema politico: «I partiti - propone - dovrebbero darsi un sistema di autoregolamentazione interna. Non è possibile che chi ha avuto condanne, anche di un certo livello, continui a stare in parlamento e magari sia membro della commissione antimafia». Tra gli interventi più urgenti, secondo Ciotti, un ripensamento delle normative che regolano l'immigrazione clandestina: «Ho visto tante bare, di tanti giovani morti in mare per venire da noi. Se non c'è una legge che permetta, nel rispetto della legalità, di toccare terra, inevitabilmente si spingono popoli a mettersi nelle mani di criminali, facendo il gioco delle mafie».
Un invito che è stato accolto dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. «Nel Lazio dovrà sempre trionfare la strada della legalità – ha detto Marrazzo - per la camorra nella nostra regione non ci sarà vita facile». Il presidente ha anticipato che presto «il Consiglio approverà la nuova legge regionale anti-usura. L'assessore agli affari Istituzionali Brachetti ci sta già lavorando- ha spiegato - Una legge che dovrà nascere dalla concertazione con le associazioni. L'usura nel Lazio è un problema radicato». Secondo il rapporto di «SOS imprese» sono seimila i commercianti della regione
taglieggiati dal pizzo e oltre ventitremila le vittime dell'usura. «Porteremo nelle scuole progetti sulla legalità – ha concluso Marrazzo - non chiuderemo mai gli occhi su fenomeni come questi».
Sarà una linea nuova quella che caratterizzerà questa dodicesima edizione del progetto. «La carovana si è internazionalizzata perchè si sono internazionalizzate le mafie - ha spiegato il coordinatore Alfio Foti - Vogliamo con questa iniziativa mettere in relazione i popoli, fare società, il che è decisivo per combattere il fenomeno mafioso. La carovana vuole essere un viaggio di libertà, un percorso fatto insieme per arrivare alla costruzione della società di giustizia».
La partenza ufficiale è prevista per il 20 settembre da Bari: tre furgoni con 100 carovanieri attraverseranno Italia, Albania, Serbia, Bosnia, Svizzera, Francia e Marocco, portando il messaggio della legalità, e offrendo, tra l'altro, i prodotti delle coltivazioni dei terreni confiscati alla mafia. L'iniziativa si concluderà a dicembre in Sicilia, dove tutto è iniziato nel '94, due anni dopo le stragi Borsellino e Falcone. Un progetto promosso dalle associazioni Libera, Avviso pubblico e Arci, che si svilupperà quest'anno in collaborazione con la Regione Lazio.
«Negli ultimi 10 anni ci sono stati 2.500 morti per mafia come le Torri Gemelle, ma nessuno ne parla - ha denunciato don Ciotti - Ci vuole una coraggiosa agenda sociale della politica, che intervenga sul territorio con leggi adeguate, altrimenti non ne usciremo fuori». E nel mirino finisce prima di tutto il sistema politico: «I partiti - propone - dovrebbero darsi un sistema di autoregolamentazione interna. Non è possibile che chi ha avuto condanne, anche di un certo livello, continui a stare in parlamento e magari sia membro della commissione antimafia». Tra gli interventi più urgenti, secondo Ciotti, un ripensamento delle normative che regolano l'immigrazione clandestina: «Ho visto tante bare, di tanti giovani morti in mare per venire da noi. Se non c'è una legge che permetta, nel rispetto della legalità, di toccare terra, inevitabilmente si spingono popoli a mettersi nelle mani di criminali, facendo il gioco delle mafie».
Un invito che è stato accolto dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. «Nel Lazio dovrà sempre trionfare la strada della legalità – ha detto Marrazzo - per la camorra nella nostra regione non ci sarà vita facile». Il presidente ha anticipato che presto «il Consiglio approverà la nuova legge regionale anti-usura. L'assessore agli affari Istituzionali Brachetti ci sta già lavorando- ha spiegato - Una legge che dovrà nascere dalla concertazione con le associazioni. L'usura nel Lazio è un problema radicato». Secondo il rapporto di «SOS imprese» sono seimila i commercianti della regione
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