Da Panorama del 26/09/2005
La banda della Magliana suona il mitra. Ecco il film
di Marilena Bussoletti
Ha combattuto più di chiunque altro la famigerata gang della Magliana, ora fatta rivivere al cinema per mano di Michele Placido. Il superpoliziotto, che ha visto il film in anteprima per Panorama, dà il suo giudizio: "Una ricostruzione verosimile. Ma non mi riconosco nel personaggio di Accorsi"
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«Era da dieci anni che non andavo al cinema».
È la prima cosa che racconta, quasi stupito, Nicola Cavaliere, capo della direzione anticrimine della Polizia di Stato, nuova struttura che coordina lo Sco, la Scientifica e il controllo del territorio, entrando nella saletta delle proiezioni della sede romana della Warner Bros.
Ci voleva Romanzo criminale, l'ultima regia di Michele Placido, tratta dal romanzo del giudice scrittore Giancarlo De Cataldo sulla storia della banda della Magliana che imperversò a Roma dalla fine degli anni 70, per invogliare Cavaliere a vedere il film in anteprima con Panorama.
E fare un tuffo nei suoi ricordi, prima di vicecapo dell'antisequestri, poi di capo della omicidi e infine della Mobile di Roma, negli anni in cui dava la caccia alla più feroce organizzazione criminale che per 15 anni ebbe il controllo di tutti i traffici illeciti della città.
Puntualizza subito il superpoliziotto: «È improprio il nome "banda della Magliana", perché in realtà quel gruppo era costituito da gangster di vari quartieri. Si chiamò così perché il nucleo originario veniva dalla periferia sud di Roma, perlopiù dalla Magliana».
Comincia il film. Dopo le prime inquadrature dei feroci protagonisti della banda ai suoi esordi, Cavaliere li riconosce subito malgrado la trasposizione cinematografica.
Il Libanese innanzitutto, il primo leader della gang, quello che convince gli amici a organizzare prima un rapimento e poi, coi 2 miliardi del bottino, a investire in droga per cominciare ad avere il controllo sulla città.
Nella realtà il Libanese era Franco Giuseppucci, un capetto della Magliana che persuase altri due boss di quartiere, Maurizio Abbatino ed Enrico De Pedis, (il Freddo e il Dandi nel film), a fare il salto di qualità per arricchirsi e costruire una potenza criminale.
La data di nascita della banda della Magliana è il 7 novembre '77, giorno in cui alle 18.30 rapirono il duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere.
Racconta Cavaliere: «Si buttarono sui sequestri di persona ma non li sapevano gestire e per giunta sceglievano male i complici. Come Lallo lo zoppo, legato alla banda, che si faceva vedere in faccia e ammazzava gli ostaggi.
Il primo fu il duca, poi l'industriale del caffè Palombini, che per le settimane della trattativa fu tenuto in frigorifero per fotografarlo con gli occhi aperti e il giornale».
In quegli anni di paura, si salvò solo Mirta Corsetti, una ragazza di 15 anni. Deve la vita a Cavaliere che con i suoi uomini fece irruzione nel covo di Ostia dove era prigioniera: «Facemmo appena in tempo, doveva morire il giorno dopo». Nelle due ore e mezzo di film scorre sullo schermo l'ascesa della banda col primo sequestro, poi il controllo del mercato dell'eroina, la bella vita, gli investimenti immobiliari, i locali romani punto d'incontro per i traffici ma anche per far baldoria a base di cocaina, champagne e prostitute, i contatti con la camorra dell'allora boss Raffaele Cutolo, e poi col siciliano, il cassiere della mafia Pippo Calò.
È la prima cosa che racconta, quasi stupito, Nicola Cavaliere, capo della direzione anticrimine della Polizia di Stato, nuova struttura che coordina lo Sco, la Scientifica e il controllo del territorio, entrando nella saletta delle proiezioni della sede romana della Warner Bros.
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E fare un tuffo nei suoi ricordi, prima di vicecapo dell'antisequestri, poi di capo della omicidi e infine della Mobile di Roma, negli anni in cui dava la caccia alla più feroce organizzazione criminale che per 15 anni ebbe il controllo di tutti i traffici illeciti della città.
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