Da Reuters del 28/09/2005
Omicidio Calvi, a giudizio anche Vittor, processo il 6 ottobre
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L'ex contrabbandiere triestino Silvano Vittor è stato rinviato a giudizio per concorso in omicidio volontario nell'inchiesta stralcio della procura di Roma sulla morte del banchiere Roberto Calvi, coinvolto nel crack del Banco Ambrosiano e trovato impiccato a Londra nel giugno del 1982.
Lo riferiscono fonti giudiziarie, aggiungendo che la decisione è stata presa dal Gup Bruno Azzolini.
Il 16 giugno scorso, i pm Luca Tescaroli e Maria Monteleone, avevano chiesto il rinvio a giudizio per Vittor, che aveva accompagnato Calvi a Londra per conto del finanziere Flavio Carboni.
Come chiesto dai pm, la posizione di Vittor verrà riunita a quella dei quattro imputati già rinviati a giudizio per l'omicidio lo scorso aprile: l'ex cassiere della mafia Pippo Calò, l'ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi, Carboni e la sua ex compagna Manuela Kleinszig.
I pubblici ministeri avevano accusato i quattro di omicidio aggravato e premeditato.
Il loro processo è atteso a partire dal 6 ottobre davanti alla Seconda corte d'assise di Rebibbia, a Roma. Calò è in carcere dall'85 per diversi ergastoli.
Calvi, soprannominato "banchiere di Dio" per i suoi stretti legami con il Vaticano, fu trovato impiccato a un'impalcatura sotto il ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982, con alcuni mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso.
Inizialmente la morte era stata archiviata come suicidio dalla procura di Milano. Nel 1992, però, la Cassazione decise il trasferimento dell'inchiesta dal capoluogo lombardo a Roma, la cui procura venne in possesso di nuovi elementi per aprire una nuova indagine per omicidio volontario e premeditato.
Nel 1997 il gip del tribunale di Roma Mario Almerighi emise un'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di omicidio a carico di Calò e Carboni come presunti mandanti del delitto Calvi. L'ipotesi dell'accusa era che Calvi fosse stato ucciso da Cosa Nostra perché impossessatosi dei soldi del pidduista Licio Gelli e dello stesso Calò.
Nel 1998 Otello Lupacchini, il gip del tribunale di Roma subentrato ad Almerighi, ordinò una nuova perizia sulle cause della morte di Calvi. Fu questa perizia a stabilire che l'ex presidente del banco Ambrosiano non si suicidò ma fu invece assassinato.
Secondo i periti, fu ucciso in una discarica a 100 metri dal ponte "dei Frati Neri" e successivamente fu inscenato il suicidio.
Lo riferiscono fonti giudiziarie, aggiungendo che la decisione è stata presa dal Gup Bruno Azzolini.
Il 16 giugno scorso, i pm Luca Tescaroli e Maria Monteleone, avevano chiesto il rinvio a giudizio per Vittor, che aveva accompagnato Calvi a Londra per conto del finanziere Flavio Carboni.
Come chiesto dai pm, la posizione di Vittor verrà riunita a quella dei quattro imputati già rinviati a giudizio per l'omicidio lo scorso aprile: l'ex cassiere della mafia Pippo Calò, l'ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi, Carboni e la sua ex compagna Manuela Kleinszig.
I pubblici ministeri avevano accusato i quattro di omicidio aggravato e premeditato.
Il loro processo è atteso a partire dal 6 ottobre davanti alla Seconda corte d'assise di Rebibbia, a Roma. Calò è in carcere dall'85 per diversi ergastoli.
Calvi, soprannominato "banchiere di Dio" per i suoi stretti legami con il Vaticano, fu trovato impiccato a un'impalcatura sotto il ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982, con alcuni mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso.
Inizialmente la morte era stata archiviata come suicidio dalla procura di Milano. Nel 1992, però, la Cassazione decise il trasferimento dell'inchiesta dal capoluogo lombardo a Roma, la cui procura venne in possesso di nuovi elementi per aprire una nuova indagine per omicidio volontario e premeditato.
Nel 1997 il gip del tribunale di Roma Mario Almerighi emise un'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di omicidio a carico di Calò e Carboni come presunti mandanti del delitto Calvi. L'ipotesi dell'accusa era che Calvi fosse stato ucciso da Cosa Nostra perché impossessatosi dei soldi del pidduista Licio Gelli e dello stesso Calò.
Nel 1998 Otello Lupacchini, il gip del tribunale di Roma subentrato ad Almerighi, ordinò una nuova perizia sulle cause della morte di Calvi. Fu questa perizia a stabilire che l'ex presidente del banco Ambrosiano non si suicidò ma fu invece assassinato.
Secondo i periti, fu ucciso in una discarica a 100 metri dal ponte "dei Frati Neri" e successivamente fu inscenato il suicidio.
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