Da L'Unità del 17/10/2005

Per la Dia, Fortugno ucciso dalla mafia

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Storia del crimine organizzato in Italia3. 'Ndrangheta
A 24 ore dall’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ucciso a Locri con sei colpi di pistola davanti al seggio elettorale in cui aveva votato, ad alzare il livello d’allarme nella regione sono le minacce di morte denunciate dal consigliere regionale Antonio Acri (Ds), presidente del Comitato per la Qualità e la Fattibilità delle leggi.

Acri ha dichiarato che poco dopo aver lasciato casa sua a San Giovanni in Fiore, per raggiungere Reggio Calabria e partecipare alla seduta del Consiglio regionale per l'omicidio Fortugno, la sua famiglia è stata minacciata. Usando il videocitofono, ma coprendo la telecamera, qualcuno ha proferito minacce nei suoi confronti facendo riferimento al delitto Fortugno. Ad ascoltare le minacce personalmente è stata la moglie che ha subito sporto denuncia alla stazione dei carabinieri di San Giovanni in Fiore che hanno avviato le indagini. Il presidente Acri ha esposto poi i fatti ai funzionari della questura reggina.

Un episodio inquietante che aumenta il livello di tensione. Già nella notte infatti un altro episodio si era verificato nel Comune di Locri. Con una telefonata giunta al responsabile dell' ufficio appalti era stata segnalata la presenza negli uffici di un ordigno e i carabinieri avevano disposto l' evacuazione del Municipio.

Intanto gli inquirenti impegnati nelle indagini sull’omicidio Fortugno seguono la pista di stampo mafioso. Sul caso indaga infatti la procura distrettuale antimafia calabrese. Nella notte carabinieri e polizia hanno già effettuato una serie di perquisizioni in diversi ambienti criminali. Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, che non escludono comunque nessuna pista, è proprio quella di un collegamento tra l’assassinio e l’impegno di Fortugno, medico e primario, contro le ingerenze dell' ndrangheta nel mondo della sanità. Nulla esclude che proprio con tale attività di contrasto abbia potuto «disturbare» chi per conto delle cosche agisce, anche dietro insospettabili ruoli amministrativi o politici, per inserirsi negli affari della sanità calabrese.

Sono vasti e molteplici gli interessi delle cosche criminali nel mondo della sanità che è uno dei settori in cui si concentra il maggiore impegno di spesa della Regione Calabria, attraverso i finanziamenti del Fondo sanitario nazionale. I tentativi di ingerenza delle cosche nel settore sanitario sono emersi, in passato, in numerose inchieste condotte dalle Procure distrettuali di Catanzaro e Reggio Calabria. Nonostante la Regione si sia sempre cautelata, richiedendo alle imprese che partecipano agli appalti i certificati antimafia, si tratta comunque di un ostacolo facilmente aggirabile.

Forte la preoccupazione e il rammarico del presidente della Regione Calabria Agazio Loiero che nel nel corso della seduta straordinaria del consiglio regionale ha denunciato: «Oggi si sta consumando lo scempio delle istituzioni in Calabria». «La morte di Franco Fortugno è un evento senza precedenti ha dichiarato Loiero - Qui c' è una logica, una logica preventiva che emerge in tutta la sua ferocia. Franco Fortugno è stato fatto fuori come si uccide un animale mentre invece era un uomo disponibile a dare risposte ai bisogni. In Calabria e lo testimonia la simbologia feroce dell' agguato, qualcuno dice che nulla deve cambiare sotto il dominio dei poteri criminali e la stessa criminalità organizzata pare abbia intrapreso un cammino senza ritorno».

E al consiglio ha preso parte anche una delegazione dei Ds guidata da Roberto Barbieri, responsabile Mezzogiorno della segreteria nazionale.« Oggi la democrazia in Calabria è in ostaggio- ha detto Marco Minniti, intervenendo alla seduta straordinaria - la mafia non vuole cambiamenti profondi ma di pura formalità. È una forza potente che dice
“non si cambi”. Quello che occorre invece fornire – ha detto Minniti - non è una risposta ordinaria per questo chiediamo che quanto successo non sia drammaticamente sottovalutato».

Per fare il punto della situazione sulle indagini è stato convocato un vertice tecnico in prefettura a Reggio Calabria, presieduto dal Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, a cui prendono parte anche il prefetto Giovanni D'Onofrio, il capo della Procura distrettuale antimafia, Antonino Catanese e il procuratore di Locri, Giuseppe Carbone.

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