Da Reuters del 21/10/2005
Mafia, Grasso: Provenzano protetto anche da politici e polizia
Politici, forze di polizia, professionisti, imprenditori. Sono queste le categorie, secondo il neoprocuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che favoriscono la latitanza del boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano.
"[La latitanza di Provenzano] la coprono rappresentanti delle professioni, la coprono politici, imprenditori, forze di polizia", ha detto Grasso in un'intervista esclusiva a Tv7 - parte della quale è stata fornita dall'ufficio stampa della Rai - che andrà in onda questa sera su RaiUno.
Parlando del capo della mafia siciliana ricercato da oltre 40 anni, Grasso ha spiegato che "dall'indagine sulla sua ricerca sono emerse tutte queste categorie, quindi non è soltanto una copertura da parte di un'organizzazione criminale, ma è una copertura che viene da intere fasce sociali".
Grasso, che fino alla nomina a capo della Procura nazionale antimafia dirigeva la Procura di Palermo, ricorda nell'intervista che è stato scoperto un sottufficiale delle forze di polizia che passava informazioni sullo stato delle indagini a un imprenditore collegato a Cosa Nostra.
"A far mettere i timbri sul documento falso di Provenzano è stato l'ex presidente del Consiglio (comunale) di Villa Abate Francesco Campanella, che oggi sta collaborando", ha aggiunto Grasso. "Certamente questo dà l'esatta misura di come Cosa Nostra riesca a infiltrarsi nelle istituzioni, addirittura non solo locali ma anche nazionali".
"COSA NOSTRA RESTA UN'EMERGENZA"
Per il neoprocuratore nazionale antimafia Cosa Nostra resta dunque un'emergenza, "nel senso che va a infiltrarsi nel potere, nell'economia e distrugge quella libertà d'impresa, libertà di mercato che è il fondamento per lo sviluppo di una regione, di una nazione".
Grasso mette poi in luce i legami tra la mafia siciliana e regioni come Lombardia, Veneto e Toscana.
"Ci sono investimenti e c'è anche, secondo un fenomeno abbastanza strano, uno scambio di imprese siciliane che ottengono appalti in queste regioni e imprese di queste regioni che ottengono degli appalti in Sicilia".
"Sembra quasi - conclude Grasso - che ciò possa essere ... coordinato o diretto da una mente che accentra tutto".
Provenzano, 72 anni, è latitante da 42 ed è ritenuto il capo di Cosa Nostra dopo l'arresto del superboss Totò Riina.
"[La latitanza di Provenzano] la coprono rappresentanti delle professioni, la coprono politici, imprenditori, forze di polizia", ha detto Grasso in un'intervista esclusiva a Tv7 - parte della quale è stata fornita dall'ufficio stampa della Rai - che andrà in onda questa sera su RaiUno.
Parlando del capo della mafia siciliana ricercato da oltre 40 anni, Grasso ha spiegato che "dall'indagine sulla sua ricerca sono emerse tutte queste categorie, quindi non è soltanto una copertura da parte di un'organizzazione criminale, ma è una copertura che viene da intere fasce sociali".
Grasso, che fino alla nomina a capo della Procura nazionale antimafia dirigeva la Procura di Palermo, ricorda nell'intervista che è stato scoperto un sottufficiale delle forze di polizia che passava informazioni sullo stato delle indagini a un imprenditore collegato a Cosa Nostra.
"A far mettere i timbri sul documento falso di Provenzano è stato l'ex presidente del Consiglio (comunale) di Villa Abate Francesco Campanella, che oggi sta collaborando", ha aggiunto Grasso. "Certamente questo dà l'esatta misura di come Cosa Nostra riesca a infiltrarsi nelle istituzioni, addirittura non solo locali ma anche nazionali".
"COSA NOSTRA RESTA UN'EMERGENZA"
Per il neoprocuratore nazionale antimafia Cosa Nostra resta dunque un'emergenza, "nel senso che va a infiltrarsi nel potere, nell'economia e distrugge quella libertà d'impresa, libertà di mercato che è il fondamento per lo sviluppo di una regione, di una nazione".
Grasso mette poi in luce i legami tra la mafia siciliana e regioni come Lombardia, Veneto e Toscana.
"Ci sono investimenti e c'è anche, secondo un fenomeno abbastanza strano, uno scambio di imprese siciliane che ottengono appalti in queste regioni e imprese di queste regioni che ottengono degli appalti in Sicilia".
"Sembra quasi - conclude Grasso - che ciò possa essere ... coordinato o diretto da una mente che accentra tutto".
Provenzano, 72 anni, è latitante da 42 ed è ritenuto il capo di Cosa Nostra dopo l'arresto del superboss Totò Riina.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Saverio Lodato su Antimafia200 del 23/06/2008
XIII giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie
Oltre centomila da tutta Italia per ricordare e rinnovare l'impegno
Oltre centomila da tutta Italia per ricordare e rinnovare l'impegno
di AA.VV. su Libera del 23/03/2008
di Giuseppe D'Avanzo su La Repubblica del 06/11/2007
News in archivio
Blitz della polizia in una villetta vicino Palermo. In manette anche Sandro Lo Piccolo. Erano in una riunione con altri quattro boss. "Dopo Provenzano è capo di Cosa Nostra"
Mafia, arrestato Salvatore Lo Piccolo. Un nuovo pentito decisivo per le indagini
Francesco Franzese ex uomo di fiducia del padrino. Il figlio urla: "Ti amo papà". Era latitante dal 1983. Prodi: "Un successo dello Stato e di tutti i cittadini onesti"
Mafia, arrestato Salvatore Lo Piccolo. Un nuovo pentito decisivo per le indagini
Francesco Franzese ex uomo di fiducia del padrino. Il figlio urla: "Ti amo papà". Era latitante dal 1983. Prodi: "Un successo dello Stato e di tutti i cittadini onesti"
su La Repubblica del 05/11/2007
Gli sconcertanti dati della Confesercenti sugli affari criminali. "La 'Mafia 'Spa è l'industria italiana che risulta più produttiva"
"La mafia? E' la prima azienda italiana". Per Sos Impresa 90 mld di utili l'anno
"La mafia? E' la prima azienda italiana". Per Sos Impresa 90 mld di utili l'anno
su La Repubblica del 21/10/2007
su Corriere della Sera del 16/06/2007