Da Ansa del 28/01/2005
Ilaria Alpi: Trovato il certificato di morte di Ilaria durante una perquisizione dell'inchiesta sui
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Un certificato di morte che attestava il decesso di Ilaria Alpi venne trovato durante una perquisizione, ordinata dalla procura di Reggio Calabria, in una cartellina, rubricata con la scritta 'Somalia', nella disponibilita' dell'industriale Giorgio Comerio coinvolto in una indagine della stessa procura calabrese sul traffico di rifiuti tra Italia e il corno d'Africa. Lo ha rivelato l'ex pm della procura reggina, Francesco Neri, ascoltato oggi, insieme al pm della procura di Paola, Francesco Greco - titolare di una indagine ancora aperta sul traffico di rifiuti con la Somalia - sentito oggi dalla Commissione di inchiesta che indaga sull'omicidio di ILARIA Alpi e Miran Hrovatin. La Commissione, presieduta da Carlo Taormina, ha ascoltato anche Alfredo Tedesco, ex componente del Sismi che all'epoca dell'omicidio di ILARIA Alpi era a Mogadisco alle dipendenze di Luca Pescarini Rajola, ex responsabile del servizio esteri dei servizi segreti militari, anche lui sentito dalla Commissione di Palazzo San Macuto la scorsa settimana, e l'ex generale, attuale parlamentare dei Ds, Franco Angioni. Greco - il cui nome viene citato da una inchiesta fatta dal settimanale l'Espresso che ha messo in relazione l'indagine sul traffico di rifiuti condotta dalla procura di Reggio, in cui venne coinvolto proprio Giorgio Comerio, e l'omicidio della giornalista del Tg3 - ha spiegato alla Commissione, le tappe dell'indagine scaturita dallo spiaggiamento della nave 'Jolly Rosso' e di altri natanti che avrebbero materialmente assicurato il traffico di rifiuti e armi. L'ex pm, che ora ricopre un altro incarico sempre in seno alla magistratura, rispondendo alle domande del presidente della Commissione, Carlo Taormina, ha detto che durante una perquisizione, compiuta negli anni successivi alla morte di ILARIA Alpi, in alcune cartelline che erano nella disponibilita' di Comerio vennero trovati dossier dove erano elencati siti che erano stati utilizzati per affondare i rifiuti, e alcuni erano in Somalia. Greco ha spiegato che Comerio sostenne durante l'indagine, di essere in possesso delle autorizzazioni per effettuare queste operazioni. In queste cartelline spunto', secondo il magistrato, anche un certificato di morte di Ilaria Alpi e alcuni fax che lo stesso Comerio aveva inviato ad Ali Madhi, uno dei signori della guerra in Somalia, dopo il conflitto intestino apertosi in seguito alla deposizione di Siad Barre e su cui avrebbe indagato la stessa Ilaria Alpi. Greco ha anche riferito che ascolto' la testimonianza di Aldo Anghessa che delineo' alla procura di Reggio uno scenario in cui una non meglio precisata lobby internazionale, con radici anche in Italia, gestiva il traffico internazionale di rifiuti. E sarebbe stato poi proprio questo filone di indagine a far approdare la procura reggina alla Shifco e alla Cooperazione. Alla domanda di Taormina, in cui si chiedeva conto dell'esito di questa documentazione, l'ex pm ha spiegato che aveva inviato i documenti che riguardavano Alpi all'ex pm Pittitto, titolare della prima indagine sull'omicidio Alpi-Hrovatin, poi passata al pm Franco Ionta.Quasi del tutto secretata la deposizione del pm della procura di Palmi, Francesco Neri che sta indagando tuttora sul traffico di rifiuti, che sarebbero stati affondati in mare dentro le boe, e sullo stesso Comerio. Neri ha spiegato che allo stato non sarebbero emerse relazioni tra l'indagine della procura di Palmi e l'omicidio Alpi-Hrovatin. La Commissione ha ascoltato anche Alfredo Tedesco, ex agente del Sismi in Somalia al seguito del contingente italiano impegnato a Mogadiscio nell'operazione 'Restore Hope'. Tedesco, che e' stato censurato da Taormina per aver avuto un colloquio, nelle more delle audizioni, con il generale Rajola (sentito dalla Commissione la scorsa settimana), ha spiegato che sarebbe stato il fondamentalismo islamico la matrice e il 'mileu' in cui sarebbe maturato l'omicidio della giornalista del Tg3. Il generale Angioni, parlamente ds, coinvolto nell'affaire Alpi insieme con Rajola da un presunto supertestimone poi denunciato da Taormina alla procura, ha spiegato alla Commissione di aver appreso della vicenda dalla stampa e di non aver mai sentito parlare della circostanza secondo cui personale dell'esercito fece irruzione nella stanza dell'hotel Sahafi a Mogadisco per portar via alcuni effetti personali della giornalista.
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