Da La Stampa del 10/11/2005
Scontri Alta Velocità
Tav, tre proiettili nella buca della Bresso
Dopo i volantini con la stella a 5 punte e il pacco-bomba, preso di mira il numero uno della Regione
VAL DI SUSA LA MINACCIA PRECEDUTA UN PAIO DI GIORNI FA DALLA COMPARSA DEL SIMBOLO DELLE BR E DELLE SCRITTE «NO TAV» E «NO OLIMPIADI» SUL MURO DI CASA
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Tre proiettili calibro 38 sono stati trovati, ieri mattina, dalla presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, nella buca delle lettere di casa, una villetta sulla collina torinese. La Prefettura sta valutando la possibilità di assegnare una scorta all’esponente Ds, da aprile alla guida del governo piemontese. Protezione già rifiutata dalla Bresso pochi giorni fa ma che ora sta diventando indispensabile.
Lei minimizza: «C’è sicuramente qualcuno interessato a far salire la tensione, dobbiamo stare attenti, ma finora non ho avuto la percezione di intimidazioni personali». La Prefettura non è dello stesso avviso: la questione sarà esaminata nel corso della riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza democratico che si riunirà nei primi giorni della prossima settimana.
La denuncia del ritrovamento dei tre proiettili è stata presentata ieri mattina subito dopo la partenza della Bresso per Roma. Nella capitale l'ex-europarlamentare ha partecipato ad un vertice nazionale dei Ds sulla Tav con il segretario Piero Fassino.
Le indagini sono coordinate dalla Digos che sta anche cercando di capire se ci sia un legame tra i tre proiettili abbandonati nella buca delle lettere e la stella a cinque punte tracciata tre giorni fa su un muro a poche decine di metri dalla sua abitazione. Il simbolo delle Brigate Rosse era in mezzo alle scritte «No Tav» e «No Olimpiadi». Una scritta che la Bresso ha fatto immediatamente cancellare (è rimasto solo lo slogan di vernice rossa contro la linea ad alta velocità) per non contribuire ad alzare il livello della tensione già altissimo in vista dello sciopero generale della Val di Susa in programma il 16 novembre.
Il ritrovamento dei proiettili è l’ultimo atto di una vera e propria escalation. Prima il volantino firmato dalla sigla Valsusa Rossa inneggiante ad alcuni brigatisti uccisi e abbandonato a Bussoleno e in altre località della Valle. Poi il pacco bomba fatto ritrovare sulla statale 25. Ecco perché Antonio Ferrentino, presidente della Comunità della Bassa Val di Susa e Cenischia, esprimendo tutta la sua solidarietà alla Bresso, parla di «un incredibile atto di intimidazione nei confronti del presidente della Regione» e definisce «scellerati» gli autori di questi atti. Resta da vedere chi si nasconde dietro le minacce contro la presidente. Nel giro di pochi mesi si è passati dalle cartoline piene di ingiurie, alle scritte sui muri e, ora, ai proiettili. Il 15 giugno due cartoline del movimento No Tav piene di insulti e minacce furono recapitate a casa della Bresso: «Voi espropriate le nostre terre e noi esproprieremo la tua abitazione». Bresso non è preoccupata da queste intimidazioni anche se invita tutti, dai manifestanti ai ministri (il riferimento è al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e alla sue aspre critiche ai Valsusini, ieri in parte rettificate) ad «abbassare i toni» e ad accettare le «regole del gioco del confronto democratico» e «ad isolare e a non mescolare i violenti, o chi non accetta il dialogo». Bresso punta ad una soluzione politica: «Il mio problema è coniugare la realizzazione della Torino-Lione con la tutela della salute dei cittadini. L'unico modo di accertarlo, però, è quello di non dipingere come untori quelli che vogliono la Tav ma di realizzare i sondaggi per accertare la presenza o meno di sostanze nocive. Avviati i carotaggi e completato il progetto definitivo credo sia possibile sottoporlo alla valutazione di impatto ambientale, una procedura non prevista dalla “legge obiettivo” ma che potrebbe permettere di uscire dall'impasse in cui ci troviamo». Basterà? «Bisogna accettare le regole della democrazia, altrimenti si rischia di esaltare chi è interessato solo a soffiare sul fuoco».
Fonte: La Stampa
Lei minimizza: «C’è sicuramente qualcuno interessato a far salire la tensione, dobbiamo stare attenti, ma finora non ho avuto la percezione di intimidazioni personali». La Prefettura non è dello stesso avviso: la questione sarà esaminata nel corso della riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza democratico che si riunirà nei primi giorni della prossima settimana.
La denuncia del ritrovamento dei tre proiettili è stata presentata ieri mattina subito dopo la partenza della Bresso per Roma. Nella capitale l'ex-europarlamentare ha partecipato ad un vertice nazionale dei Ds sulla Tav con il segretario Piero Fassino.
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Il ritrovamento dei proiettili è l’ultimo atto di una vera e propria escalation. Prima il volantino firmato dalla sigla Valsusa Rossa inneggiante ad alcuni brigatisti uccisi e abbandonato a Bussoleno e in altre località della Valle. Poi il pacco bomba fatto ritrovare sulla statale 25. Ecco perché Antonio Ferrentino, presidente della Comunità della Bassa Val di Susa e Cenischia, esprimendo tutta la sua solidarietà alla Bresso, parla di «un incredibile atto di intimidazione nei confronti del presidente della Regione» e definisce «scellerati» gli autori di questi atti. Resta da vedere chi si nasconde dietro le minacce contro la presidente. Nel giro di pochi mesi si è passati dalle cartoline piene di ingiurie, alle scritte sui muri e, ora, ai proiettili. Il 15 giugno due cartoline del movimento No Tav piene di insulti e minacce furono recapitate a casa della Bresso: «Voi espropriate le nostre terre e noi esproprieremo la tua abitazione». Bresso non è preoccupata da queste intimidazioni anche se invita tutti, dai manifestanti ai ministri (il riferimento è al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e alla sue aspre critiche ai Valsusini, ieri in parte rettificate) ad «abbassare i toni» e ad accettare le «regole del gioco del confronto democratico» e «ad isolare e a non mescolare i violenti, o chi non accetta il dialogo». Bresso punta ad una soluzione politica: «Il mio problema è coniugare la realizzazione della Torino-Lione con la tutela della salute dei cittadini. L'unico modo di accertarlo, però, è quello di non dipingere come untori quelli che vogliono la Tav ma di realizzare i sondaggi per accertare la presenza o meno di sostanze nocive. Avviati i carotaggi e completato il progetto definitivo credo sia possibile sottoporlo alla valutazione di impatto ambientale, una procedura non prevista dalla “legge obiettivo” ma che potrebbe permettere di uscire dall'impasse in cui ci troviamo». Basterà? «Bisogna accettare le regole della democrazia, altrimenti si rischia di esaltare chi è interessato solo a soffiare sul fuoco».
Fonte: La Stampa
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