Da Adnkronos del 14/11/2005
Per la Commissione Ilaria non fu uccisa per vendetta
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I ribelli somali non volevano uccidere la giornalista italiana Ilaria Alpi, ma solo rapirla. Sono le conclusioni a cui e' giunta la commissione parlamentare d'inchiesta secondo quanto anticipa oggi ''Il Messaggero''. Perizie alla mano e supportati da una nutrita serie di testimonianze, i venti membri della commissione presieduta da Carlo Taormina si preparano a mettere nero su bianco un'altra versione dei fatti, rispetto a quella che ha prevalso fin da quel 20 marzo 1994. Sosterranno che quello della giornalista del Tg3 e del suo operatore Miran Hrovatin non fu un omicidio premeditato nei loro confronti.
''I ribelli cercavano un occidentale, meglio se giornalista, probabilmente per sequestrarlo. Ma non avevano un nome e cognome da colpire'', dice un alto esponente della Commissione. Secondo l'organo presieduto da Taormina la dinamica della sparatoria conferemerebbe questa ricostruzione. E domani, nell'illustrare i risultati della perizia sull'auto dei due giornalisti, i membri della commissione spiegheranno che testimonianze univoche indicano che ad aprire il fuoco per primo fu il somalo che scortava i due giornalisti, evidentemente accortosi che i sei uomini sulla Land Rover avanti a loro erano pericolosi. Subito dopo aver sparato l'uomo pero' fuggi'. A quel punto uno dei sei somali del commando alzo' il mitra e sparo' a colpo singolo da una distanza di cinque metri dal muso della Toyota. Il primo colpo uccise Miran Hrovatin, che era seduto davanti accanto al guidatore. Hrovatin si accascio' lasciando libera la strada al secondo proiettile che trapasso' la spalliera del suo sedile, scheggio' il montante difgerro e colpi' la Alpi alla testa.
''I ribelli cercavano un occidentale, meglio se giornalista, probabilmente per sequestrarlo. Ma non avevano un nome e cognome da colpire'', dice un alto esponente della Commissione. Secondo l'organo presieduto da Taormina la dinamica della sparatoria conferemerebbe questa ricostruzione. E domani, nell'illustrare i risultati della perizia sull'auto dei due giornalisti, i membri della commissione spiegheranno che testimonianze univoche indicano che ad aprire il fuoco per primo fu il somalo che scortava i due giornalisti, evidentemente accortosi che i sei uomini sulla Land Rover avanti a loro erano pericolosi. Subito dopo aver sparato l'uomo pero' fuggi'. A quel punto uno dei sei somali del commando alzo' il mitra e sparo' a colpo singolo da una distanza di cinque metri dal muso della Toyota. Il primo colpo uccise Miran Hrovatin, che era seduto davanti accanto al guidatore. Hrovatin si accascio' lasciando libera la strada al secondo proiettile che trapasso' la spalliera del suo sedile, scheggio' il montante difgerro e colpi' la Alpi alla testa.
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