Da Ansa del 15/11/2005

ILARIA ALPI: AUTO COLPITA DA ALTRI PROIETTILI NON DI AGGUATO SPARO' UNA SOLA ARMA

PERIZIA SARA' INVIATA A PROCURA ROMA

Sette strati di stucco per coprire anche decine di altri fori di proiettili, decine di buchi nella carrozzeria, non riconducibili all'agguato contro Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La scoperta di un'auto 'colabrodo', fatta segno di sparatorie probabilmente prima e dopo il 20 marzo del 1994 giorno dell'agguato mortale a Mogadiscio ai nostri due connazionali, e' stata fatta dai funzionari di polizia consulenti della Commissione parlamentare di inchiesta che oggi a Palazzo San Macuto a Roma, hanno illustrato l'esito della perizia tecnica, balistica e anche di reperimento di tracce biologiche, cha ha dimostrato incotrovertibilmente (''come sottoscritto anche dal consulente della famiglia Alpi'', ha detto il presidente Carlo Taormina) che a sparare e' stata una sola arma. I dettagli della perizia compiuta sull'auto, trovata e acquistata dalla Commissione (era custodita a Mogadiscio), del lavoro fatto dalla polizia - sotto la supervisione del prefetto Nicola Cavaliere, dirigente del servizio polizia scientifica del Viminale - sono stati affidati al vicequestore Alfredo Luzi, lo stesso funzionario che, tra gli altri, e' stata consulente della procura di Roma per un'altra Toyota, quella del 'caso Calipari-Sgrena'.
L'auto e' stata esaminata nel 'balipedio' della polizia al Tuscolano, e indagata con le piu' moderne tecniche balistica a cominciare tra traccianti laser che consentono, di delineare le traiettorie dei proiettili. Il lavoro dei tecnici della polizia, si e' anche basato su alcune simulazioni. Nel poligono di tiro in provincia di Siena e' stato ricostruito l'impatto dei proettili 7.62 di kalashnikov, sul parabrezza, e su un cranio animale. L'individuazione dei cinque fori e' stata fatta grazie a foto e filmati d'epoca. Nella sala del refettorio, tra le immagini piu' 'tecniche', si sono succedute sullo schermo anche le terribili istantanee fatte subito dopo la sparatoria con i corpi dei due nostri connazionali, riversi sui sedili, e un rivolo di sangue che bagnava, dall'auto, la strada dell'agguato. Grazie ad indagini biologiche, fatte sia dalla polizia e sia dal professor Pascali, si e' poi potuto accertare la presenza di vaste macchie di sangue, nell'abitacolo dell'auto. Ma non si e' potuto isolare il dna dato che le tracce ematiche, dopo 11 anni, si sono denaturate. Cinque traccianti, sulle immagini proiettate a palazzo San Macuto su una Toyota con a bordo due manichini, che corrispondono a cinque proiettili. Due quelli fatali. uno dunping, ossia con un anima di ferro, che ha colpito Miran. Un altro normale che, dopo aver forato il sedile anteriore della Toyota, ha colpito Ilaria. Compatibili con il tessuto del sedile e il metallo dell'auto, anche gli esiti anatomopatoligici trovati nel cranio della giornalista. Il piombo del proiettile aveva portato con se tessuto e metallo dell'auto prima di penetrare nel cranio della giornalista del Tg3. Sedili bucati, ma nessuna traccia di una copertina rossa che si vede nelle immagini girate dalla Abc, subito dopo l'agguato, Una coperta che nel filmato appare integra, senza fori. Un reperto, quello della coperta, che non e' mai stato piu' trovato.

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