Da Ansa del 19/11/2005
MAFIA: TOTO' RIINA VOLEVA RAPIRE IL CAPITANO ULTIMO
ROMA - Se lo avessero seguito, invece di arrestarlo in mezzo alla strada, li avrebbe portati ad un summit della Cupola, e avrebbero potuto mettere le manette all' intera commissione. E grande infatti fu lo stupore, tra i boss mafiosi, per le modalita' dell'arresto, il 15 gennaio del 1993, sulla circonvallazione di Palermo, di Toto' Riina, appena uscito dalla sua casa, in via Bernini, e, accompagnato dall'autista Salvatore Biondino, diretto ad una riunione della Commissione Provinciale di Cosa Nostra, dove lo aspettavano, tra gli altri, Raffaele Ganci, Brusca, Bagarella, Graviano, Cancemi.
E' Calogero Ganci, figlio di Raffaele e oggi collaboratore di giustizia, nel corso del suo interrogatorio nell'aula bunker di Rebibbia a Roma, ad aggiungere un ulteriore tassello alle perplessita' e ai dubbi sull'operazione che porto' i Carabinieri, 12 anni fa, a catturare, alle 8,30 del mattino tra le automobili in coda nel complicato traffico palermitano, il capo dei capi, Salvatore Riina, latitante da oltre 25 anni. E gli stessi mafiosi, riferisce il pentito, si sorpresero del fatto che non lo seguirono, magari per vedere dove andava e con chi si incontrava. E non perquisirono la casa da dove era appena uscito, tanto che i ''picciotti'' poterono ''far sparire ogni traccia'' della presenza di Riina.
''Ci fu grande stupore quando arrestarono Salvatore Riina in mezzo alla strada. Se lo avessero seguito, potevano prendere tutti'' ha detto oggi Calogero Ganci, chiamato dalle difese a testimoniare nel processo che vede il direttore del Sisde Mario Mori e il tenente colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, conosciuto come 'Capitano Ultimo', accusati di favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra. Secondo l'accusa, rappresentata in aula dai Pm Antonio Ingroia e Michele Prestipino, avrebbero ritardato la perquisizione del covo di Riina.
''Il giorno in cui fu arrestato Riina - ha continuato Ganci di fronte alla terza sezione del tribunale di Palermo,in trasferta nella capitale - c'era una riunione della Commissione di Cosa Nostra. C'erano mio padre Raffaele, Brusca, Bagarella, Graviano, Cancemi e altri. Quel giorno, se avessero seguito Riina, li potevano prendere tutti''.
A fermare e ad arrestare Riina sulla circonvallazione fu Sergio De Caprio, noto come capitano ''Ultimo'', e proprio come vendetta nei suoi confronti, ha raccontato oggi Ganci, c'era un progetto di Cosa Nostra, con l'approvazione di Provenzano, per sequestrarlo. "Dopo un incontro con Provenzano - ha detto Ganci - mio padre mi disse che i propositi di quest'ultimo erano quelli di sequestrare il capitano dei Carabinieri che aveva arrestato Riina. Non so se c'era qualcuno che era stato incaricato per fare tutto questo. Non so neanche perché non si fece il sequestro. Mi ricordo che si era parlato di sequestrarlo, ma di concreto non ho mai saputo nulla".
E' Calogero Ganci, figlio di Raffaele e oggi collaboratore di giustizia, nel corso del suo interrogatorio nell'aula bunker di Rebibbia a Roma, ad aggiungere un ulteriore tassello alle perplessita' e ai dubbi sull'operazione che porto' i Carabinieri, 12 anni fa, a catturare, alle 8,30 del mattino tra le automobili in coda nel complicato traffico palermitano, il capo dei capi, Salvatore Riina, latitante da oltre 25 anni. E gli stessi mafiosi, riferisce il pentito, si sorpresero del fatto che non lo seguirono, magari per vedere dove andava e con chi si incontrava. E non perquisirono la casa da dove era appena uscito, tanto che i ''picciotti'' poterono ''far sparire ogni traccia'' della presenza di Riina.
''Ci fu grande stupore quando arrestarono Salvatore Riina in mezzo alla strada. Se lo avessero seguito, potevano prendere tutti'' ha detto oggi Calogero Ganci, chiamato dalle difese a testimoniare nel processo che vede il direttore del Sisde Mario Mori e il tenente colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, conosciuto come 'Capitano Ultimo', accusati di favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra. Secondo l'accusa, rappresentata in aula dai Pm Antonio Ingroia e Michele Prestipino, avrebbero ritardato la perquisizione del covo di Riina.
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