Da Ansa del 04/03/2003
SOFRI: AL VIA UDIENZA DAVANTI A CORTE EUROPEA
Dell'inviato Francesco Cerri
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Dopo una saga giudiziaria di oltre 15 anni, 9 processi, altrettante sentenze in altalena fra colpevolezza e assoluzione, il caso Sofri approda a Strasburgo.
La corte europea dei diritti umani ha tenuto oggi una udienza di tre ore sul ricorso presentato contro lo stato italiano dall'ex-leader di Lotta Continua, con Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani, tutti e tre condannati a 22 anni di carcere in ultima istanza per l'omicidio Calabresi sulla base delle accuse del 'pentito' Leonardo Marino. L'Italia e' accusata di avere violato, in questo lungo e travagliato iter giudiziario gli articoli della Convenzione europea dei diritti umani sull'equo processo e sul diritto alla liberta' e alla sicurezza. Nel giro di 2-3 settimane ora la corte di Strasburgo dovra' decidere se dichiarare o meno ammissibile il ricorso. Poi, se la decisione sara' positiva, entro settembre ci sara' la sentenza.
I tre principali interessati non erano presenti all'udienza: Adriano Sofri, in carcere a Pisa, avrebbe voluto esserci ma non e' stato autorizzato a recarsi a Strasburgo dalla giustizia italiana. Una decisione che ha suscitato un mare di polemiche. Bompressi, uscito dal carcere per gravi motivi di salute, non era in condizione di muoversi, e Pietrostefani, latitante in Francia dove gode di piena liberta' di movimento, ha preferito non essere presente. C'erano invece in prima fila fra il pubblico, davanti ai 12 giudici della quarta sezione della corte europea che dovra' pronunciarsi sul caso Sofri, il fratello di Adriano, Gianni, seduto vicino al leader radicale Marco Pannella venuto a denunciare il parallelismo, 20 anni dopo, con la vicenda di Enzo Tortora.
SOTTO ACCUSA GIUSTIZIA ITALIANA - L'attacco sferrato alla giustizia italiana, o perlomeno a quella parte che ha gestito la vicenda Sofri, dal legale dell' ex-leader di Lc, Alessandro Gamberini, e' stato durissimo. L'avvocato ha denunciato le violazioni del "principio di imparzialita' del giudice" in "tre decisivi momenti" dell' interminabile vicenda giudiziaria di Sofri, ma anche dei diritti della difesa sanciti dall'Europa. Gamberini ha parlato della situazione della nomina del presidente della corte d'assise, Minale, a Procuratore della repubblica aggiunto di Milano, mentre era ancora in corso il primo processo. "Quando ha scritto la sentenza aveva gia' preso le nuove funzioni, trovandosi cosi a giudicare le richieste di un pm che stava per divenire un suo sottoposto" ha accusato l'avvocato di Sofri.
Gamberini ha anche denunciato la ormai famosa "sentenza suicida", l'assoluzione pronunciata nel 1993 dalla corte di assise di appello di Milano ma con una motivazione curata dal giudice Pincioni dedicata solo nelle 4 ultime pagine alle ragioni dell'assoluzione e nelle altre 382 a quelle in favore della colpevolezza. "Se fosse stata scritta diversamente avrebbe potuto chiudere definitivamente" la vicenda giudiziaria di Sofri e compagni, ha detto Gamberini. Venne invece annullata dalla Corte di Cassazione. L'avvocato di Sofri ha anche puntato il dito contro il presidente della terza sezione della corte di assise di Milano Della Torre, "animato da un forte pregiudizio nei confronti degli imputati", contro la scomparsa delle 'prove' dell'omicidio Calabresi dopo l'arresto di Sofri e compagni, le "bugie" di Marino, "coperte" dai carabinieri, il silenzio consentito in fase di revisione a Antonia Bistolfi, la compagna di Leonardo Marino, loro grande e unico accusatore.
NESSUN COMPLOTTO, AVVOCATO DEL GOVERNO - L'avvocato del governo Francesco Crisafulli ha cercato di smantellare il lungo 'j'accuse' dell'avvocato di Sofri. Crisafulli ha denunciato la teoria del 'complotto', che sarebbe all'origine della condanna dei tre ex-di Lotta Continua per un delitto di cui si sono sempre proclamati innocenti. L'avvocato del governo ha anche contestato sul piano procedurale la ricevibilita' della denuncia alla corte di Strasburgo sostenendo che non sono state esaurite le "vie di ricorso interne" previste dalla Convenzione europea.
Ora tutto e' nelle mani dei 12 giudici europei della quarta sezione, presieduta dal britannico Sir Nicolas Bratza, autore di un curioso lapsus al termine dell'udienza. "Renderemo successivamente la nostra sentenza sul merito" ha prima detto - dando la sensazione di considerare scontata l'ammissibilita' - concludendo la riunione. "No, scusate, prima decideremo sulla ricevibilita'" si e' subito corretto.
Se la Corte europea dara' loro ragione, gli avvocati di Sofri sperano di ottenere da Strasburgo non solo una "compensazione morale", cioe' il riconoscimento delle violazioni intervenute nel processo, ma anche una pressione giuridica per l'Italia affinche' - detto il co-difensore Benedetto Nascimbene - "ci sia l'obbligo per lo stato di rimettere le cose a posto".
La corte europea dei diritti umani ha tenuto oggi una udienza di tre ore sul ricorso presentato contro lo stato italiano dall'ex-leader di Lotta Continua, con Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani, tutti e tre condannati a 22 anni di carcere in ultima istanza per l'omicidio Calabresi sulla base delle accuse del 'pentito' Leonardo Marino. L'Italia e' accusata di avere violato, in questo lungo e travagliato iter giudiziario gli articoli della Convenzione europea dei diritti umani sull'equo processo e sul diritto alla liberta' e alla sicurezza. Nel giro di 2-3 settimane ora la corte di Strasburgo dovra' decidere se dichiarare o meno ammissibile il ricorso. Poi, se la decisione sara' positiva, entro settembre ci sara' la sentenza.
I tre principali interessati non erano presenti all'udienza: Adriano Sofri, in carcere a Pisa, avrebbe voluto esserci ma non e' stato autorizzato a recarsi a Strasburgo dalla giustizia italiana. Una decisione che ha suscitato un mare di polemiche. Bompressi, uscito dal carcere per gravi motivi di salute, non era in condizione di muoversi, e Pietrostefani, latitante in Francia dove gode di piena liberta' di movimento, ha preferito non essere presente. C'erano invece in prima fila fra il pubblico, davanti ai 12 giudici della quarta sezione della corte europea che dovra' pronunciarsi sul caso Sofri, il fratello di Adriano, Gianni, seduto vicino al leader radicale Marco Pannella venuto a denunciare il parallelismo, 20 anni dopo, con la vicenda di Enzo Tortora.
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Gamberini ha anche denunciato la ormai famosa "sentenza suicida", l'assoluzione pronunciata nel 1993 dalla corte di assise di appello di Milano ma con una motivazione curata dal giudice Pincioni dedicata solo nelle 4 ultime pagine alle ragioni dell'assoluzione e nelle altre 382 a quelle in favore della colpevolezza. "Se fosse stata scritta diversamente avrebbe potuto chiudere definitivamente" la vicenda giudiziaria di Sofri e compagni, ha detto Gamberini. Venne invece annullata dalla Corte di Cassazione. L'avvocato di Sofri ha anche puntato il dito contro il presidente della terza sezione della corte di assise di Milano Della Torre, "animato da un forte pregiudizio nei confronti degli imputati", contro la scomparsa delle 'prove' dell'omicidio Calabresi dopo l'arresto di Sofri e compagni, le "bugie" di Marino, "coperte" dai carabinieri, il silenzio consentito in fase di revisione a Antonia Bistolfi, la compagna di Leonardo Marino, loro grande e unico accusatore.
NESSUN COMPLOTTO, AVVOCATO DEL GOVERNO - L'avvocato del governo Francesco Crisafulli ha cercato di smantellare il lungo 'j'accuse' dell'avvocato di Sofri. Crisafulli ha denunciato la teoria del 'complotto', che sarebbe all'origine della condanna dei tre ex-di Lotta Continua per un delitto di cui si sono sempre proclamati innocenti. L'avvocato del governo ha anche contestato sul piano procedurale la ricevibilita' della denuncia alla corte di Strasburgo sostenendo che non sono state esaurite le "vie di ricorso interne" previste dalla Convenzione europea.
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