Da Ansa del 28/02/2003
Sofri non andrà a Strasburgo, neanche in manette
SOFRI NON ANDRA' A STRASBURGO
Respinto il ricorso presentato da Adriano Sofri contro il provvedimento del magistrato di Pisa che aveva negato all'ex leader di Lotta Continua il permesso per deporre davanti alla Corte Europea.
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FIRENZE - Adriano Sofri non potrà andare a Strasburgo. Nè da uomo libero e neppure in manette. La notizia proviene dall' Amministrazione Penitenziaria che fa sapere - in modo stringato - "non è prevista la presenza nella città francese" dell'ex leader di Lotta Continua.
Il Tribunale di sorveglianza di Firenze ha infatti respinto il ricorso presentato da Adriano Sofri contro il provvedimento del magistrato di sorveglianza di Pisa che il 17 febbraio scorso gli aveva negato un permesso richiesto per recarsi a deporre davanti alla Corte Europea di giustizia di Strasburgo. Alla base del provvedimento vi sarebbero questioni di "sicurezza ed ordine pubblico".
"Una motivazione siffatta, - dice il difensore di Adriano Sofri, Alessandro Gamberini-, se confermata, più che un insulto sarebbe un'argomentazione farsesca". "Del resto - spiega - la Convenzione internazionale a cui ha aderito anche l'Italia, che assicurava il diritto a Sofri di essere presente all' udienza europea, ha come unica possibilità di deroga quella di invocare, da parte dello Stato che esprime il suo rifiuto ad acconsentire la presenza del ricorrente, solo ragioni di ordine e sicurezza pubblica".
In primo tempo, era stata ventilata l'ipotesi che potesse recarsi in Francia scortato, ma non gli è stata concessa neanche questa possibilità.
E dalle pagine del Foglio, in una lettera a Giuliano Ferrara Sofri scrive: "All'udienza sarei stato superfluo, non dovevo parlare, solo essere presente in una circostanza meramente simbolica, dunque per me suprema".
"Non è previsto dalla legislazione italiana in materia". sottolinea - invece - il presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, Vincenzo Sapere, che comunque non era nel collegio che ha respinto il ricorso. "Nel caso di Sofri - ha affermato il magistrato - c' erano probabilmente le condizioni perché gli venisse concesso un permesso premio che gli consentisse, senza scorta, di spostarsi in Italia. Ma non è consentito che un detenuto in carcere possa lasciare, anche momentaneamente, il paese. L' unica possibilità di espatrio temporaneo - aggiunge poi - per un cittadino detenuto in Italia sarebbe un differimento temporaneo dell' esecuzione della pena,che dovrebbe comunque essere motivato da gravi condizioni di salute e dall' esistenza fuori del nostro paese di qualche centro clinico specializzato in cure che in Italia non sarebbe possibile fare".
L' ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di carcere con Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani per l' omicidio del commissario Calabresi, aveva chiesto un permesso - per la prima volta - per uscire dal carcere di Pisa e poter andare a Strasburgo da solo senza gli agenti di scorta. Ma l'istanza era stata respinta dal magistrato pisano. Da qui il ricorso, presentato il 19 febbraio dall'avvocato Gamberini. Il Tribunale di sorveglianza di Firenze lo ha però respinto ritenendo che la decisione del magistrato pisano fosse correttamente ed adeguatamente motivata.
Il Tribunale di sorveglianza di Firenze ha infatti respinto il ricorso presentato da Adriano Sofri contro il provvedimento del magistrato di sorveglianza di Pisa che il 17 febbraio scorso gli aveva negato un permesso richiesto per recarsi a deporre davanti alla Corte Europea di giustizia di Strasburgo. Alla base del provvedimento vi sarebbero questioni di "sicurezza ed ordine pubblico".
"Una motivazione siffatta, - dice il difensore di Adriano Sofri, Alessandro Gamberini-, se confermata, più che un insulto sarebbe un'argomentazione farsesca". "Del resto - spiega - la Convenzione internazionale a cui ha aderito anche l'Italia, che assicurava il diritto a Sofri di essere presente all' udienza europea, ha come unica possibilità di deroga quella di invocare, da parte dello Stato che esprime il suo rifiuto ad acconsentire la presenza del ricorrente, solo ragioni di ordine e sicurezza pubblica".
In primo tempo, era stata ventilata l'ipotesi che potesse recarsi in Francia scortato, ma non gli è stata concessa neanche questa possibilità.
E dalle pagine del Foglio, in una lettera a Giuliano Ferrara Sofri scrive: "All'udienza sarei stato superfluo, non dovevo parlare, solo essere presente in una circostanza meramente simbolica, dunque per me suprema".
"Non è previsto dalla legislazione italiana in materia". sottolinea - invece - il presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, Vincenzo Sapere, che comunque non era nel collegio che ha respinto il ricorso. "Nel caso di Sofri - ha affermato il magistrato - c' erano probabilmente le condizioni perché gli venisse concesso un permesso premio che gli consentisse, senza scorta, di spostarsi in Italia. Ma non è consentito che un detenuto in carcere possa lasciare, anche momentaneamente, il paese. L' unica possibilità di espatrio temporaneo - aggiunge poi - per un cittadino detenuto in Italia sarebbe un differimento temporaneo dell' esecuzione della pena,che dovrebbe comunque essere motivato da gravi condizioni di salute e dall' esistenza fuori del nostro paese di qualche centro clinico specializzato in cure che in Italia non sarebbe possibile fare".
L' ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di carcere con Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani per l' omicidio del commissario Calabresi, aveva chiesto un permesso - per la prima volta - per uscire dal carcere di Pisa e poter andare a Strasburgo da solo senza gli agenti di scorta. Ma l'istanza era stata respinta dal magistrato pisano. Da qui il ricorso, presentato il 19 febbraio dall'avvocato Gamberini. Il Tribunale di sorveglianza di Firenze lo ha però respinto ritenendo che la decisione del magistrato pisano fosse correttamente ed adeguatamente motivata.
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