Da Agi del 23/11/2005

Italia: dopo 23 anni inizia processo per omicidio Calvi

ROMA - Oggi si terrà la prima udienza del processo per l'omicidio di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati Neri il 18 giugno del 1982. Il mistero della morte del "banchiere di Dio" è rimasto insoluto per oltre vent'anni, e adesso, dopo la riapertura dell'inchiesta nel 2003 da parte delle autorità inglesi prima e di quelle italiane poi, potrebbe finalmente arrivare ad una soluzione, anche se nell'udienza odierna si profila la possibilità di un nuovo rinvio.

Ventitrè anni di indagini, racchiusi in 200 faldoni conservati negli archivi dei soli tribunali italiani. Centocinquantamila pagine di riscontri, inchieste, interrogatori, perizie, da aggiungere a quelle scritte e conservate nelle stanze di Scotland Yard. È in questa enorme mole di materiale che si celano i segreti e le rivelazioni di uno dei più colossali scandali della storia economica e finanziaria internazionale.

Il processo nell'aula bunker di Rebibbia a Roma, sarebbe dovuto partire il mese scorso. Ma il 6 ottobre, giorno ufficiale dell'apertura delle udienze, era arrivato il primo stop, per il mancato rispetto dei termini di notifica della presentazione di uno dei quattro imputati, Silvano Vittor, il contrabbandiere che accompagnò Calvi a Londra e gli fornì il passaporto falso.

Insieme a Vittor sono stati rinviati a giudizio Pippo Calò, ritenuto il cassiere della mafia, il faccendiere Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi, ritenuto uno dei boss della Banda della Magliana e l'ex compagna di quest'ultimo, Manuela Kleinszig, austriaca. Per tutti loro l'accusa è di omicidio e premeditato.

In particolare Vittor, sulla base di prove testimoniali raccolte di recente, sarebbe accusato di essere uno degli esecutori materiali dell'assassinio. Ma nello sviluppo delle indagini sono emersi anche altri nomi, almeno una decina, che figurano in un diverso procedimento per lo stesso reato. Tra questi quello dell'ex capo della Loggia P2, Licio Gelli, che sarebbe stato uno dei mandanti. Il nome del maestro P2, tuttavia, fa parte di un filone stralcio aperto dai pubblici ministeri.

Secondo l'accusa sarebbero almeno tre i motivi che portarono al delitto: Calvi, innanzitutto, aveva male amministrato il denaro di Cosa Nostra, e c'era anche il sospetto che rivelasse i segreti del riciclaggio attraverso il Banco Ambrosiano, che ben conosceva. E, infine, dopo il delitto, gli assassini ritenevano di poter avere maggiore peso negoziale nei confronti di coloro che erano coinvolti con Calvi. Il banchiere, insomma, fu ucciso per punizione e per impedirgli di fare ricatti. Era necessario occultare i traffici fatti alle spalle e tramite il Banco Ambrosiano e impedire al "banchiere di Dio" di ricattare i referenti politico-istituzionali della massoneria, della loggia "P2" e dello IOR (Istituto per le opere di religione, la banca del Vaticano) con i quali Calvi aveva gestito enormi investimenti e finanziamenti.

La notte del 18 giugno Calvi lasciò il suo albergo, un hotel di terza categoria, e non vi fece più ritorno. Il mattino seguente un passante lo trovò impiccato sotto il ponte. Da subito si diede per buona la pista del suicidio, nonostante le pressioni dei familiari ad indagare in altre direzioni. Una tesi definitivamente smantellata dalle perizie londinesi e italiane.

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