"Da 14 anni siamo alla gogna ed essere chiamati traditori un giorno si' e l'altro no e' un reato infamante per un militare. In piena coscienza posso dire di non aver mai tradito nessuno e di non ritenermi colpevole di cio' di cui mi si accusa". E' lo sfogo del generale Franco Ferri, vicecapo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare imputato assieme al suo diretto superiore, Lamberto Bartolucci, nel processo d'appello sui presunti depistaggi legati al disastro aereo di Ustica, avvenuto il 27 giugno del 1980 quando un Dc9 dell'Itavia si inabisso' con 81 persone a bordo. Nelle dichiarazioni spontanee rese prima che la corte d'assise d'appello si ritirasse in camera di consiglio (la sentenza e' prevista nel pomeriggio), Ferri ha smentito l'impianto accusatorio sostenuto dai pm che hanno chiesto per i due imputati la condanna a 6 anni e 9 mesi per non aver detto la verita' su quanto avvenuto. Secondo i due pm Bartolucci avrebbe omesso di riferire alle autorita' politiche i risultati delle analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino e con Ferri avrebbe fornito informazioni errate alle autorita' politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei. Ferri, anche oggi, ha respinto quanto sostenuto dai pm: "Non abbiamo nascosto nulla. L'Aeronautica militare non ha imposto alcuna versione. La realta' e' che noi non abbiamo commessi falsi ne' omissioni". Dello stesso tenore l'intervento del generale Bartolucci: "Quando avviene un incidente aereo, le prime cose che si sequestrano sono i nastri e le registrazioni telefoniche a terra e a bordo. Per quale motivo avrei dovuto nascondere i risultati dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino quando dal materiale sequestrato sarebbe emersa subito la verita'?"