Da Liberazione del 13/12/2005
La mamma di Verbano: «E' ora di riaprire l'inchiesta sull'omicidio di Valerio»
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"Io sono pronta, è ora". Carla Verbano, mamma di Valerio, il diciottenne ucciso a Roma il 22 febbraio del 1980, ha incontrato ieri Massimiliano Smeriglio, presidente del Municipio Roma XI che, pochi giorni fa, dalle pagine di un quotidiano della Capitale, aveva lanciato un appello per la riapertura dell'inchiesta sull'omicidio del giovane militante dell'Autonomia, antifascista, studente all'Archimede, attivo in operazioni di controinformazione.
Tre uomini fecero irruzione nell'abitazione di Montesacro dove viveva con la famiglia, immobilizzarono i suoi genitori e lo attesero. Nel corpo a corpo che seguì, Valerio rimase ucciso. Seguirà un'inchiesta difficile, e che non condurrà a nulla, caratterizzata dalla scomparsa di un dossier sul neofascismo sequestrato poco tempo prima allo stesso Valerio - dall'uccisione da parte dei Nar del giudice Mario Amato che aveva ritrovato quelle carte e le stava utilizzando per la sua inchiesta sulla destra eversiva e dalla sparizione della pistola lasciata dagli assassini durante la fuga. Un'arma, in dotazione alla polizia, che avrebbe analogie con quella che uccise a Milano, due anni prima, Fausto e Iaio. Prima di morire, il papà di Verbano aveva formulato tre ipotesi sull'omicidio del ragazzo: una vendetta dei fascisti per il dossier, oppure per l'inchiesta sulle armi, o, ancora, un'azione di Terza posizione. Da Milano, il giudice Salvini ipotizza da tempo punti di contatto tra squadristi e Banda della Magliana che figura anche in alcune inchieste sulle stragi di quegli anni. «Chi sa parli - ripete Smeriglio - apriamo gli album di famiglia». E, nei giorni del venticinquennale, lo stesso Veltroni aveva assicurato a Carla Verbano la disponibilità dei legali del Campidoglio per vagliare le ipotesi di riapertura del caso. Prima di allora nessun politico l'aveva avvicinata. Solo i compagni di Valerio hanno sempre mantenuta viva la memoria.
Una strada porterà presto il nome di Verbano ma «Io sono pronta, vivo solo per questo», fa sapere al sindaco la signora Carla, 82 anni ad aprile. Smeriglio, particolarmente attento alla vicenda di «una generazione scomoda, quella degli anni '70, che la sinistra fatica a riconoscere», l'accompagnerà in Campidoglio ma sta anche lavorando a un convegno pubblico per fare luce sull'intreccio tra neofascismo e criminalità comune.
Tre uomini fecero irruzione nell'abitazione di Montesacro dove viveva con la famiglia, immobilizzarono i suoi genitori e lo attesero. Nel corpo a corpo che seguì, Valerio rimase ucciso. Seguirà un'inchiesta difficile, e che non condurrà a nulla, caratterizzata dalla scomparsa di un dossier sul neofascismo sequestrato poco tempo prima allo stesso Valerio - dall'uccisione da parte dei Nar del giudice Mario Amato che aveva ritrovato quelle carte e le stava utilizzando per la sua inchiesta sulla destra eversiva e dalla sparizione della pistola lasciata dagli assassini durante la fuga. Un'arma, in dotazione alla polizia, che avrebbe analogie con quella che uccise a Milano, due anni prima, Fausto e Iaio. Prima di morire, il papà di Verbano aveva formulato tre ipotesi sull'omicidio del ragazzo: una vendetta dei fascisti per il dossier, oppure per l'inchiesta sulle armi, o, ancora, un'azione di Terza posizione. Da Milano, il giudice Salvini ipotizza da tempo punti di contatto tra squadristi e Banda della Magliana che figura anche in alcune inchieste sulle stragi di quegli anni. «Chi sa parli - ripete Smeriglio - apriamo gli album di famiglia». E, nei giorni del venticinquennale, lo stesso Veltroni aveva assicurato a Carla Verbano la disponibilità dei legali del Campidoglio per vagliare le ipotesi di riapertura del caso. Prima di allora nessun politico l'aveva avvicinata. Solo i compagni di Valerio hanno sempre mantenuta viva la memoria.
Una strada porterà presto il nome di Verbano ma «Io sono pronta, vivo solo per questo», fa sapere al sindaco la signora Carla, 82 anni ad aprile. Smeriglio, particolarmente attento alla vicenda di «una generazione scomoda, quella degli anni '70, che la sinistra fatica a riconoscere», l'accompagnerà in Campidoglio ma sta anche lavorando a un convegno pubblico per fare luce sull'intreccio tra neofascismo e criminalità comune.
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