Da Reuters del 14/12/2005

Piazza Fontana, "foto di gruppo" senza misteri 36 anni dopo

MILANO (Reuters) - La scena di una strage lontana, quella di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, non è un'immagine sbiadita ma raccoglie in sè 40 anni di storia italiana.

Perche' Molte delle figure di allora sono state protagoniste delle vicende politiche italiane. E perchè l'infinita vicenda giudiziaria seguita a quei 17 morti e 84 feriti, conclusasi senza un colpevole, ha fatto comunque luce su molti retroscena di quella che venne chiamata "strategia della tensione", ma è stata anche una più subdola "strategia dell'impunità".

E' quanto afferma Mario Consani, giornalista eed esperto di cronaca giudiziaria, autore di "Foto di gruppo da Piazza Fontana" (Melampo editore, con prefazione del premio Nobel Dario Fo), uscito per il 36° anniversario della strage, il primo dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato l'assoluzione per tre ex-militanti di estrema destra, lasciandola di fatto senza un colpevole.

Una "foto di gruppo" attuale "perchè molti personaggi che affollavano quella scena si trovano poi in altre vicende giudiziarie e politiche", spiega Consani. Citando non solo storici esponenti democristiani quali Mariano Rumor, Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. Ma anche Gaetano Pecorella, deputato di Forza Italia e avvocato del premier Silvio Berlusconi, che ha difeso uno degli imputati assolti, Delfo Zorzi. E Gerardo D'Ambrosio, già procuratore della Repubblica a Milano, tra i protagonisti della stagione di Mani Pulite, che coordinò la prima inchiesta all'epoca, sino a quando il primo processo non fu trasferito a Catanzaro.

STRAGE IMPUNITA MA MOLTI MISTERI SVELATI

La lunghissima vicenda giudiziaria della strage si è conclusa nel maggio scorso, quando la Cassazione ha confermato una precedente assoluzione in appello per i tre ex-militanti di estrema destra Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, imputati per la strage alla Banca dell'Agricoltura, condannati invece all'ergastolo in primo grado.

L'assoluzione non ha cancellato molte verità emerse dai processi, afferma Consani, citando il giudice istruttore Guido Salvini, che ha indagato per una decina di anni sulle attività eversive della destra.

"La verità giudiziaria non si esaurisce sempre nella condanna dei singoli imputati", dice Salvini, nel libro. Ricordando che la sentenza d'appello, che ha assolto gli imputati neofascisti "ha affermato anche che gli attentati del 12 dicembre furono opera dei gruppi di Ordine Nuovo. E questo rimane un punto fermo".ù

Una tesi rigettata da Pecorella, difensore di Delfo Zorzi dopo esser stato per oltre 20 anni legale di parte civile per i dipendenti della banca al processo.

"Se non si trovano le persone fisiche, che hanno commesso il fatto, è arbitrario attribuirlo a un gruppo politico", dice l'avvocato nel libro.

Il mosaico della strage ricostruito è abbastanza nitido, malgrado l'assenza di alcune importanti tessere. Con gli estremisti di destra veneti Franco Freda e Giovanni Ventura, assolti all'epoca per la strage ma condannati per una serie di altri attentati a una dozzina di anni. "E riconosciuti paradossalmente nella sentenza conclusiva colpevoli ma non condannabili", dice l'autore del libro.

Sentenza che, ritenendo manchi la prova decisiva per condannare Zorzi, Maggi e Rognoni, anch'essi esponenti dell'estrema destra, attribuisce comunque al gruppo di Ordine Nuovo la responsabilità del crimine. E con un secondo paradosso, individua come unico vero responsabile Carlo Digilio (reato prescritto), collaboratore di giustizia che ha accusato se stesso ed i suoi ex camerati.

Le condanne definitive, per reati connessi a depistaggi, di esponenti dei servizi segreti italiani come come Gianadelio Maletti ed Antonio Labruna, dice ancora Consani, delineano come sfondo alla strage "un contesto internazionale di Guerra Fredda, in cui una parte di politici italiani e americani, ritenendo concreto il pericolo di uno scivolamento a sinistra, ritenne che per bloccarlo fosse il caso di impiegare anche mezzi non ortodossi".
di Roberto Bonzio

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