Da L'Unità del 13/02/2005
Bologna, proclama della Lioce al processo alle nuove Brigate Rosse
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È iniziato in mattinata, lunedì, il processo alle nuove Brigate Rosse per l'omicidio del professor Marco Biagi. Nell'aula Vittorio Bachelet di Palazzo Baciocchi a Bologna, di fronte al presidente della Corte d'Assise, Libero Mancuso, e i giudici a latere, sono comparsi alla sbarra, o meglio nella gabbia degli imputati, Roberto Morandi, Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma e Diana Blefari Melazzi. Si sono costituiti parte civile i familiari del professor Biagi, il comune di Bologna, l'Università di Modena, la Presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno.
I brigatisti - o meglio la Lioce a nome anche di Morandi e delle Br - hanno letto un documento in cui dicono, tra l’altro, di diffidare dei loro stessi difensori. «Non riconosciamo alcuna legittimità a giudicarci alle corti che dello Stato sono i tramiti e...bocciamo gli avvocati difensori compresi quelli d'ufficio che diffidiamo dal rappresentarci. Ricordiamo e onoriamo il compagno Mario Galesi e tutti i combattenti antimperialisti caduti». È questo il passaggio conclusivo del documento brigatista firmato «militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista combattente», letto in aula. Mezz'ora circa per leggere cinque pagine scritte fitte fitte a stampatello, acquisite agli atti del processo. In conclusione Lioce e Morandi ricordano i punti del programma delle Nuove Br, tra cui attaccare il progetto antiproletario e controrivoluzionario di rimodellazione economico-sociale e di riforma politico-istituzionale «attaccare le politiche centrali dell'imperialismo e delle sue strategie di guerra e controrivoluzione, oggi concretizzatesi nell'occupazione dell'Iraq; lavorare alla costruzione del fronte combattente antimperialista». Il documento si conclude con il proclama: «Viva la strategia della lotta armata! Viva l'intifada palestinese e la guerra di liberazione irachena!Proletari di tutti i paesi uniamoci». In fondo al documento compaiono le firme di Nadia Lioce e Roberto Morandi, non quelle di Marco Mezzasalma e Diana Blefari Melazzi, gli altri due imputati presenti in aula.
La Corte d'assise di Bologna ha interpretato il proclama e la presa di distanza dai difensori come una revoca della fiducia ai legali finora incaricati della difesa dei due br e ha nominato due difensori d’ufficio: Barbara Paoletti e Addolorata Pastore, due giovani avvocatesse bolognesi. Dunque ha rinviato il processo al prossimo 21 febbraio, accordando un termine per la difesa, in modo di dare il tempo ai legali di studiare le carte processuali.
«Continuo ad essere il loro difensore di fiducia, quella di oggi è una revoca politica per la Corte d'assise di Bologna», ha invece ribadito l'avvocato Sandro Clementi, difensore di Nadia Desdemona Lioce e di Roberto Morandi. Il legale ha spiegato che si tratta di una decisione in linea con quelle dei processi brigatisti degli anni '70, e che la «rinuncia a difendersi» significa non riconoscere al Tribunale nessun titolo per giudicarli. Ma così non ha avlutato finora la Corte.
A giudizio per l'omicidio del giuslavorista ucciso tre anni fa anche la «pentita» Cinzia Banelli, che verrà però processata con rito abbreviato il 15 febbraio. La "compagna So" - questo il suo nome di battaglia - dovrebbe comunque comparire come testimone nel processo per confermare in aula le dichiarazioni rese durante gli interrogatori seguiti.
Del gruppo che ideò e commise il delitto Biagi faceva parte, secondo gli inquirenti, anche Mario Galesi. Il brigatista, compagno della Lioce, è rimasto ucciso nella sparatoria con la polizia sul treno Roma-Arezzo, il 2 marzo 2003.
La Corte d'assise si è riunita in camera di consiglio per decidere su un’eccezione di nullità presentata dalla difesa dell'unico imputato assente in aula, Simone Boccaccini, per un presunto errore nelle notifiche ai difensori. Un errore, secondo la difesa, che potrebbe portare alla nullità del rinvio a giudizio dell'imputato. La difesa di Boccaccini ha presentato anche un lista di 36 testimoni.
Il professor Marco Biagi, docente di diritto del lavoro all’Università di Modena, fu ucciso a colpi di pistola, sotto la sua abitazione di via Valdonica, nel centro storico di Bologna, la sera del 19 marzo 2002.
I brigatisti - o meglio la Lioce a nome anche di Morandi e delle Br - hanno letto un documento in cui dicono, tra l’altro, di diffidare dei loro stessi difensori. «Non riconosciamo alcuna legittimità a giudicarci alle corti che dello Stato sono i tramiti e...bocciamo gli avvocati difensori compresi quelli d'ufficio che diffidiamo dal rappresentarci. Ricordiamo e onoriamo il compagno Mario Galesi e tutti i combattenti antimperialisti caduti». È questo il passaggio conclusivo del documento brigatista firmato «militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista combattente», letto in aula. Mezz'ora circa per leggere cinque pagine scritte fitte fitte a stampatello, acquisite agli atti del processo. In conclusione Lioce e Morandi ricordano i punti del programma delle Nuove Br, tra cui attaccare il progetto antiproletario e controrivoluzionario di rimodellazione economico-sociale e di riforma politico-istituzionale «attaccare le politiche centrali dell'imperialismo e delle sue strategie di guerra e controrivoluzione, oggi concretizzatesi nell'occupazione dell'Iraq; lavorare alla costruzione del fronte combattente antimperialista». Il documento si conclude con il proclama: «Viva la strategia della lotta armata! Viva l'intifada palestinese e la guerra di liberazione irachena!Proletari di tutti i paesi uniamoci». In fondo al documento compaiono le firme di Nadia Lioce e Roberto Morandi, non quelle di Marco Mezzasalma e Diana Blefari Melazzi, gli altri due imputati presenti in aula.
La Corte d'assise di Bologna ha interpretato il proclama e la presa di distanza dai difensori come una revoca della fiducia ai legali finora incaricati della difesa dei due br e ha nominato due difensori d’ufficio: Barbara Paoletti e Addolorata Pastore, due giovani avvocatesse bolognesi. Dunque ha rinviato il processo al prossimo 21 febbraio, accordando un termine per la difesa, in modo di dare il tempo ai legali di studiare le carte processuali.
«Continuo ad essere il loro difensore di fiducia, quella di oggi è una revoca politica per la Corte d'assise di Bologna», ha invece ribadito l'avvocato Sandro Clementi, difensore di Nadia Desdemona Lioce e di Roberto Morandi. Il legale ha spiegato che si tratta di una decisione in linea con quelle dei processi brigatisti degli anni '70, e che la «rinuncia a difendersi» significa non riconoscere al Tribunale nessun titolo per giudicarli. Ma così non ha avlutato finora la Corte.
A giudizio per l'omicidio del giuslavorista ucciso tre anni fa anche la «pentita» Cinzia Banelli, che verrà però processata con rito abbreviato il 15 febbraio. La "compagna So" - questo il suo nome di battaglia - dovrebbe comunque comparire come testimone nel processo per confermare in aula le dichiarazioni rese durante gli interrogatori seguiti.
Del gruppo che ideò e commise il delitto Biagi faceva parte, secondo gli inquirenti, anche Mario Galesi. Il brigatista, compagno della Lioce, è rimasto ucciso nella sparatoria con la polizia sul treno Roma-Arezzo, il 2 marzo 2003.
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