Da IGN del 29/01/2006
Originale su http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Cronaca&loid=1.0.290183755

Strage Bologna, Fioravanti: ''Così è stata ignorata la pista estera''

L'ex leader dei Nar, in un'intervista all'Adnkronos, si sofferma sulla figura del terrorista tedesco Thomas Kram presente nel capoluogo emiliano i giorni dell'eccidio
Se la pista è quella giusta è stata protetta ''in maniera strepitosa'', secondo Valerio Fioravanti, condannato all'ergastolo per la strage di Bologna insieme alla moglie Francesca Mambro, strage per la quale i due si sono sempre dichiarati innocenti. La pista di cui parla l'ex leader dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) è quella legata alla presenza a Bologna l'1 e il 2 agosto dell'80 del berlinese Thomas Kram, militante del gruppo di 'Carlos', il terrorista internazionale legato all'estremismo mediorientale e ricercato dalla giustizia tedesca. Sull'inquietante presenza a Bologna del terrorista venuto dalla Germania il giorno dell'eccidio la Procura felsinea ha ricevuto segnalazioni dalla Digos, ma il fascicolo aperto dai pm è stato archiviato.

''Tra 10 anni mi riserbo di parlare meglio di Bologna -dice Fioravanti all'ADNKRONOS- Certo è che se prima di Bologna l'estrema destra aveva quattro latitanti e 100 fiancheggiatori, dopo Bologna ha avuto 104 latitanti. Lì, quindi, è iniziata la vera epopea terroristica dei Nar, lì è iniziata veramente la fuga di 100 persone su e giù per l'Italia, che non volevano fermarsi ai posti di blocco. Quando hanno fatto il conto dei morti -prosegue Fioravanti- si è scoperto che purtroppo i quattro quinti dei morti dei Nar sono stati fatti dopo la strage di Bologna''.

Fioravanti cita Rousseau, per spiegare il suo pensiero: ''Se uno ti accusa di aver rubato la cattedrale di Notre Dame -dice- non fermarti a dare spigazioni, intanto scappa. Ecco, a noi è successo questo. Ci hanno accusato di una cosa atroce, hanno gettato nel panico, nella disperazione e nella rabbia un numero molto alto di persone, salvo poi assolverle tutte, tranne me e Francesca, ma a quel punto -continua Fioravanti- molta gente si era fatta male e in questa fuga disperata e rabbiosa ci sono stati 20 morti. Tra una decina d'anni -afferma Giusva Fioravanti- quando se ne potrà riflettere, io vorrò discutere su chi realmente ha creato i Nar, se siamo stati noi, o se i creatori di questa epopea di assassini in fuga sono stati quelli che poi alla fuga ci hanno costretto in maniera ingiusta. L'accusa di Bologna è stata talmente atroce, talmente infame, che abbiamo stentato a prenderla sul serio -ricorda- ma poi quando abbiamo capito che facevano sul serio, ha creato uno sconquasso pazzesco''.

''Le novità di adesso -prosegue Fioravanti riferendosi ai documenti della commissione bicamerale d'inchiesta sul caso Mitrokhin- sono rilevanti. Il problema è che sono troppo rilevanti. Se fossero state di minor portata sarebbero state digerite meglio. Fino a pochi mesi fa -ricorda- quando si parlava di questa storia, anche con persone che non c'erano del tutto ostili, la tesi era che non eravamo stati noi, ma qualcuno, comunque, del giro riferibile al nostro. Se fossero uscite quindi novità su qualche altra cosa -ipotizza Fioravanti- magari su qualche altro italiano, la cosa sarebbe stata digerita immediatamente. Il problema è che quello che è uscito fuori è completamente diverso da quello su cui si è lavorato per 25 anni e -prosegue- se devo dire la verità, è completamente diverso da quello che io ho immaginato per 24 anni''.

''Le novità di adesso -insiste Fioravanti- sono così diverse da quello che era trapelato nel corso degli anni che, se la pista è quella giusta, è stata protetta in maniera talmente strepitosa che neanche uno, che come me si è raccolto tutti i ritagli di giornale per un quarto di secolo, aveva immaginato una cosa del genere''.

Ma che idea si erano fatti i terroristi neri, sempre proclamatisi innocenti, sull'eccidio? ''Noi avevamo sempre pensato alla pista libica. Impazzava la teoria del muro di gomma su Ustica, ossia del combattimento aereo, c'erano decine di trasmissioni televisive che davano per certo il tentativo degli americani di uccidere Gheddafi -ricorda Fioravanti- La strage di Bologna è avvenuta 20 giorni dopo Ustica. Noi dicemmo: qua tutti sostengono che l'Italia è stata teatro di un combattimento aereo, di un tentativo di uccidere Gheddafi, su tutti i giornali c'è scritto che Gheddafi si vendica commettendo delle stragi, se Bologna fosse la vendetta?''.

Insomma, pista libica. O meglio, pista internazionale. ''Di questa pista libica -racconta Fioravanti- cercammo di parlare con Francesco Cossiga per chiedergli se ci dava qualche riscontro. Lui fu molto affettuoso e ci disse che non credeva affatto alla pista libica ma che, secondo lui, poteva trattarsi di un incidente dei palestinesi.

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