Da Gazzetta del Mezzogiorno del 17/02/2005
Omicidio Biagi, la Banelli parla per 7 ore
Nel processo per rito abbreviato che la vede imputata per l’omicidio di Marco Biagi. La brigatista dovrebbe conoscere la sua condanna alla prossima udienza il 15 marzo
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BOLOGNA - Parlando nel processo per rito abbreviato che la vede imputata per l’omicidio di Marco Biagi, le dichiarazioni di Cinzia Banelli, la pentita delle Br, «hanno dato ulteriore concretezza alle ipotesi d’accusa che verranno portate in Corte d’Assise, dove sono imputati altri cinque brigatisti». E’ l’affermazione dell’avv.Guido Magnisi, legale della famiglia del professore, al termine della prima udienza dell’abbreviato.
Banelli ha parlato per circa sette ore e dovrebbe conoscere la sua condanna alla prossima udienza il 15 marzo, ma prima, lunedì prossimo, dovrà ripetere lo stesso racconto davanti alla Corte d’Assise, dove sarà sentita nel processo che vede imputati, per la stessa accusa, Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma, Roberto Morandi, Simone Boccaccini e Diana Blefari Melazzi.
Dalle parole della Banelli viene ribadito il ruolo di Simone Boccaccini, il «compagno Carlo», secondo gli investigatori, e di Diana Blefari Melazzi. Intanto dagli ultimi accertamenti degli investigatori emerge come il brigatista appostato alla stazione ferroviaria di Modena e incaricato di segnalare ai compagni la partenza del treno di Biagi, non possa avere avuto anche il ruolo di telefonista. Il cellulare sul quale arrivarono le telefonate dei singoli brigatisti dopo l’agguato, agganciò una cella di Magliano Sabina (Rieti) alle 18.45 del 19 marzo: un’orario nel quale la staffetta Br di Modena era ancora in Emilia. Secondo l’ipotesi investigativa il telefonista era Mezzasalma, mentre resta da identificare il brigatista che si trovava a Modena. Tra le circostanze precisate da Banelli anche la possibile data delle prove generali dell’attentato, che sarebbero state fatte il 27 febbraio 2002.
«Le dichiarazioni di Cinzia Banelli - sottolinea il suo difensore, avv.Grazia Volo - hanno fatto diventare prove i tanti indizi raccolti dagli investigatori. Il suo contributo ha già determinato il fatto che questo che era un processo indiziario, nel quale era confluita un’ ingente messe di indagini, si è trasformato in un processo di prova pieno». L’ avvocato Volo ribadisce poi il contributo investigativo fornito dalla "pentita" delle Brigate Rosse: «Lei non ha mai detto non ricordo, ma ha fornito indicazioni precise che sono utilizzabili per l’ individuazione».
Lo stesso avvocato dello Stato Mario Zito ammette: «Ha dato conferme alle indagini, rispetto alle quale ha aggiunto e chiarito, anche se non ci sono comunque elementi nuovi». E anche la Procura valuta importanti le parole di Cinzia Banelli, che potranno essere determinanti anche per la condanna degli altri brigatisti.
Banelli ha parlato per circa sette ore e dovrebbe conoscere la sua condanna alla prossima udienza il 15 marzo, ma prima, lunedì prossimo, dovrà ripetere lo stesso racconto davanti alla Corte d’Assise, dove sarà sentita nel processo che vede imputati, per la stessa accusa, Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma, Roberto Morandi, Simone Boccaccini e Diana Blefari Melazzi.
Dalle parole della Banelli viene ribadito il ruolo di Simone Boccaccini, il «compagno Carlo», secondo gli investigatori, e di Diana Blefari Melazzi. Intanto dagli ultimi accertamenti degli investigatori emerge come il brigatista appostato alla stazione ferroviaria di Modena e incaricato di segnalare ai compagni la partenza del treno di Biagi, non possa avere avuto anche il ruolo di telefonista. Il cellulare sul quale arrivarono le telefonate dei singoli brigatisti dopo l’agguato, agganciò una cella di Magliano Sabina (Rieti) alle 18.45 del 19 marzo: un’orario nel quale la staffetta Br di Modena era ancora in Emilia. Secondo l’ipotesi investigativa il telefonista era Mezzasalma, mentre resta da identificare il brigatista che si trovava a Modena. Tra le circostanze precisate da Banelli anche la possibile data delle prove generali dell’attentato, che sarebbero state fatte il 27 febbraio 2002.
«Le dichiarazioni di Cinzia Banelli - sottolinea il suo difensore, avv.Grazia Volo - hanno fatto diventare prove i tanti indizi raccolti dagli investigatori. Il suo contributo ha già determinato il fatto che questo che era un processo indiziario, nel quale era confluita un’ ingente messe di indagini, si è trasformato in un processo di prova pieno». L’ avvocato Volo ribadisce poi il contributo investigativo fornito dalla "pentita" delle Brigate Rosse: «Lei non ha mai detto non ricordo, ma ha fornito indicazioni precise che sono utilizzabili per l’ individuazione».
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