Da La Repubblica del 11/07/2005
"E-mail e sms, più controlli nella Ue"
Clarke ai partner europei: "Così avremmo potuto fermare gli assassini"
Proposta ai partner europei una legislazione comune anche sui documenti d´identità
Richiesto ad aziende telefoniche e internet di conservare a lungo i dati sulle comunicazioni
di Giampaolo Cadalanu
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Approfondimenti / DOSSIER
Echelon si, Echelon no di Roberto Bortone l termine inglese Echelon significa letteralmente "formazione", mentre in linguaggio militare sta ad indicare la parola "squadriglia". Eppure mentalmente lo si associa a ben altro: intercettazioni telefoniche, microspie, telecamere, hacking, per arrivare sino ad agenti segreti e controspionaggio... tutti termini ai quali siamo ormai abituati o ci stiamo dolcemente abituando, grazie anche a qualche simpatico reality alla tv. La stampa cartacea, quella "ufficiale", ha iniziato a parlare di Echelon in Italia il 20 marzo 1998 quando il settimanale "il Mondo" dedicò un primo "speciale" dal titolo eclatante: "Licenza di spiare, i segreti di Echelon: così USA e Gran Bretagna ci spiano". Si riferiva al caso Echelon, alla scoperta ufficiale della sua esistenza. Seguì una seconda uscita nel numero successivo, poi una terza... poi le prime timide interrogazioni parlamentari da parte di alcuni degli eurodeputati italiani di stanza a Bruxelles. Fino ad arrivare ai giorni nostri in cui terrorismo e crack finanziari ripropongono l'esigenza ma anche la pericolosità di un network di intercettazioni interplanetario. Insomma mentre "lui" ci ascolta noi proviamo ad avvicinarci per conoscerlo meglio. Ma senza fare troppo rumore altrimenti... |
La traccia dei terroristi potrebbe essere ancora lì, nei server della posta elettronica, o nei computer del servizio telefonico. Bisogna cercare fra Sms e messaggi e-mail, le impronte digitali dei nostri tempi: la polizia britannica ha deciso di andare a frugare negli archivi delle compagnie telefoniche e Internet. Ma sempre chiedendo «per favore»: la legge di Sua Maestà britannica non consente alle autorità di mettere il naso nella corrispondenza privata senza un mandato specifico. Così per il momento gli investigatori hanno chiesto alle aziende coinvolte solo di prolungare il tempo di permanenza delle comunicazioni nei computer. Insomma: conservate i messaggi per un po´, nel frattempo cercheremo di capire quali controllare e otterremo il via libera dei giudici.
Charles Clarke, ministro degli Interni, ha già messo le mani avanti, anticipando che al meeting straordinario di Bruxelles, dopodomani, Londra chiederà ai partner Ue una regolamentazione europea generale, che imponga alle compagnie di conservare dati telefonici e messaggi. Per le chiamate in voce, com´è ovvio, le aziende non possono far altro che mettere da parte i dati "esterni" sulla conversazione: chiamante, chiamato, orario, durata e naturalmente luoghi della conversazione, identificati attraverso la triangolazione delle celle della rete. Il contenuto, per il momento, resta al di fuori della portata degli investigatori. Ma per Sms e posta elettronica questo limite non c´è. E, come Clarke ha detto all´Observer, un controllo delle e-mail «avrebbe potuto fermare gli assassini» identificando in anticipo comportamenti sospetti. Sul tavolo del gabinetto Blair c´è anche l´idea di un database sugli esplosivi, che ne segua eventuali furti e movimenti, oltre all´ipotesi di avviare l´obbligo di documenti d´identità, per ora mai introdotti nel Regno Unito, che dovrebbero essere conformi a uno standard comune europeo.
Ma ogni nuova possibilità di controlli, inevitabilmente, comporta limitazioni alla riservatezza personale e minacce alle libertà civili. Il Sunday Mail ieri l´ha messa giù in termini molto netti, titolando: "Diritti civili o diritto a vivere" e argomentando che «Gran Bretagna ed Europa stanno per affrontare la repressione più dura delle libertà civili dai tempi della Seconda guerra mondiale». E un primo allarme è arrivato anche da Simon Davis, direttore di Privacy International: «Ci sono alcuni casi famosi in cui la polizia ha usato i dati sul traffico telefonico e l´individuazione del luogo da cui cellulari hanno parlato. Ma questa è sorveglianza di massa nella sua forma più rozza». Ed è difficile dargli torto quando parla di un possibile «sovraccarico di informazioni», rese inutilizzabili dal loro stesso numero.
Il Grande fratello immaginato da Clarke preoccupa gli altri paesi (la Germania soprattutto), ma anche conservatori e liberaldemocratici britannici, già contrari all´ipotesi di documenti d´identità obbligatori: David Davis, ministro dell´Interno-ombra, ha escluso che le libertà civili possano essere sacrificate nella lotta al terrorismo, mentre il leader liberale Charles Kennedy ha fatto sapere che il suo partito difenderà i diritti dei cittadini, ma «responsabilmente».
Curiosamente, la tecnologia al centro della polemica è stata anche protagonista "positiva" subito dopo le bombe: se la rete dei cellulari è subito andata in collasso per il sovraccarico, l´uso dei messaggini Sms (che richiedono impegno minimo per i ponti radio e quindi non saturano la rete) ha permesso di superare il problema. E le e-mail, secondo gli specialisti di MessageLabs, si sono moltiplicate. Per l´enorme mole di messaggi di rassicurazione (Tutto bene?, oppure: Hai visto le notizie?) il flusso normale ogni dato momento è almeno raddoppiato.
Charles Clarke, ministro degli Interni, ha già messo le mani avanti, anticipando che al meeting straordinario di Bruxelles, dopodomani, Londra chiederà ai partner Ue una regolamentazione europea generale, che imponga alle compagnie di conservare dati telefonici e messaggi. Per le chiamate in voce, com´è ovvio, le aziende non possono far altro che mettere da parte i dati "esterni" sulla conversazione: chiamante, chiamato, orario, durata e naturalmente luoghi della conversazione, identificati attraverso la triangolazione delle celle della rete. Il contenuto, per il momento, resta al di fuori della portata degli investigatori. Ma per Sms e posta elettronica questo limite non c´è. E, come Clarke ha detto all´Observer, un controllo delle e-mail «avrebbe potuto fermare gli assassini» identificando in anticipo comportamenti sospetti. Sul tavolo del gabinetto Blair c´è anche l´idea di un database sugli esplosivi, che ne segua eventuali furti e movimenti, oltre all´ipotesi di avviare l´obbligo di documenti d´identità, per ora mai introdotti nel Regno Unito, che dovrebbero essere conformi a uno standard comune europeo.
Ma ogni nuova possibilità di controlli, inevitabilmente, comporta limitazioni alla riservatezza personale e minacce alle libertà civili. Il Sunday Mail ieri l´ha messa giù in termini molto netti, titolando: "Diritti civili o diritto a vivere" e argomentando che «Gran Bretagna ed Europa stanno per affrontare la repressione più dura delle libertà civili dai tempi della Seconda guerra mondiale». E un primo allarme è arrivato anche da Simon Davis, direttore di Privacy International: «Ci sono alcuni casi famosi in cui la polizia ha usato i dati sul traffico telefonico e l´individuazione del luogo da cui cellulari hanno parlato. Ma questa è sorveglianza di massa nella sua forma più rozza». Ed è difficile dargli torto quando parla di un possibile «sovraccarico di informazioni», rese inutilizzabili dal loro stesso numero.
Il Grande fratello immaginato da Clarke preoccupa gli altri paesi (la Germania soprattutto), ma anche conservatori e liberaldemocratici britannici, già contrari all´ipotesi di documenti d´identità obbligatori: David Davis, ministro dell´Interno-ombra, ha escluso che le libertà civili possano essere sacrificate nella lotta al terrorismo, mentre il leader liberale Charles Kennedy ha fatto sapere che il suo partito difenderà i diritti dei cittadini, ma «responsabilmente».
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