Da La Repubblica del 04/03/2005

La cronaca di due ore frenetiche. Dalla liberazione della giornalista al tragico scontro con le truppe Usa

Giuliana libera, poi la sparatoria

Un altro nostro militare è in gravi condizioni. L'inviata del Manifesto nel video: "Sono stata trattata bene"

di . Redazione

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ROMA - Giuliana libera, Nicola ucciso. Alla fine, l'Italia li chiama per nome. La giornalista del Manifesto liberata dai servizi segreti. Il funzionario del Sismi, il servitore dello Stato ammazzato dal fuoco amico americano lungo la strada per l'aeroporto, la strada più pericolosa di Bagdad.

Non c'è il tempo per la gioia dopo un mese da incubo. Giuliana Sgrena è finalmente libera, Nicola Calipari tornerà in una bara avvolta nel tricolore, come i ragazzi di Nassiriya: un eroe sconosciuto, che lascia una moglie e due figli. Insieme andavano verso l'aeroporto, ma i militari americani di stanza a un check-point hanno aperto il fuoco contro l'auto. Ferito un altro agente: sarebbe in gravi condizioni.

Nella sparatoria, Calipari - reggino, cinquant'anni, una carriera nella polizia prima e nei servizi dopo - ha protetto con il suo corpo la Sgrena. Ed è morto salvandola. L'inviata italiana è stata ricoverata nel vicino ospedale militare americano; le sue condizioni non destano comunque preoccupazione, e già domani rientrerà in Italia con il compagno Pier Scolari, già partito da Roma per Bagdad con un aereo della presidenza del Consiglio.

La notizia della liberazione, giunge intorno alle 18,30 italiane, con un secco annuncio della tv satellitare araba Al Jazeera. Gioia nella redazione del Manifesto, felicità mista a incredulità tra i familiari della donna - il padre Franco, la madre Antonietta, il fratello - che lo vengono a sapere dalla televisione. Subito dopo arriva la conferma ufficiale del rilascio. In una catena di gioia e di sollievo che si propaga per tutta Italia, dall'ovazione al congresso di Rifondazione comunista a Venezia all'applauso nella sala stampa del Festival di Sanremo. E testimoniata anche dalle parole del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e del Papa ricoverato al Gemelli.

Poco dopo, Al Jazeera trasmette un ultimo video della Sgrena girato dai suoi sequestratori, con la giornalista tranquilla e rilassata che ringrazia i suoi rapitori, per averla trattata bene.

Ma intanto, a Bagdad, le cose prendono un'altra piega. Nella capitale irachena è ormai notte: e mentre un convoglio di tre fuoristrada blindati dei servizi di sicurezza militari italiani si dirige all'aeroporto, per far salire l'inviata del Manifesto a bordo del Falcon della presidenza del Consiglio, i militari Usa aprono il fuoco. Pioveva -dicono. Le auto arrivavano ad alta velocità, aggiungono. Sparano, gli americani, e uccidono Calipari. Poi non fanno avvicinare nessuno per molti minuti. La giornalista del Manifesto è ferita, ma non la fanno nemmeno scendere dalla macchina. Poi la ricoverano.

Il premier Silvio Berlusconi, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, dichiara di aver immediatamente convocato l'ambasciatore Usa in Italia, e di aspettarsi che qualcuno si assuma la responsabilità di quanto accaduto. Più tardi, dopo diversi "no comment" e "stiamo raccogliendo informazioni", arriva anche la versione ufficiale del comando americano. Secondo il comunicato statunitense, i soldati hanno aperto il fuoco mentre l'auto con a bordo la Sgrena stava per raggiungere, ad alta velocità, il posto di blocco.

A pagare tragicamente con la vita, uno degli uomini maggiormente coinvolti nei discreti contatti con i rapitori di Giuliana, e, ancor prima, anche in quelli sfociati nel rilascio di Simona Torretta e Simona Pari, le due volontarie rapite nel settembre scorso a Bagdad e rilasciate dopo tre settimane di prigionia.

E nella giungla irachena rimane ancora inghiottita un'altra giornalista, la francese Florence Aubenas, l'inviata di Liberation a sua volta rapita ormai due mesi fa a Bagdad. Ed è proprio di lei che la Sgrena avrebbe chiesto notizie stasera, dopo la sua liberazione.

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