Da L'Opinione del 16/01/2006
Originale su http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=6&id=...
Il giornalista Victor Guitard indaga…
Strage in Vaticano, un mistero tuttora irrisolto
di Gianni Fossati
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Dalle mura del Vaticano, a cinquecento anni dalla fondazione dell’esercito più antico del mondo (21 gennaio 1506 durante il Pontificato di Giulio II), non trapela più nulla circa la vicenda della morte di Cedric Tornay, il vice caporale delle Guardie Svizzere morto la sera del 4 maggio 1998 insieme al suo comandante, Alois Estermann, e a sua moglie, Glady Moza Romero, venezuelana e funzionaria dell’ambasciata del suo paese. Una vera e propria strage: il colonnello Esterman era stato nominato, nello stesso giorno, comandante della Guardia Svizzera da poche ore dopo mesi di attesa dal momento che il suo predecessore, il Colonnello Roland Buchs aveva lasciato il comando nel novembre del 1997. Sulla scena del crimine - l’appartamento di servizio dei coniugi Estermann, attiguo alla caserma e poco distante dal Palazzo apostolico - accorrono il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Battista Re, l’ispettore generale della Vigilanza Camillo Cibin e il sovrastante maggiore Raul Bonarelli raggiunti dal portavoce vaticano Joaquìn Navarro-Valls. Del triplice delitto, non viene informato subito l’Ispettorato generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano che opera in stretta collaborazione con i colleghi italiani come previsto dal nuovo Concordato.
Dell’inchiesta si occupano le autorità vaticane sotto la guida dell’avvocato Gianluigi Marrone (alto funzionario della Camera dei Deputati che affiderà successivamente il caso al “Promotore di giustizia” Professor Nicola Picardi che alla fine concluderà per l’archiviazione. Secondo la versione del portavoce, dopo circa tre ore dal delitto, “Torney, in un momento di follia si sarebbe recato nell’appartamento dove avrebbe ucciso con la pistola d’ordinanza il colonnello e sua moglie e successivamente si sarebbe suicidato”. Ma chi era Alois Estermann? Entrato nell’esercito pontificio come semplice alabardiere nel 1980 a venticinque anni, il 13 maggio 1981 era in piazza San Pietro in occasione dell’attentato di Alì Agca contro il Pontefice Giovanni Paolo II. Nell’autunno dello stesso anno, secondo il giornalista Ferruccio Pinotti, autore di “Poteri Forti” (Rizzoli Bur), Estermann si sarebbe recato più volte, in incognito a Danzica e Varsavia per coordinare l’arrivo di imprecisato materiale proveniente dalla Scandinavia e destinato al sindacato cattolico polacco “Solidarnosc”. Il tema degli aiuti a “Solidarnosc” viene peraltro ripreso dal banchiere Roberto Calvi in una lettera personale indirizzata direttamente a Giovanni Paolo II il 5 giugno 1982 in un disperato appello al Pontefice confidando in un possibile incontro. Molto stimato dal segretario personale del Papa, monsignor Stanislaw Dziwisz e dal sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Eduardo Martinez Somalo, Estermann dagli anni Ottanta aveva fatto parte della sicurezza del Pontefice nei suoi viaggi all’estero.
Nel 1982 venne promosso capitano, nell’83 maggiore e nel 1989 Tenente Colonnello. Secondo il giornalista Pino Nicotri autore di “Mistero Vaticano” (Kaos Edizioni), nell’ambiente si vociferava anche di una presunta rivalità fra il corpo della Guardia Svizzera e il corpo della Vigilanza e di una contrastata nomina alla guida dell’esercito papale. Ora è un altro libro – “ L’Agente secret du Vatican” di Vicotr Guitard (Edizioni Albin Michel, Parigi) non tradotto in Italia, a raccogliere la testimonianza di Giovanni Saluzzo, (un prelato formato nei quadri del misterioso ufficio segreto internazionale “Sodalitium Pianum” conosciuto in Francia come “Sapinière”, fondato nel 1909 da mons. Umberto Benigni), amico e collega di Cedric secondo il quale Estermann sarebbe stato ucciso dopo la scoperta della sua collaborazione con la Stasi (abbreviazione di “Staatssicherheit, il servizio segreto dell’ex Germania dell’Est, considerato tra i più efficienti dello schieramento orientale). D’altra parte questa eventualità fu avanzata anche dal quotidiano polacco “Super Express” e dal “Berliner Kurier” che, all’indomani della strage all’interno delle mura leonine ospitarono una esplosiva intervista di Markus Wolff, (Misha) ex numero due della Stasi, nella quale dichiarava che Estermann era entrato in contatto con la Stasi nel 1979 poco prima del suo arruolamento nella Guardia Svizzera.
Che fosse un agente Stasi lo proverebbero anche i documenti del ministero della sicurezza di Berlino Est trovati nel 1996: sarebbe stato reclutato con il nome in codice “Werder” e tra gli anni 1981 1984 avrebbe consegnato perlomeno sette dossier depositati in una buca delle lettere morta sul treno notturno Roma-Insbruch. Tuttavia la vicenda è tutt’altro che chiara poiché sarà proprio “Misha” nell’aprile del 2005 a negare, in un’intervista a Repubblica, il reclutamento di Estermann e rivelando un infiltrato nella persona del Benedettino Eugen Brammertz “messo alle costole” del Segretario di Stato Casaroli, non senza spargere cortine fumogene sul reale ruolo di Ali Agca nell’attentato a Giovanni Paolo II. Il Vaticano ha archiviato come infondate le notizie riguardanti Estermann che peraltro avevano trovato accoglienza nel volume “Bugie di sangue in Vaticano” a firma di un gruppo di ecclesiastici e di laici autodefinitesi “Discepoli di verità”. Tesi peraltro contrastata da un altro libro: “Garde suisse au Vatican” scritto dalla guardia svizzera Stephane Sapin, nel quale sostiene la versione del Vaticano.
Paradossalmente fu l’ammiraglio Fulvio Martini, capo del Sismi dal 1984 al 1990 a parlare di “ipotesi possibile” poiché in quegli anni i servizi segreti di Germania Est, Polonia e Cecoslovacchia erano interessatissimi a tutto quello che succedeva nel più piccolo e più potente Stato del mondo: anche se nel suo libro, “Nome in codice Ulisse”, una carrellata di trent’anni di storia italiana nelle memorie di un protagonista dei servizi segreti, edito nel 1999 da Rizzoli, l’ammiraglio non fa alcuno riferimento al caso in questione e dedica ai rapporti con il Vaticano soltanto tre pagine; ivi compreso l’attentato al Papa. Eppure, il Sismi sapeva che il Vaticano sospettava da tempo la presenza di una spia al proprio interno. Il che non significava affatto che si trattasse di Estermann ritenuto da sempre devoto alla Santa Sede. Comunque in molti ambienti italiani l’ipotesi che il comandante potesse essere stato vittima di un complotto per mantenere inalterati delicati equilibri di potere, messi in discussione dalla sua nomina, si affacciò più volte. In tutto questo tempo, la madre del vice caporale Torney, Muguette Baudat ha sempre dichiarato di non credere alla versione del suicidio del figlio contestando le conclusioni della giustizia vaticana.
Dopo aver inutilmente richiesto al Vaticano, tramite i suoi legali la riapertura del caso, giusto un anno fa si è rivolta al tribunale distrettuale di Martigny, cantone Vallese della Svizzera che ha aperto un’inchiesta sulla morte del giovane. L’inchiesta è condotta sulla base di una rogatoria internazionale e di un esposto del noto avvocato francese Jaques Verges che assiste la famiglia di Tornay. L’intento è quello di dimostrare che Tornay sia stato stordito e trasportato nell’alloggio del comandante Estermann dove sarebbe stato finito con un colpo di pistola in bocca. A supporto di questa tesi l’avvocato fa riferimento a una controperizia autoptica disposta dalla famiglia nel 1999 e alla doppia versione della lettera che Cedric avrebbe inviato alla madre per giustificare il suo gesto. Certo la testimonianza di Giovanni Saluzzo può rivelarsi preziosa. Tuttavia mai come oggi sembra attuale la massima del Cardinale Giulio Mazzarino: “Qu’ils chantent pourvu qu’ils paient.”
Dell’inchiesta si occupano le autorità vaticane sotto la guida dell’avvocato Gianluigi Marrone (alto funzionario della Camera dei Deputati che affiderà successivamente il caso al “Promotore di giustizia” Professor Nicola Picardi che alla fine concluderà per l’archiviazione. Secondo la versione del portavoce, dopo circa tre ore dal delitto, “Torney, in un momento di follia si sarebbe recato nell’appartamento dove avrebbe ucciso con la pistola d’ordinanza il colonnello e sua moglie e successivamente si sarebbe suicidato”. Ma chi era Alois Estermann? Entrato nell’esercito pontificio come semplice alabardiere nel 1980 a venticinque anni, il 13 maggio 1981 era in piazza San Pietro in occasione dell’attentato di Alì Agca contro il Pontefice Giovanni Paolo II. Nell’autunno dello stesso anno, secondo il giornalista Ferruccio Pinotti, autore di “Poteri Forti” (Rizzoli Bur), Estermann si sarebbe recato più volte, in incognito a Danzica e Varsavia per coordinare l’arrivo di imprecisato materiale proveniente dalla Scandinavia e destinato al sindacato cattolico polacco “Solidarnosc”. Il tema degli aiuti a “Solidarnosc” viene peraltro ripreso dal banchiere Roberto Calvi in una lettera personale indirizzata direttamente a Giovanni Paolo II il 5 giugno 1982 in un disperato appello al Pontefice confidando in un possibile incontro. Molto stimato dal segretario personale del Papa, monsignor Stanislaw Dziwisz e dal sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Eduardo Martinez Somalo, Estermann dagli anni Ottanta aveva fatto parte della sicurezza del Pontefice nei suoi viaggi all’estero.
Nel 1982 venne promosso capitano, nell’83 maggiore e nel 1989 Tenente Colonnello. Secondo il giornalista Pino Nicotri autore di “Mistero Vaticano” (Kaos Edizioni), nell’ambiente si vociferava anche di una presunta rivalità fra il corpo della Guardia Svizzera e il corpo della Vigilanza e di una contrastata nomina alla guida dell’esercito papale. Ora è un altro libro – “ L’Agente secret du Vatican” di Vicotr Guitard (Edizioni Albin Michel, Parigi) non tradotto in Italia, a raccogliere la testimonianza di Giovanni Saluzzo, (un prelato formato nei quadri del misterioso ufficio segreto internazionale “Sodalitium Pianum” conosciuto in Francia come “Sapinière”, fondato nel 1909 da mons. Umberto Benigni), amico e collega di Cedric secondo il quale Estermann sarebbe stato ucciso dopo la scoperta della sua collaborazione con la Stasi (abbreviazione di “Staatssicherheit, il servizio segreto dell’ex Germania dell’Est, considerato tra i più efficienti dello schieramento orientale). D’altra parte questa eventualità fu avanzata anche dal quotidiano polacco “Super Express” e dal “Berliner Kurier” che, all’indomani della strage all’interno delle mura leonine ospitarono una esplosiva intervista di Markus Wolff, (Misha) ex numero due della Stasi, nella quale dichiarava che Estermann era entrato in contatto con la Stasi nel 1979 poco prima del suo arruolamento nella Guardia Svizzera.
Che fosse un agente Stasi lo proverebbero anche i documenti del ministero della sicurezza di Berlino Est trovati nel 1996: sarebbe stato reclutato con il nome in codice “Werder” e tra gli anni 1981 1984 avrebbe consegnato perlomeno sette dossier depositati in una buca delle lettere morta sul treno notturno Roma-Insbruch. Tuttavia la vicenda è tutt’altro che chiara poiché sarà proprio “Misha” nell’aprile del 2005 a negare, in un’intervista a Repubblica, il reclutamento di Estermann e rivelando un infiltrato nella persona del Benedettino Eugen Brammertz “messo alle costole” del Segretario di Stato Casaroli, non senza spargere cortine fumogene sul reale ruolo di Ali Agca nell’attentato a Giovanni Paolo II. Il Vaticano ha archiviato come infondate le notizie riguardanti Estermann che peraltro avevano trovato accoglienza nel volume “Bugie di sangue in Vaticano” a firma di un gruppo di ecclesiastici e di laici autodefinitesi “Discepoli di verità”. Tesi peraltro contrastata da un altro libro: “Garde suisse au Vatican” scritto dalla guardia svizzera Stephane Sapin, nel quale sostiene la versione del Vaticano.
Paradossalmente fu l’ammiraglio Fulvio Martini, capo del Sismi dal 1984 al 1990 a parlare di “ipotesi possibile” poiché in quegli anni i servizi segreti di Germania Est, Polonia e Cecoslovacchia erano interessatissimi a tutto quello che succedeva nel più piccolo e più potente Stato del mondo: anche se nel suo libro, “Nome in codice Ulisse”, una carrellata di trent’anni di storia italiana nelle memorie di un protagonista dei servizi segreti, edito nel 1999 da Rizzoli, l’ammiraglio non fa alcuno riferimento al caso in questione e dedica ai rapporti con il Vaticano soltanto tre pagine; ivi compreso l’attentato al Papa. Eppure, il Sismi sapeva che il Vaticano sospettava da tempo la presenza di una spia al proprio interno. Il che non significava affatto che si trattasse di Estermann ritenuto da sempre devoto alla Santa Sede. Comunque in molti ambienti italiani l’ipotesi che il comandante potesse essere stato vittima di un complotto per mantenere inalterati delicati equilibri di potere, messi in discussione dalla sua nomina, si affacciò più volte. In tutto questo tempo, la madre del vice caporale Torney, Muguette Baudat ha sempre dichiarato di non credere alla versione del suicidio del figlio contestando le conclusioni della giustizia vaticana.
Dopo aver inutilmente richiesto al Vaticano, tramite i suoi legali la riapertura del caso, giusto un anno fa si è rivolta al tribunale distrettuale di Martigny, cantone Vallese della Svizzera che ha aperto un’inchiesta sulla morte del giovane. L’inchiesta è condotta sulla base di una rogatoria internazionale e di un esposto del noto avvocato francese Jaques Verges che assiste la famiglia di Tornay. L’intento è quello di dimostrare che Tornay sia stato stordito e trasportato nell’alloggio del comandante Estermann dove sarebbe stato finito con un colpo di pistola in bocca. A supporto di questa tesi l’avvocato fa riferimento a una controperizia autoptica disposta dalla famiglia nel 1999 e alla doppia versione della lettera che Cedric avrebbe inviato alla madre per giustificare il suo gesto. Certo la testimonianza di Giovanni Saluzzo può rivelarsi preziosa. Tuttavia mai come oggi sembra attuale la massima del Cardinale Giulio Mazzarino: “Qu’ils chantent pourvu qu’ils paient.”
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