Da La Repubblica del 26/11/2006

Il grande pasticcio della mitrokhin

di AA.VV.

Il 21 e il 22 febbraio del 2005, Repubblica ha incontrato a Roma Euvgenji Limarev, un ex ufficiale del Kgb che, in quei giorni, collaborava con la "commissione Mitrokhin", presieduta dal senatore Paolo Guzzanti (Forza Italia). Limarev apparve costernato e, di tanto in tanto, allarmato per quel che aveva visto e per quel che sapeva potesse accadere. La raccontava così, Limarev: «Dal gennaio del 2004 svolgo una consulenza segreta e confidenziale con la commissione parlamentare del presidente Guzzanti incontrando soprattutto il suo braccio destro, Mario Scaramella. Sono sconvolto dal modo grottesco di lavorare della commissione e dai pasticci che hanno combinato». SEGUE A PAGINA 5 Le due lunghe conversazioni avute da Repubblica a Roma con Euvgenji Limarev, come l' incontro con Alexander Litvinenko di qualche giorno dopo a Londra, il 3 marzo del 2005, possono gettare qualche luce sulle connessioni che la "commissione Mitrokhin" di Paolo Guzzanti e del suo consulente Mario Scaramella hanno avuto con il network di transfughi del Kgb sovietico in Europa. Tutti i protagonisti (russi e italiani) di quell' affare sono oggi in guai molto seri o addirittura all' obitorio. Litvinenko è stato ucciso. Mario Scaramella era con lui in un sushi-bar a Londra dove - si sospetta - Litvinenko sia stato avvelenato con il radioattivo "polonio 210". Euvgenji Limarev avrebbe dovuto accompagnare Scaramella all' incontro di Londra, ma alla fine si è tirato indietro. Paolo Guzzanti teme ora per la sua vita, come ha scritto ieri molto spaventato sul Giornale. Non c' è dubbio che il governo debba assicurare la sicurezza di Guzzanti e Scaramella più di quel che oggi già garantisce, ma è altrettanto vero che una maggiore e piena protezione può venire soltanto dal racconto veritiero di quanto è accaduto durante il lavoro della "Mitrokhin". E' tra la fine del 2003 e l' inizio del 2004 che si stringe uno stretto nodo tra il senatore con il suo braccio destro e un drappello di ex-agenti del Kgb riparati in Europa. La relazione è fondata su un clamoroso equivoco. Gli agenti russi in fuga pensano che Guzzanti voglia far saltare «i meccanismi criminali di funzionamento di Kgb e Fsb (il nome attuale del vecchio Kgb) e i legami dell' intelligence di Vladimir Putin con la criminalità organizzata». Guzzanti e Scaramella glielo lasciano credere e pensano di utilizzarli per incastrare la leadership post-comunista italiana e combinare un metodo che, come racconta Limarev a Repubblica, «mette insieme intelligence, informazioni economiche e obiettivi politici». Naturale che il matrimonio non possa durare e non dura. Quando Repubblica incontra Limarev, nei pressi di un albergo tra via Castelfidardo e via Palestro a Roma, è un uomo amareggiato, che dice di aver finalmente aperto gli occhi: «Mi sono imbarcato in quest' avventura perché pensavo che l' Italia volesse affrontare l' eredità lasciata in Occidente dal Kgb. Mi sono sbagliato. L' obiettivo era un altro. Era politico. Era economico». Ecco allora il racconto di Euvgenji Limarev. «Fu Alexander Litvinenko, un amico di Boris Berezovsky, a chiamarmi. Era il gennaio del 2004. Mi chiede se sono disponibile a incontrare la commissione Mitrokhin del parlamento italiano. Io e Litvinenko non siamo amici personali. Egli mi spiega che cosa aveva intenzione di fare. Aveva ricevuto del materiale di intelligence e voleva utilizzarlo con gli italiani che erano intenzionati ad andare a fondo di tutte le implicazioni del sistema di Vladimir Putin. Litvinenko mi parla di Mario Scaramella, un giudice in pensione diventato il braccio destro di Paolo Guzzanti, il presidente di quella commissione. Alexander conclude la sua telefonata dicendo che darà il mio numero di telefono a Mario che si metterà in contatto con me. E' quel che accade. Parlo con Mario. Mi invita, a fine gennaio del 2004, a Napoli. Finalmente conosco questo Scaramella. E' giovane per essere un giudice in pensione, ma non mi insospettisco perché lo vedo scortato da body guard armati che non lo abbandonano un minuto. A Napoli mi sistema a sue spese in un albergo che se ricordo bene si chiama Metropole, è un albergo pieno di americani. Mi dicono: personale della Nato. Ogni giorno Mario mi viene a prendere in albergo e con un corteo di due, tre Suv. Mi scorta in una "Infrastruttura" frequentata dalle forze dell' ordine. Poliziotti, carabinieri? Non so. Comunque Scaramella mi appare il vero padrone dell' Infrastruttura. Tutti si inchinano quando passa. Se non nell' Infrastruttura, lavoriamo in diversi appartamenti. Abbastanza piccoli. Due o tre stanze soltanto. Ne ho visto in quel periodo cinque o sei. Appartamenti di copertura. Mi dicevano: non ti preoccupare, sei al sicuro, noi possiamo arrestare chi vogliamo~ Beh!, io non ho motivo di metterlo in dubbio. I miei primi briefing entusiasmano Mario. E' interessato al passato e al presente in Italia del Kgb e mostro di saperne anche di più di Litvinenko per il semplice motivo che Alexander, nel Kgb, ha sempre lavorato all' interno e io sempre all' esterno, in giro per il mondo. Dunque, alla fine di gennaio, appaio a Mario Scaramella come il contatto che cercava. Mi dice: tu sei l' uomo di cui abbiamo bisogno. Ora, aggiunge, bisogna incontrare Guzzanti. Avevo capito, dal numero di telefonate quotidiane che si scambiavano - erano decine al giorno - che tra Scaramella e Guzzanti il rapporto fosse molto stretto, ma quando incontro Guzzanti, tra la fine del gennaio e i primi giorni di febbraio del 2004, capisco che il loro legame è strettissimo. Mario esegue gli ordini di Guzzanti e, se incontra qualche difficoltà, ne parla con il presidente che rimuove subito ogni ostacolo. Condividono la stessa struttura legale, che però non è la struttura legale della commissione. Mario mi spiega che lavora per la Enviromental Crime Prevention Program (ECPP). Il rappresentante speciale per l' Italia è un tale Livio Ricciardi, che nel tempo mi ha liquidato qualche rimborso spese. Non hanno una sede. Soltanto una casella postale, 503 Napoli 80100, un fax (081.2482201), un indirizzo web (www.ECPP.org), mi spiega Scaramella, nasce nel 1997 su accordi personali tra soggetti che, nei rispettivi Paesi, hanno appoggi istituzionali in materia di intelligence militare, civile, ambientale. Ti basti sapere, mi disse Mario e poi Guzzanti, che dietro l' ECPP ci sono italiani e americani per fini di sicurezza. Farfugliavano di tanto in tanto, in mia presenza, di Dick Cheney, ma io di carte di Cheney non ne ho mai viste. Comunque, mi dicono che possono contare sul team di Cheney alla Casa Bianca, sulla collaborazione dell' agenzia della sicurezza ambientale americana (e di questo c' è traccia nei documenti che mi mostrano) e, informalmente, sui servizi segreti americani (nessun documento a conferma). Mi dicono che vogliono raccogliere intelligence e portare fino in fondo grandiosi progetti di cui non mi hanno mai mostrato traccia. Per farla corta, mi spiegano che l' ECPP ha un' attività ufficiale di protezione ambientale e un comparto di attività non ufficiali il cui livello di organizzazione non prevede uffici, sede, protocollo, finanziato per decine di milioni di dollari in parte in Italia (con fondi del nucleo di tutela ambientale dei carabinieri, mi dissero una volta) e in parte attraverso la repubblica di San Marino con una finanziaria, la Finbroker che poi ho scoperto era anche dentro i lavori della commissione Telekom Sbrija. Mi riforniscono anche di una sorta di codice. Eccolo, "Italian secret service" era nelle comunicazioni restaurant. "Italian Mitrokhin commission", car. "Other italian autorithies", bus. E ancora, il "Gru" era hotel. Il "French secret service", wine. "MI5 e MI6", Danube. "Cia e Fbi", Airplane. "Fsb", museum, e via così. Dopo il primo incontro, vedo ancora Scaramella quattro volte a san Marino, sette volte a Napoli e qualche volta a Ginevra. Guzzanti, l' ho visto in due occasioni a Roma e a Napoli. Quando finalmente ci mettiamo a lavoro, le cose si mettono subito male. Più che chiedere informazioni, Scaramella voleva che avallassi le sue notizie che mi sembravano grottesche. Avrei dovuto confermare che un sottomarino della vecchia Urss aveva perso dei siluri atomici nel golfo di Napoli. Che, insomma, per le attività del Kgb in Italia ci fosse un rischio nucleare e il protagonista di quella minaccia atomica doveva essere il network italiano del Kgb parte del quale, secondo loro, era nelle liste Mitrokhin. Mi mostrarono anche un elenco di personalità su cui hanno lavorato e delle foto. Ho qui un elenco incompleto. Ecco qualche nome. Pecoraro Scanio (Verdi). Cosimo Giuseppe Sgobio (Comunisti italiani). Alfonso Gianni (Rifondazione). Umberto Ranieri (Ds). Antonio Rotundo (Ds). Oliviero Diliberto (Comunisti Italiani). Francesco Giordano (Rifondazione). Eugenio Duca (Ds). Non avevo visto mai in vita mia alcuno di quegli uomini, ma anche un bambino avrebbe a quel punto capito che cosa bolliva in quella pentola. Il dossier Mitrokhin per Scaramella e Guzzanti era soltanto un negozio in cui ammassare dividendi politici, ricatti per le persone coinvolte, buoni affari con la raccolta di finanziamenti da organizzazioni governative e paragovernative. Mi fu chiaro che l' utilizzo di quella struttura, la ECPP, che coinvolge altre strutture dello Stato non ha nulla a che fare con la commissione Mitrokhin e con la sua missione». Fin qui, la conversazione di Repubblica con l' ex-ufficiale del Kgb. Nei giorni scorsi, Limarev è stato indicato da Scaramella e Guzzanti come la fonte delle informazioni contenute in due mail che svelavano il nome delle 45 spie russe, probabili responsabili dell' assassinio di Anna Politkovskaja e il progetto di completare il lavoro con la morte di Litvinenko, Scaramella e Guzzanti. «E' falso - dice oggi Limarev - che io sia la fonte di Scaramella».

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