Quadro storico-politico

04. Le strutture paramilitari nell'immediato dopoguerra

Documento aggiornato al 17/02/2006
iviene quindi coerente con la situazione internazionale ed interna sin ora delineata la costituzione in territorio italiano e prevalentemente nelle zone adiacenti al confine orientale, di formazioni paramilitari segrete. Per vero l'unica organizzazione sulla quale sia stato possibile reperire ampia documentazione è la "Osoppo", sulla quale la Commissione ha già riferito al Parlamento nelle relazioni sul caso Gladio e sulla quale, anche per compiutezza espositiva si tornerà più diffusamente nelle pagine successive. Vi sono, comunque, tracce dell'esistenza di altre strutture segrete, sulle quali la Commissione non è riuscita a raccogliere se non scarne informazioni. Una organizzazione era denominata "Fratelli d'Italia" e sembra sorta a seguito dello scorporo di cinque battaglioni dell'ex "Osoppo Friuli", come si evince da un documento a firma dell'allora Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, indirizzato alle massime autorità dello Stato (21). Non sono stati trovati altri riscontri, tranne che in un passo di un volume storiografico nel quale sono rievocate le vicende del confine orientale nell'immediato dopoguerra. In esso è riportato un rapporto del questore di Udine al capo della polizia, Luigi Ferrari, nel quale si afferma: "Le autorità a cui si fa carico di distribuire armi agli Osovani si identificano negli esponenti delle disciolte formazioni partigiane della Divisione Osoppo-Friuli, i quali, con l'acquiescenza dei comandi alleati avevano provveduto [...] alla organizzazione dell'associazione 'Fratelli d'Italia' [...] nonché alla creazione, in seno ad essa, di squadre armate con il compito precipuo di impedire o perlomeno di ostacolare le continue infiltrazioni in questa provincia di emissari e di armati slavi" (22). Un'altra organizzazione segreta dovrebbe essersi denominata "Duca", di cui è traccia, nella documentazione a suo tempo sequestrata dalla Procura di Roma presso gli archivi della VII Divisione del Sismi. E' logicamente ipotizzabile che il riferimento ad "accordi preesistenti" contenuto nel noto protocollo di intesa del 28 novembre 1956 tra il servizio italiano e quello statunitense possa riferirsi anche a questre strutture, come confermerebbe anche il documento inviato dal Presidente del Consiglio Andreotti a questa Commissione il 17 ottobre 1990, laddove si afferma che, con l'intesa del 1956, "furono confermati tutti i precedenti impegni intervenuti tra l'Italia e gli Stati Uniti".


u ben più ampia base documentale può invece essere ricostruita - nella sua indubbia significatività - la storia della principale organizzazione paramilitare del periodo e cioè la "Osoppo" che sorge nel gennaio 1946, per iniziativa dei dirigenti della preesistente formazione partigiana "Osoppo-Friuli", nell'atmosfera di tensione che continuò a regnare al confine jugoslavo anche dopo la conclusione della guerra. Secondo una relazione stilata dal capo dell'organizzazione stessa, colonnello Luigi Olivieri, nel gennaio 1946, i capi della disciolta formazione partigiana (23), dinanzi alla situazione di tensione che si era creata nella zona di confine, si riunirono sotto la guida dello stesso Olivieri "dandogli l'incarico di riarmare in segreto i più fedeli osovani e simpatizzanti, di ordinarli in reparti per la difesa delle popolazioni di frontiera e nello stesso tempo ne informarono l'allora Capo di Stato meggiore dell'Esercito signor Generale di Corpo d'Armata Raffaele Cadorna, già comandante del Corpo volontari della Libertà" (24). Il colonnello Olivieri provvide a riarmare gli uomini "con armi provenienti dai recuperi e con quelle che non furono versate nel 1945" (25). Dopo due mesi la struttura era già di 2.150 uomini (26). D'altro canto, la struttura nasceva con intenti non solo difensivi, se tra i compiti fissati nell'aprile 1946 risulta anche quello di "far affluire un certo quantitativo di armi e munizioni a Pola, Trieste e Gorizia" (27). Nello stesso documento si dice anche che tra i compiti della formazione è quello di "mantenere efficiente il servizio informazioni, riferendo le notizie più importanti" (28). Dal maggio 1946 la Osoppo e varie unità minori furono raggruppate in un unico reparto, che aveva assunto il nome di III Corpo volontari della libertà. Al momento dell'entrata in vigore del Trattato di pace, nel settembre 1947, l'organizzazione aveva raggiunto una consistenza di 4.484 unità (29). Una occasione di grosso impegno fu rappresentata dalle elezioni politiche del 18 aprile 1948: in quella occasione, e più esattamente dal 16 aprile al 2 maggio "1.000 uomini delle formazioni Corpo volontari della libertà assunsero uno schieramento occulto, ma vigile, sul confine orientale, tenendo le armi nascoste, però a portata di mano, pronte a dare l'allarme e quindi ostacolare e rintuzzare ogni velleità jugoslava" (30). La tensione di quei giorni sfociò in uno scontro a fuoco con soldati jugoslavi in località Brienza di Topolo. A seguito di questo episodio, l'esistenza del III Corpo volontari della libertà divenne pubblica. Si decise allora di "far figurare sciolto il III Corpo volontari della libertà e di dargli una nuova denominazione, quella "di Volontari Difesa Confini Italiani VIII (VDCI VIII)" (31). Un'altra variazione, questa volta non solo di denominazione, avvenne nel 1949, quando la struttura passò direttamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, rimanendovi fino all'aprile del 1950 (32). In altro documento si afferma che il periodo di dipendenza della Presidenza del Consiglio si protrasse dal 1948 al 1950 (33). Il 6 aprile 1950, sulla base di direttive dello Stato Maggiore dell'Esercito, il Corpo Volontari Difesa Confini Italiani VIII fu trasformato in una organizzazione militare segreta alla quale fu data la denominazione di "Organizzazione O" (34). Tra i compiti dell'organizzazione vi erano: "- protezione alle comunicazioni e agli impianti di particolare importanza militare; - guerriglia e contro guerriglia; - guida, osservazione e informazione" (35). Una precisazione importante, alla luce della quale si può affermare che "l'organizzazione 'O' aveva i caratteri di struttura occulta predisposta anche per la guerra non ortodossa. Ma l'organizzazione era predisposta anche per compiti militari tradizionali. Il 18 ottobre 1953, in occasione della crisi di Trieste, la organizzazione fu posta alle dirette dipendenze del V Corpo d'Armata per un eventuale impiego. Un certo numero di ufficiali furono richiamati; la mobilitazione si protrasse fino a metà dicembre. Secondo le norme di rigida segretezza vigenti nell'organizzazione, tutti gli ufficiali che avevano partecipato alla mobilitazione dovevano essere allontanati, proprio per essere venuti a conoscenza di norme segrete (36). Questo conferma il carattere di assoluta segretezza dell'organizzazione, che fu sciolta con le modalità che verranno chiarite nel 1956. Indagini giudiziarie su tale organizzazione risultano avere avuto luogo solo in connessione con la struttura Gladio, quando cioè per il lungo tempo trascorso eventuali profili di rilevanza penale sarebbero stati già coperti da prescrizione. Tali indagini tuttavia hanno consentito di cogliere notevoli elementi di continuità tra l'organizzazione "O" e la organizzazione "Gladio", in palese contrasto con le affermazioni ufficiali, secondo le quali soltanto poche decine di uomini sarebbero transitati dalla "O" alla "Gladio". A conferma in un appunto di provenienza SIFAR del 1958, poi confluito in un documento del SID del 1972, a proposito dello scioglimento della Osoppo può leggersi: "Il servizio italiano ha sempre considerato che sarebbe stato un errore il lasciar cadere nel nulla tali idealità (della Osoppo , n.d.r.) e propositi (che sarebbero altrimenti andati delusi e perduti) e, perciò, quando a fine 1956 lo Stato Maggiore dell'Esercito disponeva lo sciolgimento della "Osoppo", il servizio italiano prendeva a suo carico l'organizzazione e ne decideva la conservazione e la ricostituzione. (sottolineato nel testo, n.d.r.). Le nuove vere basi per la ricostituzione dell'organizzazione datano dal 1º ottobre 1957 quando esse venivano così precisate: - denominazione "Stella Alpina" - compiti: in tempo di pace: controllo e neutralizzazione dell'attività slavo-comunista; in caso di conflitto o insurrezione interna: antiguerriglia e antisabotaggio; in caso di invasione del territorio nazionale: guerriglia o altri eventuali compiti accessori (37). Il documento appare di rilevante interesse perché elenca una tripartizione di funzioni: in tempo di pace, in caso di conflitto o insurrezione interna, e in caso di invasione del territorio, mentre le fonti ufficiali e del servizio hanno sempre affermato che la struttura stay-behind era predisposta solo per la terza eventualità. In altra parte del documento si afferma: "la riattivata organizzazione "Osoppo", ora denominata "Stella Alpina" si propone l'inquadramento preventivo e locale delle forze della guerriglia eredi delle tradizioni di onore e di italianità delle formazioni partigiane anticomuniste" (38).
 
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