22 Luglio 1970
02. La strage di Gioia Tauro
Dalla relazione della Commissione Parlamentare sul Terrorismo.
Documento aggiornato al 10/02/2007
Una storia di disastri dimenticata. Il disastro ferroviario del 22 Luglio 1970 non è mai stato chiarito,le indagini ,molto blande e condotte nella solita esasperante lentezza non hanno individuato colpevoli o responsabili della tragedia di quel 22 Luglio di 32 anni fa. Morirono sei passeggeri e ne rimasero feriti oltre 50. Nei pressi di Gioia Tauro il macchinista sente un sobbalzo della locomotiva che in quel momento viaggiava a 100km/ora,avverte il pericolo e aziona il meccanismo di frenata rapida, le prime cinque carrozze del lunghissimo convoglio (17 carrozze) si comprimo una su l’altra riducendo la velocità. La sesta purtroppo no,infatti deraglia portandosi dietro le altre 12 ,infine dopo circa 500 metri il convoglio si spezza. Il disastro appare subito nella sua gravità,vengono estratti 6 corpi senza vita e 66 feriti,di cui ben 12 in gravissime condizioni. Cosa ha provocato il sobbalzo della locomotiva.?
Perché il capo stazione ha sentito distintamente” un boato e del polverone”che si alzava dalla parte degli scambi?
Tutte domande che fino ad oggi non hanno avuto risposte.
Una commissione d’inchiesta stabilirà che si tratta di un incidente, anche se diversi bulloni che fissano i binari sulle traversine, verranno trovati allentati o addirittura svitati. Quattro ferrovieri verranno incriminati per il deragliamento del treno.
Secondo una versione corrente, ma mai suffragata da elementi di prova, la matrice dell’attentato di Gioia Tauro è da collegare con la rivolta di Reggio Calabria, scoppiata appena otto giorni prima, il 14 luglio, alla notizia che è Catanzaro la città designata quale sede dell’appena eletta assemblea regionale.
Nata dalla collera popolare, innescata dallo stato di abbandono in cui versa il meridione d’Italia, la rivolta di Reggio Calabria sarà presto egemonizzata dalla destra estrema.
L'Istruttoria. Il 22 luglio 1970, alle ore 17,10 circa, il direttissimo P.T. (treno dei Sole) proveniente dalla Sicilia e diretto a Torino, deragliava a circa 750 m. dalla stazione di Gioia Tauro.
Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Palmi, Paolo SCOPELLITI, nominava un collegio peritale costituito dagli ing.ri Armando COLOMBO, Ottorino ZERILLI, Giovanni NOERA, Ferdinando MILLEMACI (tutti dipendenti delle FFSS), Renato, PICCOLI, Eugenìo CANNATA (comandante VVIFF della stessa città), Fortunato MUSICO e dal prof. Arturo POLESE (Università Napoli).
Il collegio consegnava la sua relazione il 7 luglio 1971. In essa, i periti escludevano che le cause dei sinistro potessero essere attribuite:
a) ad errori dei personale di guida;
b) ad errori nella disposizione degli scambi all'ingresso in stazione;
c) a difetti del materiale rotabile.
La relazione sottolineava con particolare rilievo una singolare avaria riscontrata sulla rotaia lato monte, posta a circa 20 m. dalla travata metallica Km. 349-827; tale rotaia presentava la parziale asportazione della suola interna per un tratto di circa 180 cm. Escluso che tale avaria potesse essere stata prodotta dallo svio del convoglio, il collegio ipotizzava una sua origine dolosa. Sebbene non fosse stata rinvenuta alcuna traccia di esplosione, i periti ritenevano che il sinistro di Gioia Tauro presentasse forti analogie con tre attentati verificatisi sulla stessa linea ferroviaria nello stesso periodo (22 e 27 settembre e 10 ottobre dello stesso anno). Neppure in questi tre i casi erano state rinvenute tracce evidenti di esplosione. Per tale ragione, il collegio riteneva che la più probabile causa che ha dato luogo all'incidente di Gioia Tauro sia stata una causa esterna all'esercizio ferroviario e più concretamente lo scoppio di una carica esplosiva dolosamente posta nei pressi dei binario".
L'autorità giudiziaria poneva ulteriori quesiti alla commissione che rispondeva con un supplemento di perizia depositato il 26 giugno 1973 nel quale si legge: "la deformazione della piastra prelevata in corrispondenza della rotaia con suola danneggiata è da attribuirsi sicuramente all'azione dell'esplosione e non all'urto dei materiale rotabile".
Veniva quindi nominata una perizia balistica affidata al gen. di brigata Antonino MANNINO ed al prof. Giuseppe ORTESE (aiuto ordinario presso l'istituto di Medicina Legale dell'università di Messina) i quali rispondevano ai quesiti del giudice istruttore:
a) in ordine all'assenza di reperti esplosivi: "le tracce lasciate in un sito da una esplosione sono facilmente alterabili e soggette a dispersione se, come nel caso di Gioia Tauro, si verifica deragliamento di molti vagoni, con aratura della massicciata e sconvolgimento del materiale di armamento, ma che, a parte ciò, le tracce possono essere proiettate a notevole distanza dal fenomeno esplosivo ed essere pertanto di difficile o impossibile reperimento".
b) circa l'analogia con gli altri attentati e circa gli effetti di una eventuale esplosione sul materiale rotabile: "il distacco di suola di rotaia fu provocato da carica esplosiva, così come da altri esperti riscontrati in quel medesimo punto, a circa 20 m. dalla travata metallica".
Del tutto opposte, invece, erano le conclusioni cui erano giunti, un mese dopo, l'evento, i marescialli di P.S. Guido DE CLARIS e Giuseppe CILIBERTI del commissariato di PS presso la direzione compartimentale delle FFSS di Reggio Calabria che, con rapporto dei 28 agosto 1970 al Procuratore della Repubblica di Palmi, asserivano che le risultanze delle indagini esperite hanno consentito di escludere che il disastro ferroviario abbia avuto origine dolosa, così come hanno permesso di escludere, altresì, irregolarità facenti carico al servizio movimento ed al personale di macchina del treno P.T., per cui si deve ritenere che il disastro sia stato provocato a causa di natura tecnica da ricercarsi nel materiale rotabile o nel materiale di armamento".
Tali conclusioni erano raggiunte dai due marescialli di PS a causa delle affermazioni unanimi dei testimoni (tanto viaggiatori in attesa sulla banchina della stazione di Gioia Tauro, quanto quelli a bordo del treno, nonché del personale delle FF.SS. viaggiante e di stazione) che escludevano di aver udito il boato di una esplosione.
Tale ipotesi veniva ulteriormente confermata dai marescialli di PS in occasione di un nuovo rapporto del 9 settembre 1971 nel quale veniva confermato che nessuno dei presenti ricordava di aver udito un’esplosione e si indicava, come probabile causa del sinistro, la condotta del personale ferroviario che aveva illegittimamente disposto la cessazione del rallentamento a 60 km/h per tutti i treni precorrenti il binario pari della tratta Palmi-Gioia Tauro, interessati dal giugno precedente da lavori di livellamento ed allineamento dei binari. E’ da notare che la stessa spiegazioni è suggerita da una lettera anonima inviata al procuratore di Palmi in data 28 luglio 1970. Sulla base del rapporto di polizia, la Procura della Repubblica di Palmi promuoveva il procedimento penale nei confronti dei dipendenti delle FFSS: CARRERA Emilio; IANNELLI Giuseppe; GUIDO Emanuele; CREA Francesco, per i delitti di disastro colposo (art. 449 c.p.) e omicidio colposo plurimo (art. 59 c.p.).
Il giudice istruttore del Tribunale di Palmi, con sentenza del 30 maggio 1974, conformemente a quanto richiesto dal pubblico ministero, dichiarava non doversi procedere contro i predetti imputati per non aver commesso ilfatto, chiudendo così ogni indagine.
Il giudice concludeva, ritenendo che l’attentato dinamitardo come causa del sinistro era solo un’ipotesi, per quanto la più probabile, "destinata a restare nel limbo delle congetture", in quanto "non è agevole ritenere, alla luce dell’umana esperienza, che la detonazione prodotta dalla carica esplosa sul binario nel pomeriggio del 20 luglio 1970 trovavansi in prossimità della stazione ferroviaria di Gioia Tauro".
(fonte: commissione stragi)
Perché il capo stazione ha sentito distintamente” un boato e del polverone”che si alzava dalla parte degli scambi?
Tutte domande che fino ad oggi non hanno avuto risposte.
Una commissione d’inchiesta stabilirà che si tratta di un incidente, anche se diversi bulloni che fissano i binari sulle traversine, verranno trovati allentati o addirittura svitati. Quattro ferrovieri verranno incriminati per il deragliamento del treno.
Secondo una versione corrente, ma mai suffragata da elementi di prova, la matrice dell’attentato di Gioia Tauro è da collegare con la rivolta di Reggio Calabria, scoppiata appena otto giorni prima, il 14 luglio, alla notizia che è Catanzaro la città designata quale sede dell’appena eletta assemblea regionale.
Nata dalla collera popolare, innescata dallo stato di abbandono in cui versa il meridione d’Italia, la rivolta di Reggio Calabria sarà presto egemonizzata dalla destra estrema.
L'Istruttoria. Il 22 luglio 1970, alle ore 17,10 circa, il direttissimo P.T. (treno dei Sole) proveniente dalla Sicilia e diretto a Torino, deragliava a circa 750 m. dalla stazione di Gioia Tauro.
Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Palmi, Paolo SCOPELLITI, nominava un collegio peritale costituito dagli ing.ri Armando COLOMBO, Ottorino ZERILLI, Giovanni NOERA, Ferdinando MILLEMACI (tutti dipendenti delle FFSS), Renato, PICCOLI, Eugenìo CANNATA (comandante VVIFF della stessa città), Fortunato MUSICO e dal prof. Arturo POLESE (Università Napoli).
Il collegio consegnava la sua relazione il 7 luglio 1971. In essa, i periti escludevano che le cause dei sinistro potessero essere attribuite:
a) ad errori dei personale di guida;
b) ad errori nella disposizione degli scambi all'ingresso in stazione;
c) a difetti del materiale rotabile.
La relazione sottolineava con particolare rilievo una singolare avaria riscontrata sulla rotaia lato monte, posta a circa 20 m. dalla travata metallica Km. 349-827; tale rotaia presentava la parziale asportazione della suola interna per un tratto di circa 180 cm. Escluso che tale avaria potesse essere stata prodotta dallo svio del convoglio, il collegio ipotizzava una sua origine dolosa. Sebbene non fosse stata rinvenuta alcuna traccia di esplosione, i periti ritenevano che il sinistro di Gioia Tauro presentasse forti analogie con tre attentati verificatisi sulla stessa linea ferroviaria nello stesso periodo (22 e 27 settembre e 10 ottobre dello stesso anno). Neppure in questi tre i casi erano state rinvenute tracce evidenti di esplosione. Per tale ragione, il collegio riteneva che la più probabile causa che ha dato luogo all'incidente di Gioia Tauro sia stata una causa esterna all'esercizio ferroviario e più concretamente lo scoppio di una carica esplosiva dolosamente posta nei pressi dei binario".
L'autorità giudiziaria poneva ulteriori quesiti alla commissione che rispondeva con un supplemento di perizia depositato il 26 giugno 1973 nel quale si legge: "la deformazione della piastra prelevata in corrispondenza della rotaia con suola danneggiata è da attribuirsi sicuramente all'azione dell'esplosione e non all'urto dei materiale rotabile".
Veniva quindi nominata una perizia balistica affidata al gen. di brigata Antonino MANNINO ed al prof. Giuseppe ORTESE (aiuto ordinario presso l'istituto di Medicina Legale dell'università di Messina) i quali rispondevano ai quesiti del giudice istruttore:
a) in ordine all'assenza di reperti esplosivi: "le tracce lasciate in un sito da una esplosione sono facilmente alterabili e soggette a dispersione se, come nel caso di Gioia Tauro, si verifica deragliamento di molti vagoni, con aratura della massicciata e sconvolgimento del materiale di armamento, ma che, a parte ciò, le tracce possono essere proiettate a notevole distanza dal fenomeno esplosivo ed essere pertanto di difficile o impossibile reperimento".
b) circa l'analogia con gli altri attentati e circa gli effetti di una eventuale esplosione sul materiale rotabile: "il distacco di suola di rotaia fu provocato da carica esplosiva, così come da altri esperti riscontrati in quel medesimo punto, a circa 20 m. dalla travata metallica".
Del tutto opposte, invece, erano le conclusioni cui erano giunti, un mese dopo, l'evento, i marescialli di P.S. Guido DE CLARIS e Giuseppe CILIBERTI del commissariato di PS presso la direzione compartimentale delle FFSS di Reggio Calabria che, con rapporto dei 28 agosto 1970 al Procuratore della Repubblica di Palmi, asserivano che le risultanze delle indagini esperite hanno consentito di escludere che il disastro ferroviario abbia avuto origine dolosa, così come hanno permesso di escludere, altresì, irregolarità facenti carico al servizio movimento ed al personale di macchina del treno P.T., per cui si deve ritenere che il disastro sia stato provocato a causa di natura tecnica da ricercarsi nel materiale rotabile o nel materiale di armamento".
Tali conclusioni erano raggiunte dai due marescialli di PS a causa delle affermazioni unanimi dei testimoni (tanto viaggiatori in attesa sulla banchina della stazione di Gioia Tauro, quanto quelli a bordo del treno, nonché del personale delle FF.SS. viaggiante e di stazione) che escludevano di aver udito il boato di una esplosione.
Tale ipotesi veniva ulteriormente confermata dai marescialli di PS in occasione di un nuovo rapporto del 9 settembre 1971 nel quale veniva confermato che nessuno dei presenti ricordava di aver udito un’esplosione e si indicava, come probabile causa del sinistro, la condotta del personale ferroviario che aveva illegittimamente disposto la cessazione del rallentamento a 60 km/h per tutti i treni precorrenti il binario pari della tratta Palmi-Gioia Tauro, interessati dal giugno precedente da lavori di livellamento ed allineamento dei binari. E’ da notare che la stessa spiegazioni è suggerita da una lettera anonima inviata al procuratore di Palmi in data 28 luglio 1970. Sulla base del rapporto di polizia, la Procura della Repubblica di Palmi promuoveva il procedimento penale nei confronti dei dipendenti delle FFSS: CARRERA Emilio; IANNELLI Giuseppe; GUIDO Emanuele; CREA Francesco, per i delitti di disastro colposo (art. 449 c.p.) e omicidio colposo plurimo (art. 59 c.p.).
Il giudice istruttore del Tribunale di Palmi, con sentenza del 30 maggio 1974, conformemente a quanto richiesto dal pubblico ministero, dichiarava non doversi procedere contro i predetti imputati per non aver commesso ilfatto, chiudendo così ogni indagine.
Il giudice concludeva, ritenendo che l’attentato dinamitardo come causa del sinistro era solo un’ipotesi, per quanto la più probabile, "destinata a restare nel limbo delle congetture", in quanto "non è agevole ritenere, alla luce dell’umana esperienza, che la detonazione prodotta dalla carica esplosa sul binario nel pomeriggio del 20 luglio 1970 trovavansi in prossimità della stazione ferroviaria di Gioia Tauro".
(fonte: commissione stragi)