L'operazione della tipografia Triaca
Documento aggiornato al 25/02/2004
Il 28 marzo 1978, verso le ore 19,30, pervenne al Ministero dell'interno - Ufficio Centrale Investigazioni Generali ed Operazioni Speciali (UCIGOS) - una telefonata da parte di persona, che non volle rivelare la propria identità, la quale raccomandò di "controllare le seguenti persone che sono certamente collegate con le BR: 1) Teodoro Spadaccini, anni 30/35, pregiudicato; 2) certo Gianni, che lavora al Poligrafico ed ha un'auto 126 Fiat targata Roma S04929; 3) certo Vittorio, di anni 25/30, che ha un'auto "Ami 8" targata Roma F74048; 4) Proietti Rino, attacchino del Comune di Roma; 5) Pinsone Guglielmo, che circola con una Fiat 125 di colore celestino. Tutti e cinque abitano nella zona Prenestina e frequentano la Casa della Studentessa".
L'UCIGOS iniziò, con proprio personale, una accurata attività investigativa volta sia all'identificazione esatta delle persone, sia alla verifica della fondatezza delle informazioni.
La fase dell'identificazione, a giudizio dei dirigenti dell'UCIGOS, non comportò notevole sforzo investigativo; la seconda fase, diretta all'esatta individuazione dei soggetti in questione e alla precisa localizzazione delle rispettive abitazioni, si rivelò complessa, specie per Rino Proietti. Anche l'individuazione degli altri soggetti comportò servizi di osservazione, appostamento e pedinamento "ad intervalli" per far sì che le persone seguite non si accorgessero di essere controllate.
L'elemento che, alla luce dei risultati conseguiti, si rivelò più importante, e cioè la localizzazione della tipografia di. via Pio Foà, venne acquisito solamente il I maggio 1978, a seguito di un servizio di pedinamento nei confronti di Teodoro Spadaccini, che quel giorno si incontrò con un giovane che si trovava a bordo di un'autovettura risultata poi di proprietà di Triaca.
Ritenuta completata la fase investigativa preliminare, con un primo rapporto del I maggio, vennero richieste ed ottenute le autorizzazioni ad effettuare controlli telefonici, mentre un secondo rapporto, del 7 maggio, conteneva specifiche richieste di perquisizione. I relativi decreti vennero emessi il 9 maggio, data di rinvenimento del corpo dell'onorevole Moro.
L'evento ritardò l'esecuzione dei provvedimenti di perquisizione.
L'operazione, che portò all'arresto di numerosi appartenenti alla colonna romana delle BR, (Triaca, Spadaccini, Lugnini, Marini, Mariani) ed alla scoperta della tipografia dell'organizzazione, venne effettuata dalla polizia soltanto il 17 maggio 1978.
Triaca ammise quasi subito la sua appartenenza alle BR; riferì che le spese occorrenti per la tipografia erano state pagate da un esponente delle BR, da lui indicato come Maurizio (Giulio?), poi identificato in Mario Moretti, che lo aveva contattato fin dal 1976, e fornì elementi a carico di Spadaccini, Marini e Mariani. Quanto a Lugnini, certamente legato a Triaca e a Spadaccini, secondo quanto emerso dai servizi di osservazione, la sua qualità di impiegato addetto all'Ufficio cartevalori del Poligrafico dello Stato, indusse a collegare la sua posizione con i documenti in bianco rinvenuti nel covo di via Gradoli.
La scoperta della tipografia di via Foà consentì di riscontrare numerosi legami fra questa e il covo di via Gradoli.
Si è già ricordato che in via Gradoli erano state rinvenute, tra le altre, alcune armi acquistate con licenze rubate sulla macchina di Lunerti. Una di queste licenze venne rinvenuta nella tipografia di via Pio Foà.
Altro elemento di collegamento è stato il riconoscimento di tre dei cinque brigatisti del gruppo della tipografia - e precisamente di Spadaccini, Lugnini e Marini - da parte di due persone che li avevano notati in via Gradoli la sera precedente la scoperta del covo.
Un ulteriore nesso tra le due basi è costituito dal fatto che in entrambe sono state rinvenute tracce di Barbara Balzerani, moglie separata di Marini ed intima amica della convivente di questi, la Mariani, nonché a sua volta convivente con Moretti nell'appartamento di via Gradoli. Tanto in questo covo quanto nella tipografia sono stati trovati, infatti, manoscritti vergati dalla Balzerani; in via Foà, inoltre, è stata rinvenuta una cartolina illustrata a lei indirizzata presso il suo domicilio.
In ordine a questa operazione la Commissione, pur non sottovalutando la difficoltà e la delicatezza che tali attività hanno comportato per gli investigatori, ritiene incomprensibile come, a fronte di notizie precise e circostanziate come quelle indicate dall'anonimo informatore, sia occorso tanto tempo - dal 28 marzo al 7 maggio - per verificarne la fondatezza.
Tra la prima segnalazione, pervenuta il 28 marzo all'UCIGOS, e la trasmissione alla DIGOS di Roma, 29 aprile, c'è stato un intervallo di un mese. Il rapporto all'autorità giudiziaria con la richiesta di perquisizione è stato inviato addirittura il 7 maggio.
Circostanziata e precisa era l'informazione in ordine soprattutto a Teodoro Spadaccini, allora membro della brigata universitaria. Il suo pedinamento portò il 2 maggio alla localizzazione della tipografia Triaca di via Pio Foà, ma l'informazione su Spadaccini era pervenuta il 28 marzo. Si scelse di seguire invece prima Proietti. La Commissione sottolinea che la brigata universitaria, di cui Spadaccini faceva parte, gestì la custodia della Renault rossa, utilizzata per l'uccisione dell'onorevole Moro e il trasporto in via Caetani del suo cadavere, in collegamento e sotto la direzione di Bruno Seghetti, la cui abitazione era stata perquisita nel corso della "retata" disposta dalla Questura di Roma il 3 aprile 1978; e lo stesso Spadaccini fu visto sostare davanti al covo di via Gradoli.
Il dottor Fariello, dirigente dell'UCIGOS, ha affermato che il mese di tempo è stato necessario per la verifica della fondatezza della notizia e l'identificazione delle persone segnalate. Particolare difficoltà ha comportato la indagine relativa a Proietti, il quale non dimorava né presso la sua residenza anagrafica né all'indirizzo dichiarato all'ufficio presso cui era impiegato; lo stesso era per di più assente in quel periodo dal lavoro, per cui fu possibile raggiungerlo e seguirlo solo dopo molti giorni. Anche l'individuazione, l'appostamento e il pedinamento ad intervalli degli altri individui segnalati, per fare in modo che le persone seguite non si accorgessero di essere controllate, hanno richiesto del tempo.
D'altro canto, l'elemento più importante, cioè la localizzazione della tipografia di via Pio Foà, fu acquisito soltanto il I maggio. Quello stesso giorno la DIGOS chiese di poter effettuare controlli telefonici, subito autorizzati, per cui soltanto il 7 maggio fu in grado, col secondo rapporto giudiziario, di richiedere la perquisizione, che fu autorizzata dal magistrato il 9 maggio.
Richiesto anche del perché si sia atteso dal 9 al 17 maggio prima di effettuare l'operazione, il dottor Fariello ha dichiarato che sarebbe stato opportuno attendere ancora più a lungo per cercare di sorprendere anche Moretti, ma che la pressione dell'opinione pubblica era tale, dopo il ritrovamento del corpo dell'onorevole Moro in via Caetani, che si dovette intervenire, rinunciando a probabili maggiori risultati. La stessa tesi ha esposto anche il dottor De Francesco.
La Commissione al riguardo non può non rilevare che se si è avuta l'accortezza e la pazienza di attendere di passare all'azione in quei giorni drammatici, appare poco plausibile la fretta dimostrata quando ormai il crimine era stato consumato. Ammesso e non concesso poi che sarebbe stata veramente opportuna anche una più lunga attesa per sorprendere Moretti, resta grave il fatto che non si sia esercitata una conveniente sorveglianza attorno alla tipografia dopo l'operazione: infatti Moretti arrivò qualche tempo dopo e, trovata la saracinesca abbassata, si sentì dire da un commerciante vicino che il suo socio era stato prelevato dalla polizia: poté così allontanarsi indisturbato.
Nella tipografia vennero rinvenute una compositrice IBM a testina rotante, bozze di stampa di quattro opuscoli diffusi dall'aprile al dicembre 1977 in concomitanza con gravi attentati, la risoluzione della direzione strategica del novembre 1977, nonché la minuta dattiloscritta e i clichés fotografici di questa, esemplari di volantini rivendicanti attentati e denaro in contanti, parte del quale proveniente dal sequestro Costa: tutto materiale di enorme importanza. Furono pure rinvenute due macchine tipografiche; una stampatrice AB-DIK260T, già appartenente dal Raggruppamento Unità Speciali dell'Esercito, e una fotocopiatrice AB-DIK 675, già di proprietà del Ministero dei trasporti.
A proposito della stampatrice, il dottor Spinella ha dichiarato che il collega incaricato della perquisizione alla tipografia gli ha riferito che la macchina era stata ceduta dal Raggruppamento Unità Speciali (RUS) ad un intermediario, ma che, conoscendo la delicatezza della notizia - RUS significa "servizi segreti" - ha informato il consigliere istruttore Gallucci e l'indagine è stata condotta personalmente dallo stesso.
Il generale Santovito ha dichiarato che il RUS è il "sostegno del personale di leva in servizio: gli autisti, i marconisti, si chiamano unità speciali. Ha aggiunto che questa macchina è stata messa fuori uso e venduta come rottame assieme ad altro materiale fuori uso: sono stati individuati chi l'ha comprata, chi l'ha rimessa in ordine e chi l'ha venduta.
La Commissione ha acquisito i documenti relativi all'assunzione in carico, alla dichiarazione di fuori uso e al versamento della stampatrice, mentre nel processo in Corte d'Assise è stato anche chiarito come sia avvenuto in particolare il primo passaggio.
Anche per quanto riguarda la fotocopiatrice, acquistata nel dicembre 1969 da parte del Ministero dei trasporti, la Commissione, con una propria indagine istruttoria, ha ricostruito come essa sia finita nella tipografia di via Foà.
E' risultato infatti che nel dicembre 1973 detta macchina era stata versata, come materiale fuori uso, al magazzino approvvigionamenti delle Ferrovie dello Stato e venduta il 19 giugno 1974 ad un ex dipendente delle medesime Ferrovie, che la installò nella sua abitazione. Successivamente, avendo deciso di rivenderla, pubblicò un annuncio sul quotidiano "Il Messaggero" di Roma, chiedendo altresì ad un tecnico, già utilizzato per la messa a punto della macchina, di interessarsi alla vendita. A nome di questo tecnico si presentarono due persone, tra cui un certo Claudio Avvisati, che acquistarono la macchina. Dopo qualche tempo, presso la ditta ove il tecnico lavorava, si presentò Enrico Triaca, risultato poi la persona per conto della quale Claudio Avvisati aveva acquistato la macchina, e pregò il tecnico di recarsi presso il locale ove era stato installato l'apparecchio per una messa a punto. Il locale, secondo il tecnico si trovava nella zona di Valmelaina (si trattava, probabilmente, del covo delle BR di via Renato Fucini 2/4).Successivamente la macchina sarebbe stata trasportata nella tipografia di via Pio Foà. Il tecnico in questione era stato tra l'altro sentito dal giudice Amato in merito alla vendita dell'altra macchina, la stampatrice, da parte di un altro collega dipendente dalla medesima ditta ad un amico del citato Claudio Avvisati.
L'UCIGOS iniziò, con proprio personale, una accurata attività investigativa volta sia all'identificazione esatta delle persone, sia alla verifica della fondatezza delle informazioni.
La fase dell'identificazione, a giudizio dei dirigenti dell'UCIGOS, non comportò notevole sforzo investigativo; la seconda fase, diretta all'esatta individuazione dei soggetti in questione e alla precisa localizzazione delle rispettive abitazioni, si rivelò complessa, specie per Rino Proietti. Anche l'individuazione degli altri soggetti comportò servizi di osservazione, appostamento e pedinamento "ad intervalli" per far sì che le persone seguite non si accorgessero di essere controllate.
L'elemento che, alla luce dei risultati conseguiti, si rivelò più importante, e cioè la localizzazione della tipografia di. via Pio Foà, venne acquisito solamente il I maggio 1978, a seguito di un servizio di pedinamento nei confronti di Teodoro Spadaccini, che quel giorno si incontrò con un giovane che si trovava a bordo di un'autovettura risultata poi di proprietà di Triaca.
Ritenuta completata la fase investigativa preliminare, con un primo rapporto del I maggio, vennero richieste ed ottenute le autorizzazioni ad effettuare controlli telefonici, mentre un secondo rapporto, del 7 maggio, conteneva specifiche richieste di perquisizione. I relativi decreti vennero emessi il 9 maggio, data di rinvenimento del corpo dell'onorevole Moro.
L'evento ritardò l'esecuzione dei provvedimenti di perquisizione.
L'operazione, che portò all'arresto di numerosi appartenenti alla colonna romana delle BR, (Triaca, Spadaccini, Lugnini, Marini, Mariani) ed alla scoperta della tipografia dell'organizzazione, venne effettuata dalla polizia soltanto il 17 maggio 1978.
Triaca ammise quasi subito la sua appartenenza alle BR; riferì che le spese occorrenti per la tipografia erano state pagate da un esponente delle BR, da lui indicato come Maurizio (Giulio?), poi identificato in Mario Moretti, che lo aveva contattato fin dal 1976, e fornì elementi a carico di Spadaccini, Marini e Mariani. Quanto a Lugnini, certamente legato a Triaca e a Spadaccini, secondo quanto emerso dai servizi di osservazione, la sua qualità di impiegato addetto all'Ufficio cartevalori del Poligrafico dello Stato, indusse a collegare la sua posizione con i documenti in bianco rinvenuti nel covo di via Gradoli.
La scoperta della tipografia di via Foà consentì di riscontrare numerosi legami fra questa e il covo di via Gradoli.
Si è già ricordato che in via Gradoli erano state rinvenute, tra le altre, alcune armi acquistate con licenze rubate sulla macchina di Lunerti. Una di queste licenze venne rinvenuta nella tipografia di via Pio Foà.
Altro elemento di collegamento è stato il riconoscimento di tre dei cinque brigatisti del gruppo della tipografia - e precisamente di Spadaccini, Lugnini e Marini - da parte di due persone che li avevano notati in via Gradoli la sera precedente la scoperta del covo.
Un ulteriore nesso tra le due basi è costituito dal fatto che in entrambe sono state rinvenute tracce di Barbara Balzerani, moglie separata di Marini ed intima amica della convivente di questi, la Mariani, nonché a sua volta convivente con Moretti nell'appartamento di via Gradoli. Tanto in questo covo quanto nella tipografia sono stati trovati, infatti, manoscritti vergati dalla Balzerani; in via Foà, inoltre, è stata rinvenuta una cartolina illustrata a lei indirizzata presso il suo domicilio.
In ordine a questa operazione la Commissione, pur non sottovalutando la difficoltà e la delicatezza che tali attività hanno comportato per gli investigatori, ritiene incomprensibile come, a fronte di notizie precise e circostanziate come quelle indicate dall'anonimo informatore, sia occorso tanto tempo - dal 28 marzo al 7 maggio - per verificarne la fondatezza.
Tra la prima segnalazione, pervenuta il 28 marzo all'UCIGOS, e la trasmissione alla DIGOS di Roma, 29 aprile, c'è stato un intervallo di un mese. Il rapporto all'autorità giudiziaria con la richiesta di perquisizione è stato inviato addirittura il 7 maggio.
Circostanziata e precisa era l'informazione in ordine soprattutto a Teodoro Spadaccini, allora membro della brigata universitaria. Il suo pedinamento portò il 2 maggio alla localizzazione della tipografia Triaca di via Pio Foà, ma l'informazione su Spadaccini era pervenuta il 28 marzo. Si scelse di seguire invece prima Proietti. La Commissione sottolinea che la brigata universitaria, di cui Spadaccini faceva parte, gestì la custodia della Renault rossa, utilizzata per l'uccisione dell'onorevole Moro e il trasporto in via Caetani del suo cadavere, in collegamento e sotto la direzione di Bruno Seghetti, la cui abitazione era stata perquisita nel corso della "retata" disposta dalla Questura di Roma il 3 aprile 1978; e lo stesso Spadaccini fu visto sostare davanti al covo di via Gradoli.
Il dottor Fariello, dirigente dell'UCIGOS, ha affermato che il mese di tempo è stato necessario per la verifica della fondatezza della notizia e l'identificazione delle persone segnalate. Particolare difficoltà ha comportato la indagine relativa a Proietti, il quale non dimorava né presso la sua residenza anagrafica né all'indirizzo dichiarato all'ufficio presso cui era impiegato; lo stesso era per di più assente in quel periodo dal lavoro, per cui fu possibile raggiungerlo e seguirlo solo dopo molti giorni. Anche l'individuazione, l'appostamento e il pedinamento ad intervalli degli altri individui segnalati, per fare in modo che le persone seguite non si accorgessero di essere controllate, hanno richiesto del tempo.
D'altro canto, l'elemento più importante, cioè la localizzazione della tipografia di via Pio Foà, fu acquisito soltanto il I maggio. Quello stesso giorno la DIGOS chiese di poter effettuare controlli telefonici, subito autorizzati, per cui soltanto il 7 maggio fu in grado, col secondo rapporto giudiziario, di richiedere la perquisizione, che fu autorizzata dal magistrato il 9 maggio.
Richiesto anche del perché si sia atteso dal 9 al 17 maggio prima di effettuare l'operazione, il dottor Fariello ha dichiarato che sarebbe stato opportuno attendere ancora più a lungo per cercare di sorprendere anche Moretti, ma che la pressione dell'opinione pubblica era tale, dopo il ritrovamento del corpo dell'onorevole Moro in via Caetani, che si dovette intervenire, rinunciando a probabili maggiori risultati. La stessa tesi ha esposto anche il dottor De Francesco.
La Commissione al riguardo non può non rilevare che se si è avuta l'accortezza e la pazienza di attendere di passare all'azione in quei giorni drammatici, appare poco plausibile la fretta dimostrata quando ormai il crimine era stato consumato. Ammesso e non concesso poi che sarebbe stata veramente opportuna anche una più lunga attesa per sorprendere Moretti, resta grave il fatto che non si sia esercitata una conveniente sorveglianza attorno alla tipografia dopo l'operazione: infatti Moretti arrivò qualche tempo dopo e, trovata la saracinesca abbassata, si sentì dire da un commerciante vicino che il suo socio era stato prelevato dalla polizia: poté così allontanarsi indisturbato.
Nella tipografia vennero rinvenute una compositrice IBM a testina rotante, bozze di stampa di quattro opuscoli diffusi dall'aprile al dicembre 1977 in concomitanza con gravi attentati, la risoluzione della direzione strategica del novembre 1977, nonché la minuta dattiloscritta e i clichés fotografici di questa, esemplari di volantini rivendicanti attentati e denaro in contanti, parte del quale proveniente dal sequestro Costa: tutto materiale di enorme importanza. Furono pure rinvenute due macchine tipografiche; una stampatrice AB-DIK260T, già appartenente dal Raggruppamento Unità Speciali dell'Esercito, e una fotocopiatrice AB-DIK 675, già di proprietà del Ministero dei trasporti.
A proposito della stampatrice, il dottor Spinella ha dichiarato che il collega incaricato della perquisizione alla tipografia gli ha riferito che la macchina era stata ceduta dal Raggruppamento Unità Speciali (RUS) ad un intermediario, ma che, conoscendo la delicatezza della notizia - RUS significa "servizi segreti" - ha informato il consigliere istruttore Gallucci e l'indagine è stata condotta personalmente dallo stesso.
Il generale Santovito ha dichiarato che il RUS è il "sostegno del personale di leva in servizio: gli autisti, i marconisti, si chiamano unità speciali. Ha aggiunto che questa macchina è stata messa fuori uso e venduta come rottame assieme ad altro materiale fuori uso: sono stati individuati chi l'ha comprata, chi l'ha rimessa in ordine e chi l'ha venduta.
La Commissione ha acquisito i documenti relativi all'assunzione in carico, alla dichiarazione di fuori uso e al versamento della stampatrice, mentre nel processo in Corte d'Assise è stato anche chiarito come sia avvenuto in particolare il primo passaggio.
Anche per quanto riguarda la fotocopiatrice, acquistata nel dicembre 1969 da parte del Ministero dei trasporti, la Commissione, con una propria indagine istruttoria, ha ricostruito come essa sia finita nella tipografia di via Foà.
E' risultato infatti che nel dicembre 1973 detta macchina era stata versata, come materiale fuori uso, al magazzino approvvigionamenti delle Ferrovie dello Stato e venduta il 19 giugno 1974 ad un ex dipendente delle medesime Ferrovie, che la installò nella sua abitazione. Successivamente, avendo deciso di rivenderla, pubblicò un annuncio sul quotidiano "Il Messaggero" di Roma, chiedendo altresì ad un tecnico, già utilizzato per la messa a punto della macchina, di interessarsi alla vendita. A nome di questo tecnico si presentarono due persone, tra cui un certo Claudio Avvisati, che acquistarono la macchina. Dopo qualche tempo, presso la ditta ove il tecnico lavorava, si presentò Enrico Triaca, risultato poi la persona per conto della quale Claudio Avvisati aveva acquistato la macchina, e pregò il tecnico di recarsi presso il locale ove era stato installato l'apparecchio per una messa a punto. Il locale, secondo il tecnico si trovava nella zona di Valmelaina (si trattava, probabilmente, del covo delle BR di via Renato Fucini 2/4).Successivamente la macchina sarebbe stata trasportata nella tipografia di via Pio Foà. Il tecnico in questione era stato tra l'altro sentito dal giudice Amato in merito alla vendita dell'altra macchina, la stampatrice, da parte di un altro collega dipendente dalla medesima ditta ad un amico del citato Claudio Avvisati.