Cinque anarchici del Sud. Una storia negata

Edito da Città del Sole Edizioni, 2001
126 pagine, € 6,20
ISBN 8873510000

di Fabio Cuzzola

Quarta di copertina

Cinque anarchici di Reggio Calabria, ventenni o poco più, muoiono in un incidente d'auto la notte del 26 settembre 1970 sull'autostrada del Sole nei pressi d'Anagni. L'autore ripercorre la storia delle loro giovani vite. La nascita di una coscienza politica alla fine degli anni sessanta, le persecuzioni poliziesche, la loro difficile situazione durante i moti per il capoluogo. Perché si recavano a Roma durante quella notte? Alcuni mesi prima a Gioia Tauro si era verificato un grave incidente ferroviario con sei morti e numerosi feriti, attribuito a mera fatalità. Gli anarchici, invece, avevano condotto una scrupolosa controinchiesta e volevano assicurarsi che non ci fossero pericoli di sottrazione delle prove. Però qualcuno li aveva seguiti.
Recensione

Perché nessuno ci aveva mai raccontato la storia di Angelo Casile, Gianni Aricò, Franco Scordo, Luigi Lo Celso ed Annalise Borth? Perché? Ce lo spiegano queste pagine scritte da Fabio Cuzzola, sensibile e attento professore di storia che si è lasciato interrogare e toccare da questa "storia negata". La storia di cinque giovani anarchici calabresi che negli anni di piombo sono nati, vissuti e morti. Pur nella loro breve esistenza, fatta di impegno civile, politico e di passione per l'arte e per la vita, ognuno di loro ha toccato con mano l'ebrezza della verità. Già, perchè è la verità ad averli uccisi. Una tremenda verità. Quella in grado di riaprire allora, figuriamoci oggi, una pagina di storia poco conosciuta e velocemente accantonata, accaduta a Reggio negli anni del boia chi molla. Loro si che non hanno mollato, fino alla fine: consapevoli delle minacce e del pericolo, avevano smascherato i depistaggi, allora freschi e maldestri, che erano riusciti a far passare il deragliamento del treno "La freccia del sud", costato la vita a sei persone, come una tragica fatalità. Non di fatalità si trattava ma di tritolo. Loro lo avevano scoperto. Leggere come li hanno fermati fa venire rabbia e accentua quella che ormai non è più sete ma arsura di verità su quegli anni bui e maledetti.

Roberto Bortone

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